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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 48 - 16 Ottobre 2008 | 2 commenti

Appunti di Viaggio – Sardegna bevute successive

Risalendo il versante occidentale, arrivando nei pressi di Alghero, non si può non parlare della Sella & Mosca, la più grande azienda vitivinicola sarda, ora di proprietà della campari. L’azienda, fondata dai Piemontesi Sella e Mosca da cui prende il nome, vanta quasi 700 ettari di terreno vitato e una produzione vasta sia in termini di varietà che di quantità.
L’azienda è un vero e proprio micro paese: un tempo sia i proprietari che i dipendenti vivevano all’interno. Oltre ai vigneti e alle enormi cantine, erano presenti case e perfino una chiesa, affinchè la comunità fosse autosufficiente.
L’azienda sorge su un importante riserva idrica, risorsa importantissima in una terra tanto stupenda quanto arida e dura.
Iniziamo la carrellata da un vino che a me piace tantissimo: il Terre Bianche, un bianco fatto in purezza da uve Torbato (probabile origine spagnola come d’altronde molte uve sarde, cannonau in primis). Prezzo in azienda (l’azienda ha un grande punto vendita) intorno ai 6 euro. Poco più caro la selezione sempre di Torbato, ottimo vino. Gradevole anche il vermentino.
Passiamo ai rossi. Ecco, in questo caso posso darvi una regola: evitate di spendere meno di 7 euro, i vini sono sì più abbordabili a me personalmente non piacciono per niente. Non mi piace il Capocaccia, uvaggio di Sangiovese e Carignano; non mi piace il Cannonau, e non mi fa impazzire il Terre Rare, da uve Carignano. Al contrario, superando gli otto, senza comunque sforare i nove, si possono bere vini gradevolissimi. Forse vini in cui l’impronta del legno è troppo evidente, che magari non hanno tipicità da mostrare, ma vini gradevolissimi.
In primis il Tanca Farrà, uvaggio di Carignano e Cannonau, e poi il Terre Rare Riserva, carignano del Sulcis, diversissimo dai Carignano di Santadi, ma comunque gradevole.
Per chiudere il pasto non si può non assaggiare l'Anghelo Rujo, passito da uve Cannonau.
Purtroppo non ho ancora avuto modo di assaggiare il Marchese di Villamarina, vino simbolo dell’azienda, un cabernet sauvignon in purezza. Me ne hanno parlato un gran bene; al momento sta alloggiando nella mia piccola e preziosa cantinetta: appena lo assaggerò vi dirò qualcosa.

 

Rimaniamo in zona: decisamente economico ma anche decisamente anonimo l’Aragosta dell’azienda Santa Maria la Palma. Nell’azienda che prende il nome dall’omonimo paese vicino all’aeroporto di Alghero migliore rispetto al vino precedente come rapporto qualità/prezzo (grazie ad una qualità lievemente superiore) il cannonau Le Bombarde, sicuramente non il migliore (tutt’altro) ma comunque uno dei meno cari: per una cena tranquilla non sfigura, quando il vino invece è al centro dell’attenzione e delle chiacchere lasciate perdere. Gradevole invece il Monica, vitigno autoctono fin qui non incontrato, di probabile origine spagnola (si parla comunque di un’arrivo da almeno tre secoli) e dal prezzo accessibile (meno di 6 euro, a volte anche di 5, nella grande distribuzione). Buono il Cagnulari, altro vitigno autoctono (ma cos’è che non vi faccio bere, eh?).

Rimaniamo sul versante occidentale, ma cambiamo provincia: si va a Cabras, provincia di Oristano, ad assaggiare i vini di Attilio Contini. Ho avuto modo di assaggiarne solamente tre.
Prima le buone o le cattive notizie? Iniziamo dalle cattive. Da evitare il Nieddera Rosato, dalle omonime uve; non so quanto costi ma comunque non mi è piaciuto. Niente di che il Cannonau. Buono invece il Tyrsos, Vermentino. Non vi so dire quanto costino anche questi due vini in quanto gli ho bevuti ad un matrimonio (giornata memorabile).

E ne appo buffadu torra meda, ma medaaaaaa.

2 Commenti

  1. conosci in sardegna il vino Duos montes?e' la miscela di un vino sardo e un vino trentino…non male!

  2. Riposa in cantina, e vista la nebbia che mi ha accompagnato oggi fino a Dozza, penso proprio che sia arrivato il suo momento…

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