Valzer con Hamas?
Il punto focale del film è il massacro di Sabra e Shatila. Attorno a questo evento inizia e si costruisce il viaggio tra subconscio e passato del protagonista che tenta, attraverso ricordi suoi e dei suoi commilitoni, di capire perché il suo subconscio ha rimosso per 25 anni gli eventi dei giorni a ridosso del massacro. Le motivazioni vengono fuori passo per passo mentre il protagonista ricostruisce il proprio passato. Si capisce perché il soldato dimentica, lo si capi
sce bene. La guerra crea dei meccanismi contorti su chi la compie. L’ignoranza regna tra i soldati israeliani. Questi si alienano dal mondo che stanno vivendo, lo guardano attraverso immagini impersonali, come si guarda una fotografia, perdendo qualsiasi tipo di lucidità, di capacità nel vedere e capire ciò che sta succedendo. Si autoconvincono di non farne parte, sennonché a distanza di anni vengono assaliti dall’atroce e feroce rimorso, conscio o meno, per quanto successo, per ciò a cui hanno preso parte.Non c’è giudizio morale su quella particolare guerra, non c’è presa di posizione. C’è “solo” una cruda denuncia della guerra e degli effetti che ha su chi ne partecipa, da chi muore a chi “sopravvive”. C’è l’avvertimento di ciò che la guerra è e di ciò che la guerra lascia.
Vedere questo film può far capire, ma non giustifica, la follia del ritorno di un conflitto feroce come quello israelo-palestinese, ma anche di tutte le guerre. È significativo, a mio giudizio, che la pellicola sia israeliana, come importante è stata l’uscita ed il successo dell’iraniano Persepolis. È importante sapere che da entrambi i lati della barricata c’è chi ha voce, anche se troppo fioca, chi denuncia la guerra, l’assurdità del conflitto, che ci avverte che fra 25 anni potrebbe uscire un “Walzer con Hamas” o un “Walzer a Gaza”. In fondo la “prigione a cielo aperto” che è Gaza non si discosta molto dall’immagine di un campo profughi all’interno di una città occupata…
il giorno dopo la fine delle stragi a Sabra e Shatila oltre 3 milioni di israeliani scesero per le strade per protestare contro l'accaduto. Penso anche ad Hamira Hass che tutte le settimane scrive su Internazionale… Le voci dall'altra parte ci sono e sono anche abbastanza forti… solo che la maggioranza degli israeliani non li ascolta. Immagino che Israele sia un pò come l'Italia. Anche da noi c'è un forte dissenso, eppure la maggioranza continua a votare nella stessa maniera.
In Israele odio alimenta odio e violenza, qui in Italia ignoranza e indifferenza si sostengono reciprocamente.