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Scritto da nel Numero 63 - 1 Ottobre 2009, Politica | 3 commenti

Auditelocracy

«Ora capisco perché la Rai ha rifiutato persino il trailer - sorride Dario Fran­ceschini mentre vede scorrere le immagini di Vedeocracy -. Il film raccon­ta come negli ultimi trent’anni sia stata sovvertita la gerarchia dei valori. Più del titolo, è indicativo il sottotitolo: ‘Ba­sta apparire’, come dice appunto Lele Mora. La società ha sposato totalmente i principi del mercato: competizione a tutti i costi. Ma non è una competizio­ne in cui vince il migliore. Vince il più spregiudicato. Per questo motivo credo nel campo delle telecomunicazioni si debbano sospendere le rilevazioni Auditel per i program­mi di informazione, dai telegiornali ai talk-show. Che senso ha misurare chi ha vinto la gara dei tg? Il criterio della quantità a scapito della qualità trasci­na tutti verso il basso. Di questo passo, rivedremo Corona nudo sotto la doccia ogni sera: lo share salirebbe». 
Sia chiaro, Franceschini non è un genio, ma la sua idea di ripensare la funzione dell’Auditel ha un suo senso! Da alcune recenti ed autorevoli ricerche scientifiche (e.g. Gui & Stanca 2009) emerge il dato secondo il quale il consumo di televisione si caratterizza per una forte contraddizione tra l'attrattività di breve periodo che il programma TV esercita sugli spettatori, contrapposto al benessere reale che essi ne ricavano. I tradizionali sistemi di rilevamento degli ascolti, l'Auditel per il caso italiano, tendono a premiare esplicitamente i programmi che massimizzano l'attrattività di breve periodo dei contenuti, a prescindere dalla reale grado di soddisfazione ( più spesso insoddisfazione!) che i telespettatori possono trarre dal consumo di programmi TV. Solo per fare un esempio, le ultime edizioni del Grande Fratello e dell'Isola dei Famosi hanno ottenuti ascolti record. Ciò nonostante in tutte le indagini demoscopiche focalizzate sul comportamento di consumo nei confronti dei media, le persone tendono a criticare massicciamente questi programmi. Si tratta solo di risposte non sincere, forse causate da un senso di vergogna, oppure si pone effettivamente una questione importante circa la reale soddisfazione di lungo periodo degli spettatori?
L'adozione dei sistemi di rilevamento degli ascolti a carattere quantitativo, per l’Italia proprio il sistema Auditel (come pure la rilevazione dei contatti nel caso dei contenuti on-line), si basano implicitamente sull’assunto fondante secondo il quale il consumatore, in questo caso ti programmi TV, è sempre in grado di scegliere liberamente cosa è meglio per sé. In quest'ottica, il sistema dei media finisce per interpretare (erroneamente!) la misurazione quantitativa dell'ascolto come se si trattasse di una misura di qualitativa di ‘gradimento’ o di ‘soddisfazione’ degli utenti. Questo approccio viene oggi messo severamente in discussione da numerosi risultati empirici a carattere internazionale, sia in campo psicologico che all’interno delle scienze sociali. Sulla base delle evidenze presentate da questa nutrita serie di indagini scientifiche, si pone in evidenzia come il consumo quantitativo di media, non sembri essere assolutamente seguito di pari passo dal ‘gradimento’, né tanto meno dalla ‘soddisfazione’ di lungo periodo nei confronti della programmazione TV. Il consumatore di programmi TV risulta invece essere fortemente attratto – anche in senso fisiologico – da alcune particolari tipologie di contenuti estremamente frivoli e leggeri, e forse a causa proprio per questo, non è del tutto in grado di calcolare razionalmente i costi reali e le implicazioni di questa attività. Ex-post gli spettatori si rivelano pentiti di come ha impiegato il proprio tempo di fronte ad un determinato programma televisivo, affermando che avrebbero voluto/potuto guardare qualcos’altro di maggiore utilità. Alla luce di questa analisi, si può affermare che il consumo dei media è spesso caratterizzato da un fenomeno di ‘temptation’, ovvero una pratica che agendo attraverso una gratificazione immediata ma effimera, genera insoddisfazione nei periodi successivi.
Le emittenti di televisive, premiate solo sulla base dei risultati quantitativi di ascolto, ricevono implicitamente un grande schema d’incentivo nell’agire esattamente in direzione dell’attrattiva immediata dei contenuti, a prescindere dalla reale soddisfazione fornita dagli spettatori. Recentemente è stato diramato un’importante annuncio da parte della Rai: a breve dovrebbe esordire un nuovo sistema di rilevazione del gradimento su scala prettamente qualitativa chiamato ‘Qualitel’. La pubblicazione di questi dati fornirebbe una preziosa possibilità per conoscere in modo trasparente e dettagliato i dati di gradimento reale, distinti da quelli di ascolto quantitativi (Auditel). Alla curiosità degli addetti ai lavori si associa l’interesse dei cittadini e della società civile che potrebbero giovare di un buono strumento atto a valutare molto meglio la performance effettive del servizio televisivo.


3 Commenti

  1. almeno rileggerli gli articoli..?Quell'apostrofo è brutto e salta subito all'occhio. “…un'importante annuncio da parte della Rai…”

  2. Ci scusiamo per il disguido abbiamo avuto un problema tecnico nella codificazione degli articoli durante il caricamento degli stessi.

  3. colpa tutta mia:sorry!

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