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Scritto da nel Bologna, Numero 13 - 16 Marzo 2007 | 0 commenti

Radio Alice

Radio Alice nasce il 26 gennaio 1976 sulla frequenza 100.6 mhz.

Fondata dal collettivo A/traverso fu una delle prime radio libere italiane, conseguentemente alla sentenza della Corte Costituzionale che il 4 dicembre 1974 dichiarò illegittimo il monopolio RAI sull'etere.

Priva di qualsivoglia filtro o censura, Alice si prefisse come intento programmatico l'innovazione e la destabilizzazione del linguaggio, attraverso il superamento dei codici convenzionali. Diede vita ad un nuovo modo di comunicare, primo fra tutti la diretta telefonica, continua ed incondizionata, che permetteva di “dare voce a chi non ha voce”.

In Via del Pratello 41, la casa di Alice, non esisteva nulla che non meritasse di essere trasmesso (peraltro con grande indignazione del Resto del Carlino), il pubblico si mescolava al privato, il politico al sociale. Ciò che si desiderava era non tanto, o per lo meno non solo, fare controinformazione quanto creare una comunità aperta in cui ognuno potesse trovare il suo spazio, ogni cosa la sua dignità, divenendo un vero centro di produzione culturale.

Nonostante trasmettesse 24 ore su 24 e nonostante alcuni appuntamenti diventarono fissi, Alice non ebbe mai un palinsesto regolare, così come non ebbe mai alcun finanziamento esterno. I comunicati sindacali si alternavano alle lezioni di yoga, le poesie di Majakovskij alle favole della buonanotte, la musica degli Jefferson Airplane, dei Fugs a quella di Beethoven, tutto e tutti avevano voce, come in un reale paese delle meraviglie, e sopra ogni cosa risuonava la canzone di Enzo Del Re “lavorare con lentezza…”

Ma in quegli anni se da una parte vi era la Bologna della radio libera, dell'innovazione mediatica e linguistica e dei sogni che a quest'innovazione erano legati, dall'altra vi era la Bologna della lotta politica, delle manifestazioni in piazza, degli scontri, del sangue, di cui la stessa Alice cadrà vittima.

Sabato 12 marzo 1977, all'indomani dell'omicidio di Francesco Lorusso, la polizia fece irruzione nella sede di Radio Alice.

Mauro e Valerio Minnella con Antonio Fresca e Paolo Saponara, gli unici presenti in redazione, tentarono di opporre resistenza, domandarono ai poliziotti che chiedevano di entrare di esibire loro un mandato e mettere giù le armi. Il telefono di Alice continuava a squillare, Mauro chiese via radio l'intervento del Collettivo Giuridico di Difesa. Alle 23:15 la polizia sfondò la porta, con le armi puntate ruppe il microfono, “… abbiamo le mani in alto”, sono le ultime parole trasmesse da Radio Alice, e poi il silenzio.

Alice fu accusata di istigare e dirigere gli scontri di quei giorni, rea di aver trasmesso in diretta le telefonate di chi in quegli scontri si trovò coinvolto. Molti dei suoi elemento furono arrestati la sera del 12 marzo, altri nei giorni seguenti. Malmenati negli uffici della squadra mobile e trasferiti nelle carceri di San Giovanni in Monte, vi resteranno alcuni mesi prima di essere scarcerati in libertà vigilata. Il processo si svolgerà solo sette anni dopo e si concluderà con la loro assoluzione. Mentre l'inchiesta contro il carabiniere che sparò a Lorusso e al capitano che lo comandava si concluderà con l'archiviazione del caso.

Esiste una leggenda metropolitana secondo la quale Alice continuò a trasmettere, ancora per qualche tempo, usando come studio radiofonico un camioncino che si spostava lungo i colli bolognesi; la polizia per un po' quel camioncino lo cercò davvero. Oggi sappiamo che Alice morì in quei giorni di marzo, ma delle volte camminando lungo Via del Pratello si sente ancora risuonare quella canzone “Lavorare con lentezza, senza fare alcuno sforzo, ritmo pausa pausa ritmo…” allora credi che forse, un giorno, qualcuno come Alice possa anche tornare a “dare voce a chi non ha voce”.

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