Hugo Pratt a Bologna
Non è strano che Corto Maltese ci accompagni in luoghi remoti, fatti della materia di cui sono fatti i sogni, e la mostra allestita per il suo creatore Hugo Pratt è proprio una di quelle porte dimensionali.
In mezzo alla storia di Bologna, rappresentata dalla mostra permanente nello storico palazzo di via Castiglione 8, ci troviamo catapultati nel fantastico mondo di Ugo Prat. L’infanzia a Venezia negli anni del Duce trascorsa con gli amici saltando sui tetti, l’adolescenza ad Addis Abeba al seguito del padre fascista, l’ultimo commiato al genitore che gli lascia in eredità i sogni de L’Isola del Tesoro, la vita da fumettista dopo la guerra e poi i viaggi, dapprima in Argentina e poi in giro per l’Europa, con la base in Laguna sull’isola di Malamocco.
Ciò che tocchiamo con mano tra una sala e l’altra è la figura di Corto Maltese come sintesi e protesi della storia personale dell’autore, compendio a futura memoria di una vita svolta davvero all’insegna dei propri sogni. Una infanzia presente in ogni luogo e in ogni tempo, ove ciascuno dei luoghi e degli incontri della vita letta e vissuta dall’autore trova ricomposizione nel girovagare globale del marinaio, nel suo incontrare i personaggi, nel suo soffermarsi a riflettere rivolto all’infinito, nel suo partire naufrago nell’Oceano Pacifico, fino a toccare i lembi più estremi del globo e della storia fino a raggiungere l’Isola di Mu. Viaggio che non termina con la vita del suo creatore, ma ne trascende l’esistenza: Corto Maltese vive ancora e la sua ultima edizione è del 2015, perché i sogni non si cancellano e perché l’arte è per sempre oltre la caducità dei propri autori.
Dalla vita terrena di Ugo troviamo però la strada per sentire al tatto e stringere nel nostro Io quella vita che nacque nel pugno di una matita. Possiamo nutrirci del senso di una presenza che al tempo stesso è stata italiana e francese, veneziana ed argentina, svizzera e inglese, globale e locale, e chiederci che cosa da quella Corte sconta detta Arcana possa mai accompagnarci fuori dalla dimensionalità quotidiana. Così mentre ce lo chiediamo le percezioni nostre si ampliano e il desiderio ci solleva dal peso della nostra giornata trasportandoci dentro le tavole e le frasi che fanno bella mostra nelle teche e sui pannelli.
Dopo aver acquistato una calamita che farà bella mostra di sé sul frigo, uscendo trasognati dalle sale ci chiediamo se in qualche luogo di quella Bologna storica ci sia una porticina dimensionale, chissà in un canale, in un voltone o in una corte, dove sedendoci su una sedia e indossando il cappello del marinaio potremo anche noi chiudere gli occhi e trovare la dimensione del nostro sogno.