Il MEI Museo dell’emigrazione di Genova
La vita casualmente dal 1991, quando fui proposto come rappresentante dell’Ateneo nella Consulta regionale, mi ha portato a frequentare il mondo dell’emigrazione, in particolare dall’Emilia Romagna.
Essendo a Savona (mia città natale, anche io sono un emigrato da 55 anni, e per questo molto sensibile a questi sentimenti) mi sono recato a visitare il MEI nella Commenda di Prè, subito di fronte alla Stazione FS Principe, inaugurato da pochi mesi.
Mi aspettavo di trovare traslocati qui i materiali presenti nel non lontano Galata Museo del Mare, che ospita la sezione sui viaggi transoceanici “Memoria e Migrazioni” e la sezione sull’immigrazione, “Italiano anch’io”; invece si tratta di una realizzazione tutta nuova e virtuale, praticamente senza oggetti, ma solo apparati televisivi, che si sviluppa su 3 piani divisi in 16 aree dove si può ripercorrere le molteplici storie delle migrazioni italiane, dall’Unità d’Italia (e ancora prima) alla contemporaneità. Genova è una città fortemente legata all’emigrazione: da qui, sono partiti milioni di italiani diretti alle Americhe, all’Africa, all’Asia e all’Australia. Qui, da tutta Italia, sono arrivati uomini e donne che lasciavano tutto – lavoro, casa, affetti – per giocarsi un viaggio senza ritorno. Le storie di vite dei migranti sono narrate attraverso fonti di prima mano, come le autobiografie, i diari, le lettere, le fotografie e attraverso i giornali.
Un museo avvincente e empatico, multimediale e interattivo, dove “fare esperienza”; l’ultima frontiera dell’innovazione nei musei. Vedere, ascoltare, imparare e mettersi alla prova, negli allestimenti scenografici di uno degli edifici medievali più antichi della città, che in origine dava ospitalità ai pellegrini.
L’Istituto “Fernando Santi” Emilia Romagna APS, del quale sono segretario, ha realizzato venti filmati che raccolgono testimonianze di emigrati o loro discendenti, cofinanziato dalla Consulta, che troveranno ospitalità nel Museo. Ora si possono trovare nel sito del Migrer, segnalo in particolare quella della figlia di un emigrato in Belgio da Monghidoro che oggi è Sindaco del suo paese Rebecq! Qual migliore esempio di integrazione?
All’allestimento di questo museo ha contribuito anche lo staff della Consulta degli Emiliano-romagnoli nel mondo che cura il museo virtuale MIGRER, che contiene una copiosa documentazione concentrata però sulla nostra regione. Mi ha quindi colpito vedere persone che conosco citate in pannelli: anche loro sono diventate pezzi da museo…
Ulteriori informazioni si trovano:
https://www.museidigenova.it/it/mei-museo-dellemigrazione-italiana