Un’occasione persa dagli elettori
Bersani teme le elezioni anticipate. Gli elettori potrebbero votare.
(Spinoza.it qualche tempo fa…)
Per i militanti di sinistra sembrava una storia già scritta, già vissuta. Lo era. Come nel 2006, gli exit pool confermavano quanto sostenuto dai sondaggi mesi prima del voto ovvero che il centrosinistra sopravanzava nettamente il Popolo delle libertà. Invece, le proiezioni e via via lo spoglio, dipingevano un quadro delle scelte degli italiani inaspettato. I risultati elettorali quasi premiavano nuovamente Berlusconi e lasciavano un vantaggio irrisorio all’Ulivo allora, al Partito democratico oggi, insufficiente per costituire una solida maggioranza nei due rami del parlamento.
Esulta il centrodestra. Grazie al carisma del Cavaliere e ad un’efficace rete locale di partito, ha raggiunto il suo obiettivo principale: non far vincere il centrosinistra. Per conseguire questo fine non occorreva illustrare un piano di politica industriale o energetica o di riforme istituzionali: bastava promettere di restituire l’Imu e abolire l’Irap. Probabilmente un fattore sottovalutato da molti analisti e dai concorrenti del Pdl è la capacità di questo partito di attivarsi a livello locale, tramite amministratori e consiglieri comunali, provinciali e regionali, in grado di effettuare una campagna elettorale porta a porta ben ponderata. Sebbene il Pdl resti una struttura partitica privata, che si prostra ai voleri del suo capo, non bisogna dimenticare il lavoro enorme che svolgono i suoi tesserati a contatto coi cittadini.
Il centrosinistra si lecca le ferite. Ora che il fenomeno Cinque Stelle è riuscito ad incanalare rabbia sociale e feroce richiesta di cambiamento, Bersani è diventato (continua ad essere?) bersaglio preferito di tutte le forze politiche. E il Pd sembra improvvisamente responsabile dei mali dell’Italia, come se il centrosinistra avesse governato otto degli ultimi undici anni. Ripescato il pericolo comunista dai berluscones e definiti complici della cattiva politica del centrodestra dai grillini, ora i democrats devono fare i conti anche con i nostalgici renziani, che magari non hanno votato Pd ma che sostengono lo avrebbero fatto nel caso candidato a premier fosse stato proprio il sindaco di Firenze.
Tre sono le imputazioni che possono essere mosse al Pd. In primo luogo, una campagna elettorale troppo timida, senza coraggio, che poco è scesa nei dettagli di un programma realizzabile per far rivivere questo Paese. In secondo luogo, un grave errore da parte di Bersani è stato paventare settimane addietro un’alleanza con Monti. Era fin troppo evidente la cattiva opinione che gli italiani hanno del professore e che la sua “Scelta Civica” centrista avrebbe conseguito un clamoroso flop elettorale. Infine, il Pd paga una classe dirigente locale, al meridione, che lascia veramente a desiderare e che non ne vuole sapere di farsi da parte. I risultati elettorali in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania sono ancora una volta segnali inequivocabili. Si è persa negli anni scorsi un’occasione forse irripetibile di rinnovamento delle classi dirigenti locali, un’operazione che avrebbe permesso al partito di tornare a radicarsi sul territorio. In questo senso si poteva leggere il rifiuto di Bersani, un anno fa, di elezioni anticipate: il partito non era ancora pronto (comunque un fatto grave perchè non è mancato il tempo dopo l’ennesima sconfitta del 2008) e si intendeva portare a termine (o iniziare) importanti processi interni di rigenerazione e consolidamento dei quadri a tutti i livelli. Specie nel Mezzogiorno, un progetto lasciato incompiuto.
Quasi sparito il centro, ridimensionata la Lega nord (che però governa il cuore produttivo del Paese), si è smarrita pure la sinistra radicale, che ha terribilmente necessità di buon senso e pazienza per ricostituirsi e magari tornare a dialogare con Vendola per creare una formazione unica senza contaminazioni estranee (Ingroia, Di Pietro, De Magistris) che di sinistra non sono.
