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Scritto da nel Numero 116 - 1 Febbraio 2015, Politica | 2 commenti

Sergio Mattarella e il rispetto delle istituzioni

Sergio Mattarella e il rispetto delle istituzioni

Nella Roma repubblicana la carica del console era considerata così importante, prestigiosa e meritevole di rispetto che il nome di colui che rivestiva tale magistratura individuava l’anno corrente nel calendario. Ad esempio, il 244 avanti Cristo fu l’anno di Aulo Manlio Torquato Attico; e vattelappesca, con tutti i consoli che ci furono nei cinque secoli di Senatus Populusque Romanus, di capire a che anno ci si riferisse. Che so: «Sempronio, ricordi mica quando s’è sposato Quinto, il figliolo di Publilio?» «Mah, non so, dev’essere stato il Marco Emilio Paolo, o forse era già il secondo Gneo Cornelio Scipione Asina». «Ah, ma dai: figurati che mi pareva fosse già il Publio Claudio Pulcro… certo che passano gli anni, eh?» «Già, il tempo vola». Per questo l’antica Roma disponeva di registri compilati con grande attenzione, i fasti consulares.

Ai nostri tempi non è così; contiamo gli anni con numeri progressivi che convenzionalmente, almeno in Europa e nelle Americhe, facciamo partire dalla data – presa per buona – della nascita di Gesù. Se invece adottassimo il sistema dell’Urbe l’eponimo del mio anno di nascita sarebbe Sandro Pertini: sono nato nel 1979, quando il Quirinale era l’ufficio del presidente più amato dagli italiani. Oggi gli inquilini dei palazzi “del potere” non godono dello stesso rispetto di allora; un po’ perché le personalità della pur bistrattata Prima Repubblica hanno fatto spazio alle macchiette della Seconda, un po’ per colpa di un atteggiamento spesso grossolano che porta a generalizzare. Ma generalizzare non serve mai a nulla, e tanto meno ostinarsi a prendere di mira un palazzo indipendentemente da chi c’è dentro.

Sergio Mattarella è stato proclamato presidente della Repubblica italiana. Ovunque si fa un gran parlare della persona, come se la si conoscesse intimamente, come se il trafiletto del giornale ci avesse consegnato una chiave di serena conoscenza dei fatti della sua vita personale; e ovunque si fa un gran parlare del politico, come se il servizio del tiggì ci avesse dato un bonus di sicura comprensione delle sue vicende politiche nonché delle sue intenzioni per il settennato. Questo accade quando ancora non è stato pronunciato il messaggio presidenziale alle camere riunite, e vien da pensare che si dovrebbe più riguardo all’incarico che quest’uomo andrà a svolgere. In questo momento sembra dunque avventato dare un’opinione su Sergio Mattarella. Non ho motivo di credere che intenderà trascurare i principi che fondano la Costituzione (di cui lui è esperto interprete e difensore) e reggono lo stato. Non condivido la sua provenienza politica ma tengo a ricordare che, secondo una opportuna consuetudine, il presidente della Repubblica non ha bandiera che non sia il tricolore. In questo caso lo ha ben dimostrato con i suoi primi due atti pubblici: una dichiarazione brevissima e molto seria (il pensiero che va “alle speranze e alle difficoltà dei concittadini”) e la visita alle Fosse Ardeatine. A mostrare come atti pieni di significato, se vengono da una personalità istituzionale di grande valore, non hanno bisogno di una collocazione politica.

Apprezzeremo presto l’orientamento che Sergio Mattarella vorrà dare al suo ufficio; e finché non vedremo forzature o sbavature, finché non saremo convinti che l’uomo non sia all’altezza dell’incarico, finché non sentiremo l’anima della nazione scalfita da un atto impuro del suo primo tutore è necessario che ciascuno di noi porti rispetto al neoeletto presidente, che rappresenta ogni persona e ogni palazzo, la bandiera e le leggi, le aspirazioni e la socialità che viviamo ogni giorno. Non è il caso di tornare a duemila anni fa e chiamare il 2015 Sergio Mattarella, ma è bene riflettere sul fatto che i Romani non cambiavano nome all’anno se il console non era di loro gradimento; gli portavano rispetto perché era il console. Il rispetto al nuovo presidente è dovuto non solo per legge ma anche per atto d’intelligenza e d’umiltà, di speranza e di condivisione: se non si rispettano le istituzioni non si rispetta il prossimo, che sia un parente, un amico, un vicino o un passante.

Per quanto scritto pocanzi spero che quell’uomo probo e riservato, intelligente e schivo, così diverso da me nel carattere e nel pensiero e così lontano da me nella formazione e nei modi, abbia la forza e la capacità di reggere lo stato e di custodire la sua Costituzione. E gli auguro buon lavoro togliendomi il cappello.

2 Commenti

  1. Per due giorni ha usato la stessa panda e lo stesso vestito. A volte basta poco per far capire di che pasta si è fatti

  2. Dopo la presentazionealle Camere, a mio avviso la strada che intenderà percorrere il Presidente la potremo già valutare 11 febbraio, anniversario del Concordato, firmato in periodo fascista. così si potrà verificare dopo i convegni sulle religioni che dovrebbe essere a giorni in senato.
    Altra mossa che aspettiamo sarà sul taglio delle spese e presidenziali e della corte costituzionale: ho sentito solo pochi giorni fa che i componenti hanno un introito di 500.000 euro annui p.c. voi che ne sapete??
    grazie mt

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