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Scritto da nel Internazionale, Numero 66 - 1 Febbraio 2010 | 1 commento

Il diritto di esistere

Chissà perché, molto spesso, quando sento parlare di violazione dei diritti umani, penso alla responsabilità di chi le compie ma anche alla connivenza di qualche paese cosiddetto "sviluppato" che per fini più o meno reconditi o interessi nazionali finanzia e appoggia quei tiranni e li protegge. Certo è che, chi fisicamente compie un massacro, o delle torture, è quasi sempre un violento dittatore indigeno o un gruppo di persone ormai alienate che cerca in tutti i modi di difendere il potere conquistato. E non rendersi conto che quel comportamento a lungo andare gli si ritorce contro è singolare.
Dai tempi della colonizzazione europea e americana, le storie più drammatiche hanno sempre visto riaffiorare la responsabilità delle solite potenze occidentali, Usa, Inghilterra, Francia e via dicendo, come se la piccola Italia ne fosse, per motivi di peso politico, più o meno fuori.

L'Italia per la sua posizione geografica è stata sempre un paese crocevia di flussi di persone, che nei secoli, ha trasformato i suoi abitanti, in una delle popolazioni più ibride del mondo mediterraneo, da nord a sud. Dimostrato anche da studi genetici compiuti su campioni di vari gruppi di persone, su  cui sono stati riscontrati gli stessi codici (fino all'ottanta per cento) delle persone che oggi vengono chiamate extracomunitarie.
Le stesse che, ormai da decenni sbarcano sulle coste della Penisola, costrette a scappare dalla propria casa, affrontando un viaggio assurdo e pagato a cifre assurde. Le stesse che, per quanto ne dica la politica italiana, sono parte integrante della vita economica del paese,
del nostro movimento demografico e sociale.

Una delle tratte più battute è quella della Libia. La Libia di Gheddafi, che tanto è cara al Presidente del Consiglio. In una serie di visite, ufficiali ed ufficiose, Berlusconi stringe dei patti con Gheddafi. Le relazioni economiche sono sempre in primo piano e i due paesi firmano accordi per vari miliardi i dollari, tra risarcimenti di guerra, gas e petrolio. Oltretutto i governi di Roma e Tripoli si impegnano ad arginare gli arrivi a Lampedusa (nel 2008 salparono verso l'Italia più di 30 mila immigrati).
Visto che in Italia non si parla di altro (e ci sarebbe da discutere di problemi molto più importanti), ormai gli immigrati, soprattutto quelli irregolari, sono additati dai media come una vera e propria piaga. Altro che diritti umani, la Lega si inventa il reato di immigrazione, la scolarizzazione e le cure cliniche diventano sempre più difficili. In pochi hanno parlato del disastro economico e sociale del Provvedimento, che ad esempio ha dato impulso alla medicina clandestina aumentando il pericolo della diffusione di quelle malattie oramai, nel nostro paese, debellate da decenni.
Pensate a una persona che affronta un viaggio dal Niger, per arrivare in Italia, carico di speranza (tv e satellite sono il mezzo di maggiore diffusione) per poi ritrovarsi in una realtà completamente differente. Un viaggio infernale, del quale già dal 2005, il governo italiano ne era a conoscenza. I dossier ufficiali parlano solo per quell'anno di 106 morti accertati. 1490 km di deserto, partenza da Agadez, uno degli ultimi avamposti del Niger. Nella confusione della guerra tra ribelli Tuareg (sostenuti dalla Francia) e l'esercito, migliaia di persone ormai partono per affrontare quel viaggio surreale. Al Qatrun, villaggio della Libia, situato nel deserto del Fezzan, dista appunto 1490 KM ca. Unica oasi tra la sabbia è quella di Dirkou.. Si parte stipati in degli enormi camion, carichi anche di 200 persone, con delle scorte di cibo e di acqua appena sufficienti. Si segue una tenue pista, in zone in cui gli unici punti di riferimento sono il sole, le stelle e alcuni aspetti morfologici del Sahara. Guasti meccanici, assalti di predoni, malori, e angosce sono all'ordine del giorno. Se "quella merce umana" non ha soldi per poter continuare, Dirkou diventa la meta conclusiva. E non tutti hanno i soldi per proseguire fino ad Al Qatrun. Neanche arrivati ad Al Qatrun è finita l´odissea. Qui gli accordi tra Italia e Libia sanciscono che, le persone, ormai stremate, che fanno quella rotta, se non sono imprigionate (questo è a discrezione dei poliziotti locali), verranno, trascinate al confine col Niger e poi abbandonati nel deserto senza più soldi, acqua e cibo.

Immaginate il resto. Reportage, che ripercorrono quella tratta, documentano centinaia di morti e storie di disperazione. Questo soprattutto grazie agli accordi bilaterali. Io non penso che il viaggio degli Italiani emigrati verso le Americhe sia stato mai così cruento. La memoria storica è senza dubbio fastidiosa, un problema da rimuovere. Perché è vero che la storia insegna, e non ricordare certe volte può fare molto comodo. Gli immigrati, che sono o possono diventare parte integrante della nostra società, attraversano l'inferno per arrivare sulle coste Italiane, e per quanto ne dica la Lega e i suoi alleati devono essere accolti e tutelati. Loro stessi e le loro idee razziste sono certo più pericolose. Gli episodi di violenza sono spesso dovuti alla disperazione e a quel sommerso sempre più sommerso per l´impossibilità crescente di essere regolarizzati, e la propaganda politica porta sempre voti .

1 Commento

  1. Carissimo, interessante e giusto quanto scrivi, ma la “memoria storica” éfastidiosa sopratutto se consideriamo, per voce dell'economista Norman Palma, che il costo umano della conquista delle americhe non é lontano dai 200 milioni di persone…ma anche questa verità, non porta voti ! Cordialmente Alessio Possenti

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