La comunicazione è politica
Il fenomeno che contraddistingue questo avvio di campagna elettorale ha un volto, stampato sui piccoli e verdi manifesti appesi lungo la penisola, che di nome fa Walter e di cognome Veltroni.
Walter è figlio di Vittorio, il dirigente Rai che Mike Bongiorno ancora ringrazia per averlo scelto e accompagnato dentro alla televisione italiana, ha militato nel Partito Comunista Italiano di Berlinguer e deve la sua prima popolarità al fatto di aver diffuso videocassette della cinematografia nazionale allegandole al giornale L’Unità.
A differenza di Massimo D’Alema, ritenuto il nipotino di Togliatti e l’erede della pesante tradizione del Pci, il modo di essere dell’attuale candidato premier del Partito Democratico è sempre stato più naif : ha ammesso di non aver mai creduto nel comunismo e di preferire il modello americano a quello sovietico. Sommerso dagli sberleffi degli avversari, il giovane Walter nella sua apparente incoerenza mostra il suo lato umano più vero e più in sintonia con le nuove generazioni.
Libero da vincoli ideologici, figlio della televisione italiana, Veltroni rappresenta una persona cresciuta all’interno dello stesso mondo che ha accompagnato l’Italia verso gli anni Novanta, quelli della crisi delle ideologie politiche e dell’avvento del modello berlusconiano. A differenza del suo predecessore Massimo, Walter corre libero e si sente a casa.
In questa campagna elettorale, con un coraggio che effettivamente a torto pochi gli avrebbero a priori riconosciuto, sta giocando le proprie carte. Dopo essersi candidato a leader del Partito di cui da anni gli si attribuiva la paternità per via dell’americanismo bipartitico che si era incaricato di rappresentare nell’immaginario dell’opinione pubblica, non ha avuto remore nel contribuire ad affondare il Governo Prodi dichiarando che avrebbe corso da solo.
Il punto dell’articolo è proprio qui: non si tratta di discutere se effettivamente l‘apparentamento con Di Pietro significhi che il PD abbia mancato alla parola o se Veltroni sia più o meno nuovo alla politica.
Si tratta di osservare che per la prima volta da quando è sceso in campo – salvo una parentesi nel 1995/’96 –il pallino del gioco non sia nelle mani del Cavaliere. Questo non succede per motivi mediatici, per il supporto dei giornali e dell’informazione, ma dipende invece dalla novità che Veltroni si sta incaricando di rappresentare.
Non la novità della persona (mi scuserete la puntigliosità se osservo che non si può dirigere un Paese provenendo dalla Luna), ma la novità della proposta politica: non solo del contenitore nuovo, ma dell’effetto dirompente che le scelte da lui compiute da quando ha iniziato la propria corsa hanno imposto al quadro politico nazionale.
Nuova, per la maniera autonoma con la quale si colloca nel panorama politico nazionale, per la rottura con i conservatorismi di sinistra, per la faccia serena nel rispondere al Papa ed all’offensiva clericale.
Si confronta con uno schieramento di centro-destra roccioso e inespugnabile, blindato nell’era dell’uno contro uno e tutti contro tutti che aveva caratterizzato le precedenti elezioni e ancora in trattativa con Mastella. Pronto a scaricare la propria forza di fuoco contro il governo Prodi e le sue contraddizioni, il Cavaliere ha dovuto ritarare la propria proposta. Ha colto l’occasione per scaricare il bizzoso Casini e annettere il fido Fini, corazzato la propria armata dalla Lega Nord a quella del Sud e messo le marce basse per resistere all’offensiva.
Pronti via, the wacky race versione 2008.
che questo articolo racconti solo una parte della storia?
- con le videocassette della cinematografia nazionale Veltroni dà il via al graduale fallimento dell'Unità
- che Veltroni sia al centro dell'attenzione per motivi non mediatici è discutibile. Debenedetti, proprietario di Repubblica, dell'Espresso e principale finanziatore della forse più influente think tank italiana “lavoce.info”, è infatti aperto sostenitore di Veltroni
- le novità di cui Veltroni si fa portavoce sembrano ricalcare strategie mediatiche d'oltreoceano (slogan politici ad esempio) e decisioni demagogiche già proposte dal centro-destra(candidare operai, operatori di call center o andare a cena a casa di famiglie popolari)
personalmente credo che le novità dovrebbero riguardare più i contenuti politici che le strategie comunicative.
dare più< importanza alla forma che al contenuto non è una gran novità nellos cenario politico italiano. e lo stesso programmma politico del PD (piuttosto in linea con quello del centro destra su diversi punti) non è portatore di grandi novità.
l'impero della comunicazione fa si che i contenuti politici diano maggiore importanza a problemi contingenti legati alla notizia dell'ultima ora (sicurezza, morti sul lavoro) piuttosto che a problemi strutturali che necessiterebbero riforme di largo respiro.
per attirare l'attenzione mediatica anche veltroni, come quelli che lo precedono, promuove un vivere politico “alla giornata” piuttosto che una visione politica lungimirante.
