Un Paese non governato
In questa lunga e contorta fase di transizione della vita politica, economica e sociale del Paese si ha la chiara sensazione di non essere governati. A diversi livelli, il cittadino italiano, che di per sé non si impegna più di tanto nell’espletare i suoi doveri civici, ha la concreta impressione che nessuno si stia occupando delle piccole e grandi tematiche che concernano la società e la vita quotidiana.
Magari questa sensazione è accentuata dall’esistenza di un governo raccapezzato, privo di significative personalità, senza le giuste competenze ai vertici dei vari ministeri, appeso ai capricci dei partiti che stanno studiando semplicemente il modo migliore per continuare a galleggiare, tenendo ben saldi pezzi di potere anche nella prossima legislatura.
Qualche esempio. In molteplici zone d’Italia, è serio il problema della siccità. Nevica poco d’inverno, piove poco in primavera, piove poco o nulla d’estate. Ora, sapendo bene che la tendenza del clima nel presente e nel futuro è questa, è incomprensibile notare l’immobilità dei governi a tutti i livelli. Eppure un piano straordinario di manutenzione degli acquedotti, cura dei fiumi e dei laghi ed efficientamento della distribuzione idrica allevierebbe senz’altro il problema della carenza d’acqua, producendo peraltro posti di lavoro. Migliorando l’ambiente. Sulla prevedibile replica della scarsità di risorse economiche per finanziare un’operazione del genere, non è il caso neppure di soffermarsi: uno Stato che non ha le forze per gestire le proprie risorse idriche, non dovrebbe sedere fra i “Grandi” del Globo.
Altro problema conclamato, affrontato sempre e solamente nei convegni e non con provvedimenti di carattere nazionale: i cinghiali stanno devastando l’agricoltura. Introdotti qualche anno fa per soddisfare il divertimento della potente lobby dei cacciatori, gli ungulati si sono riprodotti a dismisura, incrociandosi con i suini nostrani e dando vita a creature dalla capacità riproduttive e di sopravvivenza clamorose. La loro fortuna è la grande presenza di spazzatura sparsa per il territorio italiano, ma anche la mancanza di decisionismo di amministratori e governanti. Occorre un piano serio per ridimensionarli, che includa la re-introduzione dei predatori (i lupi, con buona pace di chi, ancora, li considera una minaccia) e al quale faccia seguito un coinvolgimento iniziale ma anche un ridimensionamento successivo dei cacciatori, che hanno in fin dei conti causato il problema. Nulla, anche qui politicanti e governanti si muovono in ordine sparso, magari alzando la voce giusto per incassare qualche effimero applauso quando se ne parla.
Di altri esempi ce ne sono innumerevoli. Non sappiamo quale sia la posizione dell’Italia sulle grandi e piccole tematiche in politica estera. Non capiamo perché non si riesca a mettere in piedi un’organica riforma della giustizia, che includa modifiche sostanziali al Codice Penale, vista l’assoluta necessità dell’affermazione della legalità. E poi fanno rabbia l’abbandono del territorio, i depuratori che non funzionano, l’inefficienza di tanti servizi pubblici.
Non solo incapacità di formulare una legge elettorale, dunque. Ma anche di mettere in piedi un programma. Ovvio, i partiti (che sono fatti di persone, non sono figure astratte) sono fra i maggiori responsabili di questa sensazione, maledettamente vera, che il cittadino ha di «non essere governato». Fatta eccezione per i casi interessanti di amministrazioni «illuminate» (ovvero che fanno il loro lavoro con efficienza), né a Roma, né nei grandi Palazzi di Regione, evidentemente ci si occupa, con serietà, di rispondere alle esigenze dei cittadini, di risolvere i problemi. In aggiunta rispetto al passato recente, c’è stato il colpo di genio dell’eliminazione delle province (con annessa creazione delle entità misteriose chiamate «città metropolitane» distribuite peraltro con criteri discutibili), che ha ulteriormente allontanato lo Stato dai propri cittadini.