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Scritto da nel Numero 54 - 1 Febbraio 2009, Politica | 2 commenti

Bettino è vivo

Affrontare un argomento storico in un Paese come l'Italia, parafrasando qualcuno, non è difficile ma inutile. In un Paese senza memoria, che da un anno all'altro passa dal fascismo all'anti-fascismo, dal CAF a Di Pietro e poi a Berlusconi, e senza identità nazionale, il distacco necessario ad un'analisi storiografica lascia il posto alle categorie da bar, dove ogni cosa si riconduce alla partita di calcio del giorno prima e alle forme della bella ragazza che beve il caffè e si dimentica dopo due bicchieri di vino.
Salvo pentirsi e rendersi conto, con decenni se non secoli di ritardo, che la nostra Gioconda è in esilio a Parigi, i nostri cervelli in fuga all'estero e che da noi sono rimasti solo furbacchioni e vili ladruncoli.

Ma se esiste L'Arengo del Viaggiatore è proprio per accogliere i pensieri differenti, per leggere la storia non con le categorie giacobine del Gruppo l'Espresso o palingenetiche di Mediaset, ma per viaggiare in direzione ostinata e contraria.

Il 19 gennaio del 2000 moriva ad Hammamet Benedetto Craxi detto Bettino.
La storia della sua militanza politica era stata quella di un socialista autonomista: le sue idee sono state quelle di un socialismo liberale fermamente avverso all'imperialismo comunista e illiberale dell'Unione sovietica, la sua azione quella di un battagliero concorrente dell'egemonia democristiana alla quale durante gli anni del Governo aveva sottratto la parte del protagonista della politica italiana, la sua politica quella di un riformatore, che firma il Concordato con la Chiesa togliendo a quella cattolica lo status di religione di Stato, che difende una politica mediterranea autonoma dagli alleati americani schierando i Carabinieri di fronte ai Marines, che abbatte i tabù sindacali vincendo il referendum sulla scala mobile con la ragione delle teorie economiche (che sostengono che la scala mobile sia il volano principale dell'inflazione) e con essa l'inflazione dal 16% al 4%.

Basterebbero queste ragioni per capire come il fenomeno Craxi e gli anni della sua attività siano stati una parte importante della nostra storia, anni di modernità dove affondano le contraddizioni nelle quali si dibatte l'Italia di oggi.

Anni durante i quali i sempre più numerosi spettatori tv, eccetto tutt'al più solo il sottoscritto cresciuto in un salotto al di là della cortina di ferro alla mercè del Dio-sacco-di-juta, sono cresciuti guardando le televisioni commerciali della Fininvest, ridendo con il Drive In e aprendo la finestra sul modo frivolo e poco serio di fare intrattenimento televisivo 'all'americana', ben preferendolo ai parrucconi e ai pallosissimi catto-comunisti della Rai in bianco e nero. Alla faccia di papà Vittorio, ecco a voi il successo di Christian De Sica. Alla faccia dei pretori di Roma, Torino e Pescara, ecco a voi la libertà per un privato di trasmettere le partite di calcio in diretta nazionale ed una nuova e innovativa cordata di potere destabilizzante degli assetti precedenti.

Da bravi figli di un'Italietta ipocrita, ci siamo rifugiati nell'anti-politica quando siamo riusciti a incrociare la nostra sottocultura televisiva con l'indignazione per il potere del più forte, a vendicare il senso di impotenza e frustrazione della sconfitta di Italia '90 nel nome di una 'questione morale' che ha appagato i sensi di colpa latenti di una popolazione ormai lontana dall'osservanza cattolica dei decenni precedenti.

Sempre pronti a scappare e a lasciare il cerino acceso in mano a qualcun altro.
A qualcuno che non abbia paura di bruciarsi, a qualcuno disponibile a lasciare ardere il proprio corpo per non rinnegare le proprie idee e anzi per mostrare a tutti quanto esse siano ancora vive, a qualcuno che non dica le bugie e che anzi affermi a testa alta la verità che tutti sanno ma che nessuno accetta, a qualcuno che si prenda responsabilità non sue per difendere le ragioni per cui sempre si è battuto.
Fino a che quel qualcuno abbandona il proprio Paese pur di non abbandonarsi a chi, senza ragione, vuol far valere il torto della propria piccola nicchia di potere. Fino a che, ed eccoci qui, l'Italia rimane da sola.

