Appuntamenti mancati
Sono fra i corpi celesti più affascinanti del cosmo, ma le comete scontano la loro bellezza con una grande fragilità. Composte prevalentemente da sostanze volatili ghiacciate e frammenti di rocce, in un ambiente difficile come il cosmo si trovano a essere il classico vaso di coccio di manzoniana memoria.
E’ ormai accertato che la loro origine sia nella nube di Oort, una vastissima regione ai margini estremi del sistema solare, e nel loro peregrinare cosmico le comete si spingono fino allo spazio profondo. Un cammino a volte molto lungo e, che può anche rivelarsi fatale: alcuni di questi corpi celesti completano la loro orbita intorno al Sole in milioni di anni.
Fra le comete avvistate nel corso dei secoli, accanto a quelle che compaiono con regolarità a portata degli occhi terrestri, come quella di Halley, ce ne sono altre delle quali si è atteso invano il ritorno. Durante la loro corsa nello spazio questi corpi celesti possono infatti subire fatali variazioni di traiettoria.
Il record della longevità spetta proprio alla cometa di Halley, che da più di venti secoli, il primo avvistamento conosciuto risale al 240 avanti Cristo, compare regolarmente ogni 76 anni. Una puntualità che ha consentito di osservarla per la prima volta a distanza ravvicinata nel 1986 con la missione Giotto. Le sorprese non sono mancate.
La cometa, composta essenzialmente di ammoniaca ghiacciata e rocce, rivelò un nucleo simile a una gigantesca patata, lungo circa quindici chilometri e largo otto. La superficie esposta al Sole aveva una temperatura di 47 gradi centigradi, un dato che stupì gli astronomi.
Proprio il perielio, il transito in prossimità della nostra stella, rappresenta uno dei momenti più delicati per le comete. Nel 1979 fu osservata la prima cometa cadere sul Sole e pare che i suicidi cometari siano più diffusi di quanto si pensi.
Il più recente è dello scorso gennaio. SOHO, il telescopio solare spaziale gestito da Nasa e Agenzia Spaziale Europea ha avvistato una cometa durante il suo ultimo transito radente al Sole. Il corpo celeste faceva parte delle cosidette comete radenti di Kreutz, caratterizzate da orbite con perielio vicinissimo alla nostra stella, Questi kamikaze cosmici sono quel che resta di un’unica grande cometa, frantumatasi secoli fa.
Stesso sorte è toccata nel 2012 alla cometa Ison, che aveva affascinato per la sua eccezionale luminosità. La traiettoria a sfiorare il Sole non le ha lasciato scampo.
Non solo la nostra stella può essere un’ ultima Thule per questi corpi celesti. Famoso il caso della cometa Shoemaker-Levy 9 negli anni novanta dello scorso secolo. L’ orbita eccentrica dell’ oggetto celeste lo condusse troppo vicino a Giove e l’ attrazione del pianeta gigante gli fu fatale. La cometa finì sbriciolata e i frammenti precipitarono negli strati superiori dell’ atmosfera gioviana. L’impatto fu osservato sia da strumenti a terra che dal telescopio spaziale Hubble e dalla sonda Galileo, a quel tempo in viaggio verso Giove.