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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 64 - 1 Novembre 2009 | 1 commento

Intervista a una ragazza dell'Ovest

Quando è caduto il muro di Berlino avevo solo 14 anni. Mi ricordo le immagini in televisione: facce piangenti, facce sorridenti, la festa per le strade, bandiere che sventolavano ovunque. Avevo la sensazione che fosse successo qualcosa di grande, anche se non realizzavo bene cosa. Mi ricordo che oltre alla festa, il messaggio che arrivava dalla televisione era che veniva ristabilito l'ordine, le cose tornavano ad essere come dovevano. Non ricordo quale sia stata la reazione dei miei genitori. Io sono cresciuta in una città piccola nel Sud – Ovest della Germania (allora Germania Ovest), lontana dalla cortina di ferro, sentivo che la cosa non mi riguardava più di tanto.

Qualche anno prima, mia sorella aveva partecipato alla giornata della gioventù a Berlino. Quando tornò a casa raccontò del confine e di tutti i controlli prima di passare e io ricordo che non capivo, perché non aveva senso: lei era andata a Berlino, e Berlino è in Germania, e allora perché aveva dovuto attraversare un confine?!

A scuola non se ne parlava tanto, o almeno non ricordo che nessun professore ne abbia mai fatto parola. Il programma di Storia arrivava fino alla fine della Seconda Guerra mondiale. Facevamo la II Guerra mondiale e l'Olocausto fino all'esaurimento. Gli eventi contemporanei rimanevano più nell'ombra, non venivano quasi affrontati. Solo guerra e nazismo, temi che affrontavamo nella lezione di tedesco, di storia, di arte e di religione. Sempre avvicinandoci ad approcci diversi. Nulla sulla storia attuale, sul terrorismo degli anni '70, sulla separazione delle due Germanie… niente. E rimane un problema attuale, perché per esempio nel cinema, i pochi film che si occupano delle tematiche di cui ho detto prima sono usciti negli ultimi quindici anni. La maggior parte dei film –   o almeno quelli che ho visto io -  in Germania (uno degli ultimi usciti è L'Onda per esempio) hanno un chiaro intento pedagogico… è come un avvertimento: non deve succedere mai più. Non hai idea che tipo di storie mi facevano leggere da piccola: una che mi viene in mente è La nuvola di Gudrun Pausewang, un libro per ragazzi in cui viene descritto cosa succede se accade un’incidente in una centrale nucleare. Tentavano di farti vedere l'orrore prima che accadesse in modo che non potesse succedere.

La mia educazione, tutto il sistema intorno a me diciamo, era proiettato verso l'Occidente. A me sarebbe piaciuto studiare il russo per esempio, ma i miei genitori non me lo permisero perché dicevano che non serviva a niente e che sarebbe stato più utile il francese, visto che eravamo vicini al confine con la Francia. La nostra scuola aveva un sacco di scambi con la Francia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti. Nelle vicinanze, a Ramstein, c'era una grande base americana e noi facevamo delle gite scolastiche insieme con i figli dei militari della base. C'era una reticenza verso le cose dell'Est e molta apertura nei confronti l'Ovest.

Subito dopo la caduta, ricordo che, anche nella mia piccola città, iniziò ad arrivare gente dalla Germania Est. Non erano in tanti, ma la mia era una città piccola e i nuovi arrivati si vedevano subito. La prima persona dell'Est che conobbi, fu una ragazza che venne nella mia classe. Tutti erano un po' sconvolti dalla sua apparizione. Era nuova, era strana e veniva da lì. Tutti la emarginavano un po’, la prendevano in giro per il suo accento, per il suo modo di vestirsi e anche per il fatto che si truccava… detto adesso, che è quasi normale vedere delle ragazze di 14 anni truccate, non sembra una grande cosa, ma nel 1989 non ci si truccava a quell'età, i nostri genitori non ce lo avrebbero permesso. Comunque io me la feci amica e fu la prima volta che venni a sapere qualcosa dell'Est.

Devo dire che, fino a dopo l'università, non mi sono mai fatta troppe domande sulla riunificazione. Non mi era quasi mai capitato di conoscere bene qualcuno dell'Est e sapevo poco sull'argomento. E' stato quando sono andata a vivere fuori dalla Germania che iniziai a interrogarmi sulla storia recente del mio paese e fu un po' uno shock: un anno andai a insegnare in Irlanda. Ricordo che le mie alunne facevano un sacco di domande sulla caduta del muro, sulla situazione della Germania, sulle differenze tra Germania Est e Germania Ovest. Non essere in grado di rispondere bene a queste domande era frustrante. La cosa che mi sconvolgeva di più non era tanto il non saper rispondere, quanto il fatto che quelle ragazze mi facessero delle domande. Bisogna tenere in considerazione il fatto che l'Irlanda era un paese con un muro: una volta avevo accompagnato due classi in gita a Belfast: eravamo passati attraverso i controlli, avevamo visto il filo spinato, le torrette, i blindati lungo il confine. Quelle ragazze erano state sensibilizzate sul tema. Conoscevano molte più cose del loro paese e del mio di quante ne sapessi io alla loro età.

I primi veri contatti con persone dell'Est mi sono capitati in Italia. E alcune di queste persone sono diventate dei punti di riferimento per me. Sono dovuta uscire dal mio paese per conoscerlo veramente, e mi sono chiesta spesso negli ultimi anni, se fosse per colpa mia o per mancanza di input. Non lo so. So che in Germania c'è molta gente come me che vive questa cose senza esserne cosciente.

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Con l'esperienza vissuta da Johanna, ho voluto raccontare la caduta del muro vista con gli occhi di un'adolescente, che viveva in Germania dell'Ovest, ma a centinaia di chilometri dalla cortina di ferro. Johanna ha vissuto la riunificazione con lo stesso distacco con cui lo vissuto un italiano, uno spagnolo, un francese: come una cosa che non la riguardava. Viene fuori il ritratto di una società conservatrice, molto impegnata nella rielaborazione dell'esperienza nazista, ma poco sensibile agli eventi e alla situazione contemporanea. Un sistema completamente rivolto verso l'Ovest, e che di conseguenza voltava le spalle all'Est. Normalmente la caduta del muro ci fa pensare all'immenso processo di trasformazione che ha coinvolto l'ex DDR, ma la domanda che mi faccio è: quanto e come la caduta del muro ha cambiato la Germania dell'Ovest?

1 Commento

  1. a proposito di cinema, sicuramente non lo ,citi ma avrai visto “good by Lenin” di qualche anno fa. Ma l'anno scorso é uscito “Katyn” di Andrzej Wajda che ti consiglio : non ha avuto molta circolazione nelle sale (sic!) non c'entra con la caduta del muro ma se vuoi costituisce un retroscena, ambientato nella seconda guera mondiale a proposito di un massacro addebitato dai russi ai nazisti di 15.000 ufficiali e 11.000 resistenti polacchi abbattuti da Stalin nel 1940 per impoverire il tessuto sociale in previsione dell'invasione ! Forse potrai trovarne il DVD, comunque la tua, una buona “testimonianza” ,
    cordialmente alessio possenti

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