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Scritto da nel Media e Cultura, Numero 172 - Archivio 2023 | 0 commenti

Il domani si costruisce oggi

Il domani si costruisce oggi

Messa alle spalle l’emergenza pandemica e in attesa di mettere alle spalle del tutto l’esperienza del Covid, la cui endemia non può rassicurare quelli che abbiamo imparato a definire fragili, torniamo su due libri che in tempo di lockdown ci hanno fatto riflettere, giacché la contingenza spingeva (e il buon senso spinge) alla ponderazione di tante questioni: la salute di sé e dei propri cari, l’insicurezza sul lavoro, il timore di non disporre di una sufficiente solidità economica. Tutto questo riguarda la nostra sfera personale, ma c’è ben altro che ci riguarda davvero intimamente. È il mondo.
Prendere coscienza del proprio ruolo di fondamentale tassello è il primo modo per agire con responsabilità nei confronti del pianeta e delle generazioni che verranno, due macrosoggetti che sono saldamente legati dalla parola futuro. Una parola che riguarda altri da noi, ma che siamo noi a costruire. Questo legame a doppio filo salta agli occhi ne Il tempo e l’acqua, un libro insieme personale ed estroverso in cui l’islandese Andri Snær Magnason affronta con un approccio tutt’altro che superficiale tematiche importanti che troppo spesso sono sulla bocca di molti senza trovare sfogo in una risposta reale. Ventisei dissertazioni, racconti, indefinibili capitoli di un volume che si legge volentieri (merito anche della traduttrice, Silvia Cosimini), e che obbliga ad agire, più che al riflettere sull’agire. Il libro si chiude con un gioco in cui una nonna chiede alle nipotine quando sarà ancora vivo qualcuno a cui vogliono bene. Immaginando che si viva da ottanta a novant’anni, e prendendo come esempio proprio i loro nipoti, fra duecentocinquant’anni sarà ancora in vita qualcuno che hanno conosciuto e a cui hanno voluto bene. Ecco così “l’arco di tempo sul quale potete avere un impatto diretto (…). Qualsiasi cosa facciate ha una sua importanza. Voi create il futuro ogni giorno che passa”.
Di futuro tratta anche un saggio di una decina di anni fa di Marc Augé, opportunamente ripubblicato da elèuthera per via del contenuto che cade a proposito in questo particolare periodo storico. In Che fine ha fatto il futuro? (la traduzione è di Guido Lagomarsino) il grande antropologo francese passa dalla trattazione delle questioni legate alla fruizione dello spazio alla dimensione del tempo. L’analisi prende in esame più concetti e più argomenti. Lo sviluppo e la globalizzazione, il passato e la contemporaneità e tutto ciò che vi è legato: la coscienza storica, la modernità, e poi l’avvenire. Proprio questo manca alla nostra attualità, vessata da un complesso di dominî sociali ed economici tale da schiacciarla, comprimerla su di sé per cancellarne la naturale tendenza evolutiva. Che non può rinunciare al suo carattere universale, e infatti Augé impernia la questione su una domanda che dobbiamo porci: “come possiamo attrezzarci nella misura del possibile perché l’avvenire sia di tutti?”. Alla fine del ragionamento, la chiave per uscire da questa stanza buia sta nell’istruzione, nella proposta conclusiva di “un’utopia dell’educazione per tutti, indispensabile per la scienza come per la società (…). Il sapere, al contrario dell’ideologia, non è una totalità né un punto di partenza. Si tratta allora di governare in vista del sapere, di assegnarsi il sapere come fine individuale e collettivo. Quindi, finalmente, di ritornare a un pensiero del tempo e fare una ragionevole scommessa: il giorno in cui sacrificheremo tutto al sapere, avremo in cambio ricchezza e giustizia”. E così faremmo corrispondere l’utopia alla legittima aspirazione.

Andri Snær Magnason, Il tempo e l’acqua, Iperborea, Milano 2020, 352 pagine, € 19,50

Marc Augé, Che fine ha fatto il futuro?, elèuthera editrice, Milano 2020, 168 pagine, € 14

(10 ottobre 2023)

 

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