Un genio giocatore
” La vita sarebbe tragica se non fosse divertente. ” Dietro questa affermazione c’ è tutta la filosofia di Stephen Hawking, il grande cosmologo recentemente scomparso.
Costretto all’ immobilità da una malattia devastante, alla quale è sopravvissuto più di cinquanta anni rispetto a quanto previsto dai medici, lo scienziato britannico è riuscito a combattere il destino con una volontà di ferro e una buona dose d’ ironia.
Ironia che Hawking era riuscito a portare all’ interno di un ambiente apparentemente serio come quello scientifico.
Emblematici, in tal senso, sono gli aneddoti sulle scommesse che l’ astrofisico britannico aveva l’ abitudine di fare con diversi colleghi.
La natura delle scommesse era rigorosamente scientifica e tutto partiva da esperimenti concettuali, che portavano alla luce paradossi e conflitti fra i principi fondamentali della fisica.
Hawking era affascinato dai buchi neri, misteriosi oggetti cosmici dotati di un’ immensa forza di gravità che li rende simili a colossali aspirapolvere spaziali. Li ha studiati per tutta la vita, facendone anche l’ argomento di un libro, diventato best-seller di divulgazione scientifica.
La presenza o meno di un buco nero in Cygnus X-1, una sorgente di raggi X osservata da tempo, fu all’ origine della scommessa fra Stephen Hawking e Kip Thorne, nel 1974. La sfida venne formalizzata su un foglio con le firme di entrambi, incorniciato e appeso nell’ ufficio di Thorne. La posta in gioco, se avesse vinto Hawking, era un abbonamento annuale alla rivista «Private Eye», in caso di vittoria di Thorne, come avvenne, un abbonamento a «Penthouse».
Qualche anno dopo, Hawking ipotizzò che gettare una certa quantità di informazione, intesa come un qualsiasi oggetto materiale, in un buco nero, voleva dire perderla per sempre. I buchi neri erano trappole senza ritorno, secondo lui. Una linea di pensiero che non era condivisa da diversi colleghi di Hawking. Questa divergenza di opinioni divenne oggetto di diverse scommesse.
Famosa è quella fatta con Don Page nel 1980. Hawking cedette nel 2007 e, con tanto di resa firmata dall’ impronta del suo pollice, gli pagò il dollaro pattuito.
Nel 1991 fu la volta di una sfida, sempre sulle caratteristiche dei buchi neri, con John Preskill. Anche in questo caso Hawking cedette, nel 1997, ma solo a causa di un dettaglio tecnico, dichiarò. Pegno della scommessa era un’ enciclopedia del baseball.
Che Hawking amasse le sfide e il rischio appare evidente in questo aneddoto, raccontato da un suo grande amico, e rivale di sfide intellettuali, Leonard Susskind.
“ Stavamo passeggiando su una delle famose colline spaccafreni di San Francisco. Stephen era con noi, sulla sua sedia a rotelle motorizzata. Quando arrivammo al punto più ripido, si illuminò del suo sorriso diabolico. Senza esitare un secondo, si lanciò lungo la discesa a tutta velocità, facendoci trasalire. Lo inseguimmo, temendo il peggio. Quando arrivammo in fondo, lo trovammo sorridente sulla sua sedia. Stephen Hawking, lo stuntman della fisica. “