Sono d'accordo con Tobia, la comunicazione è politica, anche se per me ne rappresenta il suo aspetto più fallimentare
dico la mia:
la vendita delle videocassette al tempo ha incrementato le vendite del'unità, che andava e va esaurendo 'la spinta propulsiva' avendo perso la funzione di organo del pci, sia per aver perso l'organo che il pci, ma non è questo il punto, così come non lo è il fatto che debenedetti sostenga il centrosinistra (lo fa da sempre)
il punto è che la scelta di veltroni di 'correre da solo'- oltre ad aver contribuito non poco a far cadere il governo prodi – ha modificato il panorama politico in un senso di maggiore omogeneità programmatica intorno ai due partiti principali, pd e pdl.
inoltre che questi partiti abbiano slogan e programmi che – a parole, a parole – siano simili è normale perchè i problemi sono gli stessi per entrambi e le risposte non sono esplicite nel dettaglio.
la politica non la fanno i programmi, ma viceversa: pensare che l'offerta dei programmi prima del voto garantisca chissà che cosa ai cittadini e alla trasparenza mi pare un'idea banale e non verificabile
Tobia,
una cosa sola.
Il “coraggio” di Veltroni nel decidere di correre da solo e' un no-brainer.
Veltroni e' ed era costretto a correre da solo, a meno che non abbia o avesse deciso di lanciarsi in una gara kamikaze.
Dimmi chi, tra gli elettori marginali che decideranno l'esito delle elzioni di Aprile, 2 mesi dopo la caduta del Governo Prodi, dopo aver assistito a 2 anni di desolante spettacolo quotidiano, avrebbe rivotato una coalizione che raccogliesse Mastella, Diliberto, Beritinotti e il resto dell'Armata Brancaleone.
Siamo seri: Veltroni non aveva scelta. Che poi usi la cosa a suo favore e' un altro discorso. Il fatto che rivenda la manovra come un atto di coraggio e' solo strumentalizzazione elettorale.
Candidarsi con il resto della ciurma sarebbe stato suicidio politico.
Basta con le glorificazioni del prode Veltroni.
Tobia,
mi sembra tu abbia tralasciato il punto centrale del mio commento..la crisi che l'importanza della comunicazione ha portato ai contenuti politici sempre più orientati verso le contingeze che a problemi strutturali (e sempre più uguali).
Veltroni non inventa molto di nuovo in questo. a me sembra che la novità che rappresenti sia abbastanza vecchia..quale sarebbe questa novità? correre da solo? sai quale sarebbe una novità: se, in coerenza con le sua strategia comunicativa (via demita che è vecchio, ci vuole ricambio, ci vogliono giovani e donne), nel caso Veltroni perdesse lasciasse il trono del PD. secondo te, Tobia, nel caso Veltroni perda le elezioni, sarà disposto a innescare un genuino meccanismo di ricambio politico nel PD (che perde va a casa) o rischieremo di ritrovarcelo con le radici intorno alla poltrona come hanno sempre fatto tutti i politici? la novità di veltroni, caro tobi, è quella del gattopardo..piccole sottigliezze che cambiano per tenere le cose come stanno.
a volte Tobi credo che non riesca ad avere oggettività nel valutare le scelte del tuo governo o partito, pochi numeri dell'arengo fa scrivevi un articolo “scommettiamo che il governo non cade”..niente di più lontano dal vero. cerca di vedere come le cose stanno e non come vorresti che stessero.
poi nel tuo commento parli di idee non verificabili, proviamo allora a verificare se è vero qello che dici: che è grazie alla (o per colpa della ) scesa in campo di Veltroni che c'è omogeneità nei programmi politici..perchè sarebbe grazie a Veltroni? ed ammeso che sia vero, è questo un bene? perchè io non ne capisco bene il valore..se è vero che i problemi sono gli stessi, partiti con identità politiche ben definite (cosa che non è il PD!!!!!) dovrebbero proporre soluzioni diverse a problemi simili, in base ai principi fondatati del loro credo politico.
se è vero che PDL e PD propongono soluzioni simili allo stesso problema mi vien da pensare che in fondo non ci sia una sostanziale differenza tra i due partiti. o invece c'è? e se c'è perchè non la si vede nella linea programmatica? a me sembra quasi che sia il PD a tendere verso il afre politica della destra, e non viceversa.
concludo, se è vero che Veltroni porta un nuovo modo di fare politica, allora se perde le elezioni lascerà il posto..che dici, lo farà Tobi? che ci scommettiamo a sto giro?
