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Scritto da nel Numero 5 - 1 Novembre 2006, Politica | 0 commenti

Anche gli dei si inciampano

Il mito platonico racconta ormai da qualche millennio che nell'Empireo le Idee viaggiano su di una biga finche' non vengono disarcionate ed inciampandosi cascano sulla Terra, dove rimangono intrappolate nelle imperfette e molteplici forme del mondo reale: si incarnano nel corso del Tempo, talvolta sotto le vesti di momenti storici, di eventi epocali, cosi' come ogni giorno nella nostra vita, nelle assolate domeniche, nelle notti piu' buie. Si dice che ogni Mito celi la Verita'.

Cinquant'anni fa si e' inciampata un'Idea con la I davvero maiuscola. A Budapest, nel 1956. Scendono in piazza gli studenti e la popolazione, per manifestare quei sentimenti che una dozzina d'anni dopo invaderanno l'Europa occidentale e gli Stati Uniti. Ecco per la prima volta apparire il problema della democrazia moderna, la liberta'. Proprio quella stessa liberta' nel nome della quale gli Alleati avevano vinto la seconda guerra mondiale voleva uscire di casa e salire fino al cielo con le sue forze.

A Budapest, nel 1956, non ce l'ha fatta. Dopo pochi giorni di flebili speranze la reazione sovietica ha ristabilito l'ordine predefinito a Yalta con la forza delle armi, ha stroncato la rivolta con i cannoni dei carri: se il comunismo e' la liberta', non c'e' liberta' al di fuori di esso.

Cosi' mentre nel mondo reale una rivolta veniva soffocata, lassu' nello speculare mondo delle idee cadeva prigioniero proprio il senso di quell'accostamento, tra il comunismo e la liberta', che aveva alimentato le speranze di generazioni di oppressi, di combattenti, di antifascisti. Il movimento comunsita mondiale non si rialzera' piu', abbattuto dalla propria violenta arroganza. L'idea del comunismo era ancora viva, ma la sua rincorsa verso la liberta' non avra' successo.

Il lettore si chiedera' come e' possibile accostare il mito di Platone alla cronaca ed alla storia. E' sufficiente rendersi conto con i propri occhi che le Idee per davvero cascano, altro che, si inciampano e vengono disarcionate.

Oggi le bighe hanno sempre due ruote, gareggiano, ma sono trainate da ben 250 cavalli. Il progresso ha cambiato le forme ma non la sostanza. Nell'assolata arena di Valencia una folla di circa 130.000 persone assiepate sulle colline e le tribune attende che i centauri si sfidino, che i toreador addomestichino le proprie belve per l'umano piacere della sfida. In pole position parte il Campione, colui che sembra reso invincibile da una corazza che nel momento del bisogno abbatte il rivale, Valentino Rossi, infallibile e chirurgico, il Dottore, in grado di pilotare la moto verso l'eternita' del Mito. In quinta posizione parte il rivale, giovane americano pilota della moto giapponese migliore, abbattuto dal compagno di squadra nella gara precedente, in testa per tutto il campionato grazie alle sfortune altrui ed alla propria costanza. Sembrava un finale gia' scritto, ma qualcosa di cosmico regnava domenica scorsa nell'arena. Lungo un trenino in fila indiana che percorreva una delle solite curve abbiamo visto una gialla biga Yamaha disarcionare il suo cavaliere. In un momento tanti anni di certezze, di ovvie ed ormai scontate vittorie, si sono ritrovati prigionieri di un errore umano che rendera' vana la stoica rincorsa successiva. Dalla Gloria gia' scritta contro ogni scaramanzia alla Polvere della via di fuga il passo e' breve.

Cosi' noi qui sulla terra si resta attoniti, ad ascoltare la modernita' che ci passa davanti, i rombi assordanti delle macchine e dei motori, gli spari nella notte, mentre la nostra mente libera cerca una via di fuga nelle Verita' dei nonni, del Mito, in quelle ragioni di sempre che accompagnano dai suoi albori la storia dell'umanita'.

Cosi' ci ritroviamo in un'assolata domenica pomeriggio a vivere questo brivido lungo la schiena che scorre quando sono le Idee a festeggiare le proprie ricorrenze.

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