Resta il boom del Movimento Cinque Stelle, sul quale ora si stanno scrivendo e scriveranno una marea di commenti ed analisi. Rappresenta un cambiamento molto interessante nel panorama politico e sociale italiano ed è frutto di decenni di irresponsabilità, egoismo ed arroganza di gran parte della classe dirigente italiana a tutti i livelli. Ed anche, di una certa inciviltà diffusa nella nostra società, non adeguatamente combattuta, giustappunto, da chi governa e amministra. Ora, qui è sufficiente affermare che la positività o la pericolosità dei grillini sarà banalmente dettata dalle scelte di questi primi mesi in parlamento. Potrebbero fungere da pungolo per innescare l’elaborazione e l’approvazione di riforme indispensabili al Paese. Anche di leggi nel segno dell’equità, dell’ecologia e della sostenibilità: della civiltà insomma. Ma potrebbero diventare pericolosi se punteranno unicamente ad esasperare il clima politico per arrivare a nuove elezioni e incamerare una nuova infornata di parlamentari che darà al Movimento Cinque Stelle maggioranza e possibilità di stravolgere il sistema della democrazia rappresentativa dall’interno.
Ciò detto, al netto delle interessanti novità, delle bocciature, delle rimonte e soprattutto di tutti gli errori che si imputano a Pd e Sel, qualcuno potrebbe azzardare che questa tornata elettorale non è stata un’occasione persa dal centrosinistra. Ma dagli elettori stessi. Con pochi punti percentuali in più a sinistra si sarebbe potuto tranquillamente costituire probabilmente il migliore governo possibile per il Paese in questo momento. Senza sminuire ma tenendo ben in considerazione la ventata di cambiamento portata dal Movimento Cinque Stelle o la conferma di un bacino di voti consistente a sostegno di Berlusconi e del centrodestra.
Forse gli elettori hanno perso un’occasione, ma sono anni che perdono l’occasione di non votare Berlusconi. Il PD piuttosto, in questi anni, non ha saputo rendersi davvero presentabile, ma non un pó più a destra come ha provato a fare, bensì un pó più a sinistra. Sarebbe bastato un minimo di coraggio e quelli che si sono buttati su grillo sarebbero stati di meno. Fermo restando i forti dubbi sulla capacità decisionale degli italiani (votare ancora così in tanti Berlusconi non trova senso in nessuna ragione minimamente integra), non sono loro ad aver perso un’occasione, o meglio loro la perdono da troppo ormai, io addebito tutto il peso a quella classe politica di centro sinistra che non è riuscita a fare nessuna mossa decisa. Santo Iddio ma levarsi certi elementi che si ripropongono da decenni era tanto difficile? Dico per fare un esempio, d’accordo che il populismo non ci piace, ma qual è il confine tra populismo e buonsenso? Forse non è così labile, e perfino gli italiani avrebbero capito, perfino loro. Diciamo che non è stato fatto molto per far loro cogliere l’occasione
D’accordo, effettivamente mi concentro sulla classe dirigente di centrosinistra del meridione ma neppure quella nazionale ha brillato in questi anni. Pur restando infinitamente più presentabile delle altre alternative proposte dal desolante quadro politico nostrano
Sì, non posso certo non ammettere che il centrosinistra propone persone più presentabili. Anzi premettiamo con decisione che i politici non sono tutti uguali, che chi vota o ha votato Berlusconi e poi dice una cosa del genere parla a vanvera, io mi ci incazzo spesso su questa cosa: forse non c’è chi convince fino in fondo (esiste anche solo ipoteticamente uno così?) ma tutti uguali no, tu che hai votato il biscione non puoi venirmi a dire così, perchè io rivendico e rivendicherò con eventuali nipoti di non averlo mai fatto.
Restiamo però in ambito di elettori da PD in giù: non sei un pò stufo di dire che quelli di centrosinistra sono più presentabili? Mi verrebbe da dire: grazie a sta cippa, guarda chi c’è dall’altra parte! Il senso ultimo del mio primo messaggio è proprio questo: ma perchè bisogna limitarsi ad essere più presentabili del non presentabile? Non si può cercare di essere migliori? Quanta gente dovrà continuare a turarsi il naso in cabina elettorale?
Forse tutti quei voti a Grillo si potevano limitare se solo si fossero fatte un paio di mosse niente affatto rivoluzionarie, di buon senso e buon impatto. Non so, ma campare su noi siamo meglio di loro se ci confrontiamo mi pare ormai poco, anzi è sempre stato troppo poco