Attrazione fatale
Sono trascorsi 70 anni da quando la cima del K2 venne raggiunta dall’ uomo per la prima volta.
Il 31 luglio 1954, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli piantarono la bandiera italiana sulla seconda vetta più alta del mondo, doppo l’ Everest. Situata nel Karakorum pakistano, il K2 supera di gran lunga la vetta himalayana quanto a difficoltà tecniche ed è considerata dagli alpinisti una delle montagne più affascinanti.
Reinhold Messner, che raggiunse la cima nel 1979, la definì “ la più bella delle vette più alte “, paragonandola all’ opera di un’ artista.
Pareti verticali, profonde gole innevate, minacciosi ghiacciai sospesi e come se non bastasse un clima imprevedibile con tempeste che possono scatenarsi all’ improvviso e durare per giorni e giorni, rendono il K2 una sfida difficilissima per gli alpinisti, come testimoniano le cronache di numerose spedizioni finite tragicamente.
L’impresa del 1954 fu un successo indiscutibile che aveva anche un connotato politico, dimostrare la ripresa di un paese come il nostro, uscito a pezzi dalla Seconda guerra mondiale.
Alla vittoriosa ascensione, da allora il K2 viene chiamata la montagna degli italiani, fecero seguito anni di polemiche sul ruolo avuto da Walter Bonatti, la cui importanza per la riuscita dell’ impresa fu definitivamente riconosciuta solo dopo decenni.
Prima del 1954, altre cinque spedizioni avevano tentato la scalata al Karakorum 2, nome esteso del K2. Fra queste un’ altra italiana, quella del duca degli Abruzzi, che nel 1909 raggiunse per la prima volta su quella montagna la quota di 6666 metri. A quel punto dovettero desistere per le insormontabili difficoltà e il clima avverso, tanto che il capo spedizione dichiarò il K2 inviolabile.
Resta comunque un’ impresa notevole per quei tempi, non è un caso se alla via più famosa e impegnativa, dell’ ascesa alla montagna è stato dato il nome di Sperone degli Abruzzi.
Precedente alla spedizione italiana, e primo tentativo di conquista del K2, fu quello organizzato nel 1902 da parte di Aleister Crowley. Un singolare personaggio, libertino, esperto di magia, poeta e anche scalatore. La sua spedizione giunse alla quota stimata di 6461 metri, prima di rinunciare.
Queste spedizioni pionieristiche non contarono vittime fra i loro componenti e, anche se si conclusero con degli insuccessi, ebbero il grande merto di fornire indicazioni utili per le ascensioni successive.
Ma il K2 non tardò a mietere vite. La tragedia più grave sulle sue pareti fu quella dell’ agosto 2008, quando morirono 11 alpinisti e altri se la cavarono per il rotto della cuffia. Fra questi lo scalatore italiano Marco Confortola, sopravvissuto a un bivacco a 8.400 metri che gli è costato tutte le dita dei piedi.