La città dei vecchi
Due fatti, apparentemente marginali, accaduti in questi giorni a Milano, dimostrano ancora una volta come Milano sia ormai diventata la “Città dei vecchi”, sensibile solo alle paure e poco propensa al dialogo e al dissenso, anche quando esso è civile.
Il primo riguarda la decisione di Bruce Springsteen di non inserire tra le date del suo tour mondiale quella di San Siro, per evitare di ricevere un altro avviso di garanzia. L'anno scorso infatti, colpevole di aver concesso agli 85 mila spettatori un paio di bis di troppo, sforò di mezz'ora l'ordinanza del Comune che impone in città il termine degli eventi musicali all'aperto alle 23.30. Per questo il “Boss” e l'organizzatore del concerto si ritrovarono con un avviso di garanzia e il rischio (seppure remoto) di una condanna a qualche mese di carcere. Il prossimo tour vedrà quindi uno dei più grandi cantautori della scena contemporanea esibirsi a Torino, Udine e Roma ma non a Milano. Così Milano perderà un evento culturale che l'ha resa famosa in tutto il mondo: quasi tutti i fan del Boss sparsi nel mondo concordano sul fatto che il Meazza sia il teatro ideale dell'esibizione del rocker americano. Tutto questo per un'ordinanza del Comune, che ha dato ascolto a pochi residenti della zona di San Siro, i quali giudicano intollerabile ospitare al Meazza poco più di 10 concerti all'anno. Il risultato però è che la città rischia seriamente di perdere eventi culturali e artistici di prim'ordine; altri artisti infatti stanno già valutando l'ipotesi di non esibirsi più a Milano, per evitare possibili problemi.
L'altro fatto riguarda sempre lo stadio, ma nella sua dimensione sportiva. Un fatto clamoroso capitato a Virgilio Motta, padre di una bambina di 6 anni con cui si reca allo stadio e animatore dell'Inter Club “Banda Bagaj”. Il signor Motta è un convinto tifoso non violento, tanto da fondare questo Inter Club proprio per dare spazio alla dimensione goliardica del tifo escludendo in modo netto qualsiasi forma di violenza. Ha collaborato con il coordinamento degli Inter Club, organizza raccolte di fondi con i suoi amici del gruppo per associazioni benefiche e, soprattutto, accompagna i bambini allo stadio (quante volte ci sentiamo ripetere che lo stadio deve diventare luogo delle famiglie?). Bene, attraverso un cavillo burocratico (il singor Motta è reo di essere entrato in un settore diverso da quello previsto dal suo biglietto), il signor Motta è stato colpito dal DASPO, ovvero la diffida che di solito si commina a chi si rende protagonista di atti vandalici o di violenza; per questo non potrà entrare negli stadi italiani per due anni. La motivazione reale che ha portato alla diffida è di aver osato esporre uno striscione di dissenso rispetto alla politica dei prezzi dei biglietti da parte dell'Inter. Striscione che recitava “Per lo stesso seggiolino pago più di mio cugino. Inter 27 euro, Milan 17 euro.”
Non capire che una città che vuole essere metropoli mondiale deve saper “sopportare” qualche concerto all'aperto, deve saper far tesoro del dissenso, soprattutto quando si evidenzia in termini civili e goliardici, è un grave errore. La vivacità di una città è la cifra della sua possibilità di crescita, anche nelle piccole cose, anche nel momento dello svago e del divertimento.
Pochi nel mondo politico milanese fanno lo sforzo di capire e di dialogare. Tra questi, sicuramente l'assessore Terzi, che ha avviato da tempo un dialogo con i gruppi di tifosi organizzati mantenendo però salda la fermezza, che ha tentato una difficile mediazione sui concerti tra residenti e gli organizzatori di eventi. Continui nella sua opera e si faccia sentire. Per esempio, chieda alle forze dell'ordine e all'Inter di adoperarsi per ritirare l'assurdo DASPO al signor Motta e, perché no, proponga la cittadinanza onoraria a Bruce Springsteen.
sinceramente non capisco, nè condivido troppo, il contenuto di questo articolo. non vivo a Milano, am mi è chiaro di quanto questa città non sia vecchia, soprattutto se paragonata alle altre città italiane. è lì che i trentenni hanno amggiori opportunità di lavoro, ed anzi, mi sembra proprio che gli eventi culturali di Milano siano improntati sugli orari (e sulle tasche), non di pensionati senza nulla da fare, o di studenti senza obbligo di frequenza, ma di giovani in carriera che amano divertirsi e che devono essere freschi e produttivi il giorno dopo alle 09.00 del mattino.
riguardo alla questione dello stadio non ho capito fino a che punto il problema è di competenza del comune e cosa potrebbe fare per mostrare un'attitudine diversa. comunque prendere questi due esempi come indice di un invecchiamento della città mi sembra un pò riduttivo. il fondo l'expo lo faranno a Milano, e non a Torino o ad Udine.
tutto sommato milano resta una città all'avanguardia nel panorama italiano, e sottolineo questo aspetto, ma anche nel panorama europeo.
Concordo in toto con quanto espresso da Stefano. Aggiungo che: A nessuno piace essere sanzionato. Ma se Il sig.Rossi deve “pagar dazio” perchè il sig. Bruce no? Mi ricorda la scritta su di un muro in una…. fattoria degli animali.
Se invece in discussione è la bontà della norma… Da quel che appare nell'articolo il legislatore ha tutelato il benessere dei cittadini. Ed anche questo mi pare indice di civiltà.
rispondo con un po' di ritardo e mi scuso per questo. Milano all'avanguardia nel panorama europeo? forse è ancora così, ma fino a quando? alcune ricerche dimostrano come Torino stia facendo passi da gigante e di fatto in alcuni settori “giovani” abbia già superato Milano.
daniele, i cittadini che hanno comprato casa vicino allo stadio sapevano già da prima che quello è un luogo di concerti e di sport. è più importante tutelare 200 cittadini o centinaia di migliaia di spettatori di eventi culturali ( una decina all'anno, io credo si possano sopportare no? ) . quello che metto in evidenza, utilizzando due episodi marginali, è che la politica milanese sta scegliendo strategicamente un'idea di città vetrina, assecondando e cavalcando insicurezze e disagi presunti.
l'expo è ad oggi un grande affare edilizio, ma senza un progetto strategico e senza un'idea di città.
sicuramente milano offre grandi opportunità di lavoro, ma è anche la città che impone ai locali di chiudere a mezzanotte, che sgombera centri sociali importanti culturalmente e non politicamente ( come il conchetta con il suo archivio primo moroni), è la città che alle 20.30 si spegne tranne forse in zona navigli. se ne potrebbe discutere per ore, ma non è un caso che milano abbia perso 300000 abitanti nell'ultimo decennio.
a volte la politica, credo, dovrebbe avere il coraggio di dire che un po' di sano caos ad una metropoli serve. basta sapere mediare tra i diversi interessi e non sceglierne ideologicamente uno.