The Shape of Water
di Guillermo Del Toro, film Leone d’Oro alla 74° Mostra del Cinema di Venezia.
E’ il 1962 e siamo a Baltimora nello stato federale statunitense del Maryland, situato lungo la costa orientale. Elisa, dopo aver perso la voce da bambina, conduce una vita spenta, scandita dalla routine della sveglia del mattino, dal bus preso all’alba per recarsi al lavoro, dal rapporto con il vicino di casa che fa l’illustratore. Ma un giorno, all’interno del laboratorio dove lavora come donna delle pulizie, accade un fatto straordinario e del tutto inaspettato. Aprendo una porta trova una strana creatura dentro l’acqua, tenuta prigioniera da un gruppo di scienziati per essere studiata. Nasce così un rapporto tra il mostro e la ragazza (forse una citazione della storia della Bella e la Bestia), si sviluppa un legame sempre più forte, così Elisa supportata dalla sua collega Octavia e dal vicino di casa decide di rapire il mostro anfibio e di portarlo a casa sua.
Riesce a sistemarlo all’interno della vasca da bagno e il rapporto diventa sempre più forte, un amore romantico e travolgente.
Ma i due amanti sono ostacolati da un complotto tra gli scienziati americani e quelli sovietici (siamo in piena guerra fredda) spie, traditori, assistiamo a sparatorie dove i cattivi hanno sempre la peggior sorte.
Questa storia con delicatezza e una certa sensibilità affronta il tema della paura, spesso ingiustificata verso il diverso, tratta del riscatto di una classe subalterna capace ancora di provare sentimenti e solidarietà verso il prossimo.