La pazienza del cittadino consapevole
Tempi duri per il cittadino consapevole, di buon senso, ecologista e progressista. Oltre a costanza e perseveranza, occorre una pazienza di ferro per sopportare, tollerare quanto accade nella società in cui vive e nella cerchia sociale con cui condivide parte della sua vita. Per la verità è un po’ turbato, inquietato da questo vento di cambiamento che lo avevo un po’ illuso. Davvero determinati valori stanno cominciando a farsi largo nel mare d’individualismo sfrenato ed egoismo senza fine che caratterizza, in particolare, il nostro Paese?
No, «ci vuole una gran pazienza», come fino a qualche tempo fa c’era scritto sullo screen saver del computer di una nota copisteria in zona universitaria, a Bologna. «Pazienza», dalla straordinaria definizione Treccani: «Disposizione d’animo, abituale o attuale, congenita al proprio carattere o effetto di volontà e di autocontrollo, ad accettare e sopportare con tranquillità, moderazione, rassegnazione, senza reagire violentemente, il dolore, il male, i disagi, le molestie altrui, le contrarietà della vita in genere». Veramente una virtù preziosa, fondamentale, da coltivare con minuziosa accuratezza.
Perché, a questo cittadino, occorre una gran pazienza per sopportare Angelino Alfano ministro degli interni e vice-premier del governo del piddino Letta. E per ascoltare, nella dichiarazione di voto di Speranza, capogruppo Partito democratico alla Camera, citazioni di Don Milani e Aldo Moro, come un democristiano qualsiasi. Sentirlo parlare di sviluppo sostenibile e appoggiare la tav in Val di Susa. Per assistere al suicidio della sinistra. Per non incazzarsi di fronte alla molesta rassegnazione di chi dice continuamente, senza sosta, «i politici sono tutti uguali» e «vanno tutti al potere solo per mangiare». Peraltro, senza avere l’abitudine di leggere, informarsi.
Ma la pazienza, ancor di più, è necessario coltivarla nella quotidianità. Per non disperarsi di fronte alla marea di rifiuti che invade le strade del meridione, i cassonetti stracolmi sottocasa, cartacce e plastiche ovunque. Per non scoraggiarsi di fronte al mare già sporco, alle montagne violentate da decine di parchi eolici (alcuni sotto sequestro), ai fiumi inquinati. Per mantenere l’autocontrollo al cospetto di comportamenti incivili immediatamente davanti agli occhi o agli autotreni che trasportano solamente legname e spazzatura. Per soprassedere agli spari dei cacciatori. Per guardare sgomenti, in televisione, l’inferno dell’Ilva di Taranto. Per superare l’indifferenza dei più che non nutrono nessuna gratitudine e rispetto per Madre Terra.
E’ indispensabile avere pazienza nel constatare che la maggior parte dei posti di lavoro pubblici sono occupati da persone meno competenti di te. Il cittadino in questione, protagonista di questo formidabile esame zen chiamato vita, è informato e cosciente, ha delle idee, a volte bizzarre a volte illuminanti. Beh, talvolta rischia di cadere nell’utopia. Ma, senza la conclamata virtù, potrebbe svilirsi di fronte allo spessore degli amministratori che governano il suo territorio. Del resto, è rimasto di sasso notando la sfrenata competizione fra individui in tanti settori. Un tempo, il nostro eroe, era un europeista convinto. Ora, con grande pazienza, ascolta associare la parola «Europa» solo alla parola «mercati».
Per non parlare della generale mancanza di senso civico e della sofferenza di un miliardo di persone, evitando di sbandare nel banale, sperando di non averlo già fatto. Si guarda attorno, resta basito principalmente per l’egoismo inculcato dalla società del consumo: egoismo verso gli altri uomini e verso gli altri animali e alberi e tutti gli esseri viventi. Riflettendo: non si doveva essere tutti San Francesco, ma se ciascuno avesse apportato un pizzico di valori sani e di onestà alla società, si vivrebbe in un altro mondo.
Il cittadino consapevole si sveglia bruscamente da questi suoi pensieri. Si, effettivamente ci vuole una gran pazienza anche e soprattutto per sopportare se stessi. E, saggiamente, torna a guardare dentro di sé comprendendo come sia lui il primo responsabile di tutto ciò che lo circonda.
A chi scrive, vengono ora in mente i versi di Fabrizio De Andrè: «Certo bisogna farne di strada / da una ginnastica d’obbedienza / fino ad un gesto molto più umano / che ti dia il senso della violenza / però bisogna farne altrettanta / per diventare così coglioni / da non riuscire più a capire / che non ci sono poteri buoni / da non riuscire più a capire / che non ci sono poteri buoni… » (“Nella mia ora di libertà”, da “Storia di un impiegato”).
Tanti i cittadini consapevoli in questa bella italia, e ancora di più in tutto il mondo … diventando sempre più puri e rispettosi verso nostra madre terra, un giorno magari diventeremo i più, e potremo accettare la cecità dei pochi.
Ma per ora, chi ha aperto gli occhi, ci aiuti a spalare la spattatura che ricopre gli altri come noi.
Tanti i cittadini consapevoli in questa bella italia … e ancora di più sul nostro pianeta. L’obbiettivo e diventare sempre più puri e rispettosi di nostra madre terra, e un giorno, quando saremo i più, riusciremo a sopportare la cecità dei pochi.
Ma per ora, chi ha aperto gli occhi, ci aiuti a tirare fuori dalla spazzatura quelli come noi.