Affrontare l'argomento Craxi, in un Paese come l'Italia, non è difficile ma inutile. Così come lo sarebbe stato per lui accettarne le sentenze della magistratura: non avrebbe fatto un servizio alla causa della Giustizia ma solo alla bramosia di una lobby alternativa di potere e ai gusti perversi degli italiani guardoni.

Bettino è vivo, perché Bettino in Italia ha voluto dire socialismo europeo e libertà individuale, atlantismo e multilateralismo, nuovi rapporti sindacali in un mondo post-industriale, un assetto istituzionale efficiente per una democrazia governante.

Si sa che gli spiriti dei morti ammazzati vagano inquieti: la congettura secondo cui con Craxi governante probabilmente Berlusconi penserebbe ancora al Milan e alle Veline, gli ex comunisti starebbero nel PSE e non in improbabili nuovi contenitori Democratici e Di Pietro rincorrerebbe gli zingari a Milano, dà l'idea di un Paese più normale.
E ci ricorda che la maledizione si abbatte su quegli aguzzini che vogliono ereditare il patrimonio della vittima e che, con quel ritardo endemico che sempre affligge l'italica penisola, oggi cercano goffamente di ripercorrerne i passi e le parole senza riconoscerne la grandezza.

Se davvero vogliamo liberarci del fantasma di Craxi e riteniamo di essere spiriti giusti, abbiamo il coraggio di ammettere che la sentenza della Cassazione è stata ribaltata dal Giudizio Universale. Ma proprio per i nostri endemici ritardi e la nostra ipocrisia, la figura di Bettino ci tormenterà ancora molto a lungo prima di essere consegnato finalmente alla Storia.

2 Commenti

  1. per chi non conosce la storia italiana contemporanea forse sarebbe stato interessante ed utile dare più centralità a questo tema, affiancare a questo articolo un altro di opinione contraria e non rilegare questo bell'articolo in una sezione sparsa tra temi diversi..le tue opinioni tobia mi sembrano ben giustificate, ed importante è richiamare all'attenzione ciò che è stato fatto contro il riduttivo ricordo del lancio della monetina.
    una cosa non capisco, il titolo dell'articolo. tu spieghi che Bettino è vivo, rileggo il capoverso che ci spiega perchè e mi dico: in Italia il socialismo europeo non si vede, la libertà individuale stenta, i nuovi rapporti sindacali non sono sicuramente paragonabili ai vecchi, e l'assetto istituzionale è tutto meno che efficiente..se quelli che elenchi dovrebbero essere i segnali del fatto che Bettino sia ancora vivo allora, stanne certo, posso assicurarti che Bettino è morto da un bel pezzo e lì in Tunisia rimane seppellito.

  2. stefano

    articoli di opinione contraria nell'arengo sono sempre i benvenuti, per quanto mi riguarda nei prossimi numeri proseguirò nell'opera 'inutile' di ripercorrere la vita e le opere di Benedetto Craxi detto Bettino (affinchè possa essere di stimolo per chi la ignora e/o la disprezza di studiare la storia d'italia, anche se non ci conto più di tanto)

    Il senso dell'articolo è che le mancanze del Paese che tu elenchi dipendono in larga misura dalla mancata accettazione (anzi proprio dalla rimozione manu militari dalla memoria nazionale) del fatto che, già trent'anni fa, i primi a sollevare questi temi siano stati quella minoranza della popolazione (il 10% che votava per il PSI di Craxi) che difendeva già allora ciò che adesso ci lamentiamo che manca.

    Di Craxi sono vive le idee, ma senza le sue gambe non hanno saputo camminare. Men che meno su quelle di chi gli ha lasciato il cerino in mano.

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