L’alchimia del Crotone calcio volato in serie A
La provincia con il tasso di disoccupazione più alto d’Italia è volata in serie A. E lo ha fatto con una società che, a dispetto dei legittimi sospetti sui vertici, è stata impeccabile nella gestione delle risorse negli ultimi 23 anni, da quando cioè i fratelli Vrenna hanno rilevato la squadra rossublù in prima categoria.
Chi s’intende di calcio non reputa sconvolgente la promozione del Crotone in serie A. Prima o poi doveva accadere, vista la bravura del direttore sportivo Peppe Ursino nello scovare giovani talenti da rilanciare poi nei campionati più blasonati. Si rammenta che negli anni sono passati dall’Ezio Scida calciatori come Mirante, Gastaldello, Nocerino, Pellé, Sansone, Florenzi, Crisetig, Cataldi, Bernardeschi, Ogbonna e allenatori abili come Gasperini, Moriero, Lerda, Corini e Drago.
Certo, che potesse accadere proprio questo anno non se lo aspettava nessuno. Specie dopo le cessioni eccellenti di Maiello all’Empoli, Dezi (Napoli prima e poi Bari) e Ciano al Cesena (che ha seguito l’allenatore Drago). Ma ancora una volta, con pochi euro, Ursino ha realizzato un capolavoro. Prima individuando l’allenatore: Ivan Juric, solo un’esperienza da coach a Mantova ma tanti anni da calciatore prima a Crotone (fra gli artefici di una promozione in serie B) e poi a Genoa (team con il quale è salito dalla B alla A). Sempre seguendo mister Gasperini, suo ispiratore tattico. Fedele al 3-4-3, con grandi movimenti senza palla, azioni costruite sugli esterni altissimi e mirabolanti ripartenze.
Poi Ursino ha strutturato una squadra solida. Dapprima contrattualizzando tanti svincolati, la maggior parte dei quali era giunto in riva allo jonio già lo scorso anno: Martella (esterno ottimo, farà carriera), Cordaz (saracinesca sicurissima, il portiere meno battuto della categoria), il difensore Ferrari (Parma), Stoian (Chievo), Barberis, Zampano, Salzano. Rinnovando i prestiti di Balasa e soprattutto Ricci dalla Roma, nonostante lo scorso anno non avesse del tutto convinto (invece diventerà una grande ala destra o trequartista, la Roma lo riprenderà quasi sicuramente). Confermando capitan Claiton Dos Santos, straordinario centrale difensivo, insieme ai vecchi De Giorgio, Modesto, Cremonesi (ma anche Paro tornato dopo una vita questo anno) decisivi nel “fare spogliatoio”. E pescando diversi jolly: in difesa Yao, in prestito dall’Inter, puntualissimo nelle marcature e nell’impostazione; a centrocampo Capezzi in prestito dalla Fiorentina, un motorino inesauribile; in attacco Budimir, punta moderna che gioca per la squadra, pragmatico in zona gol (ottenuto in prestito gratuito e ora riscattato dal St.Pauli, serie B tedesca, per 1 milione di euro. Vale già 8 volte tanto) e Palladino, che non ha bisogno di presentazione e che a Crotone ha ritrovato lo smalto dei tempi migliori. Senza dimenticare Torromino e gli ottimi innesti del mercato invernale Garcia Tena in difesa (prestito dalla Juve) e Di Roberto (svincolato, punta trasformata in tornante da Juric).
Si è creata un’alchimia irripetibile. Con il gioco e i risultati la squadra ha preso fiducia partita dopo partita. Approfittando dell’andamento zoppicante delle altre vere pretendenti alla serie A. Grande merito ad allenatore, società, giocatori. In particolare al mister croato, che è riuscito a coinvolgere ogni singolo elemento della rosa in questo suo progetto tramutatosi in sogno realizzato. In senso concreto: basti pensare che per i rossoblù sono andati a segno ben 18 marcatori diversi in campionato, un record.
Nel suo stadio, il prossimo anno, presumibilmente ampliato a 16 mila posti sempre gremiti, il Crotone non farà da comparsa. Specie se si riuscirà a trattenere Juric e l’ossatura della squadra. Come insegna il Carpi: gli stessi giocatori che vincono il campionato cadetto, se ben allenati, possono salvarsi tranquillamente nella massima serie.
Crotone in seria A non può però rappresentare il riscatto di una città, di una provincia, di una regione in caduta libera. E’ solo esempio di un’ottima gestione di una società-azienda, nulla di più. E di una bella storia di sport come quella straordinaria del Leicester in Inghilterra.
Al contrario, Crotone è la dimostrazione del fallimento della politica industriale del boom economico, che ha illuso e lasciato in eredità, in città, grandi scheletri di cemento abbandonati (ex polo petrolchimico) e rifiuti tossici e tumori. Zone ampie da bonificare e infrastrutture pubbliche disastrate, a partire dalla ferrovia jonica.
Infine, si fa un gran parlare delle accuse di collusione con la ‘ndrangheta (imperante in città e provincia) rivolte al presidente Vrenna. Assolto dal tribunale di Crotone, ma la procura ha proposto ricorso in appello. Fra petrolieri e imprenditori rampanti, tra i proprietari delle società di calcio, Vrenna non sarebbe certo l’unico sul quale si potrebbero addensare ombre d’illegalità. Ma attenzione, il Crotone Calcio fa società a se. In caso di sequestro dei beni, rimane un’azienda, al contrario di tante altre nel settore calcistico, con un bilancio in verde.