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Scritto da nel Internazionale, Numero 144 - 1 Ottobre 2017 | 0 commenti

Omaggio alla Catalogna

Omaggio alla Catalogna

Nei giorni in cui tutti noi europei abbiamo seguito con un interesse speciale le vicende di Catalogna sono rimasto colpito per quanto le persone si siano sentite coinvolte da ciò che accadeva nella regione spagnola a noi geograficamente più vicina. Al bar, al supermercato, dappertutto ci si chiedeva conto di qualcosa che stava succedendo ma che sfuggiva alla diretta mediatica che tanto trastulla e poco appassiona. Già, perché qui si parla di una questione che evidentemente appassiona perfino gli italiani, perfino gli abitanti di una provincia che di idee indipendentiste non sa che farsene.

Gli europei non hanno seguito – non stanno seguendo – le notizie che provengono dalla Catalogna perché interessati al referendum o incuriositi dalla violenza della polizia (di cui peraltro i telegiornali riboccano ovunque, e che peraltro sembra aver abituato i cittadini all’ignavia). No, gli europei hanno seguito un movimento spontaneo, un moto popolare, un istinto progressista di persone che intendono determinare qualcosa che le riguarda da vicino.

Ho sentito da più parti commentare in più modi l’accusa che molti manifestanti catalani hanno rivolto ai poliziotti: modi fascisti. Beh, i catalani ne sanno qualcosa e forse dovremmo loro un po’ più di rispetto nell’ascolto, dato che sono stati soggetti a quarant’anni di dittatura fascista – fino al 1975 – e che la monarchia spagnola ha ereditato il potere non per legge salica ma per disposizione normativa del dittatore, Francisco Franco. Un esempio lampante di quanto la questione fascista non sia superata in quel paese sta nell’emblema della Guardia Civil: una spada incrociata a un fascio littorio ai quali non manca la benedizione regale della corona borbonica.

Ebbene, c’è un testo che possiamo leggere o rileggere, tutti quanti, per capire le origini di quel che sta accadendo in questi giorni intorno a Barcellona, Girona, Lleida e Tarragona. Quando l’amico Nicola mi suggerì questa lettura disse: vi si percepisce tutto il fermento che c’era, e la straordinaria occasione che si è perduta, e si capiscono tante cose successe in seguito. Aveva ragione a dirlo, e nel far mie le sue parole invito chi legge ad andare in libreria e acquistare Omaggio alla Catalogna, in cui George Orwell – sì, proprio lui – racconta la sua esperienza nelle fila repubblicane durante la guerra civile spagnola (fu peraltro gravemente ferito). Quando domenica ho visto quello straordinario numero di persone riversarsi in strada per le uniche ragioni di andare a votare e di rivendicarne per tutti il diritto, ho sentito scorrere in me le parole di Orwell a riguardo della partecipazione popolare, del sostegno intimo e pubblico che la gente di Catalogna dette a quella battaglia per la repubblica e contro la tirannia. Una battaglia per la democrazia che perfino gli anarchici combatterono, sperando e credendo in un passaggio che in ogni modo avrebbe portato un grande miglioramento delle condizioni di vita e un avvicinamento importante alla libertà.

Indipendentemente dalle posizioni politiche che si hanno, ci sono alcuni fatti innegabili. Due su tutti. Molti catalani vogliono l’indipendenza dalla Spagna sulla base di valide ragioni culturali e politiche; quasi nessun catalano vuole uscire dall’Unione Europea. E poi altri due: il governo spagnolo ha agito in maniera oppressiva, e le forze di polizia spagnole si sono lasciate andare a comportamenti violenti contro coloro che vogliono far rimanere concittadini. Un controsenso che trova motivazione solo nella necessità economica e finanziaria – e quindi capitalistica – di mantenere lo status quo tralasciando la pulsione autentica dell’umano per la libertà. Ma nel tempo, e con i modi che serviranno, l’umanità arriverà a quella giustizia collettiva che garantirà la libertà di ciascuno.

Per il momento molti catalani hanno alzato la testa. Chi vuol guardare una persona a testa alta deve alzarla a sua volta, e ci si augura che i governanti spagnoli riescano in tale sforzo. Nel mio piccolo, mi è impossibile non professare la sincera ammirazione per chiunque diffonda sentimenti di libertà in un pianeta ancora ricco di nette prevaricazioni o di striscianti ingiustizie.

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