Beh scusate, però se candida De Mita non va bene, se non lo candida non va bene…
Quello che voglio dire è che la scelta di Veltroni di correre da solo, sicuramente dettata dal fatto che l'Unione non stava più insieme, ha contribuito a far cadere il governo (e a farmi pagare la cena al vice cap red, per la cronaca) e questo di per sè è un atto di coraggio o di follia – a seconda dei gusti – e quello che sostengo è che quella scelta abbia cambiato lo scenario politico. Ed è per questo motivo POLITICO che ha occupato la scena della comunicazione.
Questo dico nell'articolo, dopodichè si può discutere di altro, tra cui la somiglianza dei programmi o il fatto che abbia avuto più o meno coraggio.
Poi comunque il fatto che il Governo sia caduto è stato un atto auto-lesionista di Mastella che da ago della bilancia che era se ne sta fuori dal Parlamento. Credevo i suoi conti se li sapesse fare, ma in effetti mi sbagliavo.
Poi che farà Veltroni non lo so : però credo sia ingeneroso non osservare la sua scelta POLITICA come coraggiosa perchè innovativa di uno scenario che pareva cristallizzato, non PERSONALE perchè lui sia Cuor di Leone.
Non ho detto che i due partiti abbiano soluzioni simili, ma solo che – come sostengono le teorie da economisti della conquista dell'elettore mediano – la comunicazione debba tendere ad assomigliarsi. E che il programma diventi secondario rispetto ad un'analisi a priori che l'elettore fa dei candidati.
Non possiamo volere il modello americano dei due partiti (come da opinione pubblica anni 90) e poi accorgerci che ci piacevano di più i programmi di centinaia di pagine votati nei Congressi dei Partiti (cosa che a me personalmente piaceva di più, ma non credo a molti altri).
Comunque bel dibattito, vi rignrazio parlare di politica mi piace sempre, solo che temo usiamo glossari differenti.
Potremmo quasi quasi scrivere degli articoli Glossario: che cosa vuol dire politica per me? che cosa vuol dire programma? ecc ecc
T+ è tobia?
in tal caso riporto le parole del commento
“il punto è che la scelta di veltroni di 'correre da solo'- oltre ad aver contribuito non poco a far cadere il governo prodi – ha modificato il panorama politico in un senso di maggiore omogeneità programmatica intorno ai due partiti principali, pd e pdl.”
questa frase micsembra ben diversa dal dire che “come sostengono le teorie da economisti della conquista dell'elettore mediano – la comunicazione debba tendere ad assomigliarsi”.
la convergenza dei programmi è dovuta alle scelte staregiche di Veltroni? ai problemi simili dell'Italia? o riconducibili alla teoria dell'elettore emdiano? a me quest'ultima interpretazione piace come spiegazione, ed il tendere verso posizioni centriste ed omogenee non mi sembra una gran novità nè in campo politico nè in quello comuivativo.
io ho capito quello che vuol dire Tobia. però non lo condivido, a mio parere tutta la campagna elettorale, la strategia comunicativa ed i contenuti dei programmi hanno ben poco di innovativo (quanto è vero che Veltroni non ha nessuna intenzione di andarsene, che vinca o che perda) ed al contrario si inseriscono nella solita logica politichese.
stefano, si t+ chiaramente sono io che schiaccio per sbaglio +enter.
faccio un ultimo commento e poi invito te, michele e tutti i lettori a scrivere un articolo di critica e analisi della campagna elettorale e della politica italiana. adesso che c'è anche la sezione apposita
ripeto la frase che dici
“il punto è che la scelta di veltroni di 'correre da solo'- oltre ad aver contribuito non poco a far cadere il governo prodi – ha modificato il panorama politico in un senso di maggiore omogeneità programmatica intorno ai due partiti principali, pd e pdl.”
questa frase micsembra ben diversa dal dire che “come sostengono le teorie da economisti della conquista dell'elettore mediano – la comunicazione debba tendere ad assomigliarsi”
condivido con te, infatti le due frasi sono ben diverse: una dice che il bandolo del gioco è passato dai piccoli ai grandi partiti (e in essi ai maggiori azionisti silvio e walter), l'altra parla di un'altra cosa che è proprio il messaggio elettorale che viene lanciato dai due alla caccia dell'elettore mediano
io credo che in italia, nell'italia del dopo-tangentopoli, il fatto che silvio e walter non siano più il nemico e il comunista ha una dimensione storica al di fuori del 'politichese' e questo clima di pacificazione è il tratto principale della linea di veltroni e del suo pd di radicali e democristiani.
Ed io che veltroniano non sono mai stato onestamente devo dargliene felicemente atto