L'ultimo sovversivo
“La terra che veramente non conosce la bellezza non è quella dove l'arte non è mai nata, ma quella che, colma di capolavori non sa amarli né conservarli”
Dino Gavina
Poche righe nei giornali nazionali per ricordare la scomparsa di uno dei veri geni italiani del Novecento. Pochissimi i giovani presenti il 10 Aprile al funerale di Dino Gavina, a dimostrazione di quale sia il vero degrado che affligge Bologna e l'Italia intera, quello culturale.
Ma non è certamente colpa degli ultimi arrivati se le nuove generazioni, pur conoscendo nomi come Cazzola o Seragnoli, non sanno chi sia stato Gavina; ma piuttosto di una città che non ha saputo avvalersi, e spesso ha preferito emarginare, uno dei padri universalmente riconosciuti del Design industriale.
D'altronde Gavina, come chi difende un'idea, era un uomo scomodo, perché libero dalle logiche del potere e sempre pronto a denunciare tutto ciò che si allontanasse dai concetti di bellezza e verità.
Il biglietto da visita di Gavina, tanto semplice quanto disorientante, era privo di indirizzo o numero di telefono; si limitava a recitare una frase di Man Ray:
“la Verità, niente di più sovversivo”
Gavina era un sovversivo, riluttante dal considerarsi un imprenditore o un designer. Diceva di non saper nemmeno disegnare. A chi lo definiva un artista rispondeva con un sorriso beffardo affermando che se qualcuno si ritiene un artista, allora sicuramente non lo è. Sosteneva che “i veri artisti sono oggi ingiustamente dimenticati (…),uomini che lavorano da decenni e sono ignorati da un ambiente condizionato esclusivamente dagli interessi di mercato, sempre pronto a premiare la banalità, l'opportunismo e l'ipocrisia; un contesto in cui quasi sempre i mediocri prevalgono, conosciuti e riconosciuti.
Individuare gli artisti che continuano a lavorare in silenzio, orgogliosamente in disparte, è un preciso dovere di ogni uomo attento alla cultura, alla verità e alla poesia”[1].
In questo consistevano il lavoro e la vita di Gavina. Un mecenate che portava alla luce bellezze nascoste.
La sua utopia era quella di non rinchiudere le opere d'arte nei musei, di liberare l'arte intrappolata nelle cerchia elitarie dell'alta società per portarla nelle case di tutti. Gavina voleva rendere il mondo un paradiso terrestre attraverso la diffusione della bellezza.
Da qui l'idea geniale di prendere opere uniche per il loro valore artistico e riprodurle su scala industriale.
Design industriale per l'appunto, un concetto che prima di Dino Gavina non esisteva nell'immaginario collettivo.
Nel suo progetto di divulgazione artistica, Gavina ha raccolto intorno a sè grandi artisti e designer del Novecento di cui ha prodotto e riprodotto le opere.
Tra lo stupore di tutti portò in Italia artisti allora sconosciuti, allestì nei primi anni '60 a Roma la prima mostra in Italia dedicata a Marcel Duchamp.
Tra le altre persone con cui ha lavorato: Carlo Scarpa, Marcel Breur, Luigi Caccia Dominioni, Takahama, i fratelli Castiglioni e Man Ray, amico intimo che lo ha fotografato ritratto ed al quale ha dedicato l'opera le fer a Dino, che Gavina custodiva tra gli scaffali della sua casa in piazza San Domenico.
Piazza Santo Stefano non sarebbe la stessa senza Gavina; alla vecchia gradinata livellatrice, della quale oggi rimane appena un accenno sul lato destro della piazza, Gavina ha voluto sostituire quella pendenza e quella pavimentazione tanto scomoda quanto bella che conosciamo tutti.
Gavina ha anche regalato al mondo del Design, oltre alle lampade Flos ed allo specchio Le grand Trans-parents di Duchamp, la poltrona progettata dai fratelli Castiglioni che porta il nome della chiesa che ci protegge dall'alto dei colli bolognesi.
Gavina (sorriso e braccia conserte) ed i fratelli Castiglioni con la San Luca nell'omonimo portico
Il negozio situato tra via Oberdan e via Altabella, progettato nei minimi particolari da Carlo Scarpa, porta ancora nella facciata il nome di Gavina. Era infatti la vecchia sede della Simongavina, oggi situata a San Lazzaro sul lato sinistro della statale che porta ad Idice.
Luoghi che invitiamo a visitare per conoscere più da vicino chi era Dino Gavina e per rendere un omaggio all'ultimo sovversivo di questa città.
[1] Dal catalogo della mostra “venti artisti a Sassocorvaro Montefeltro”