In memoria di Giulio
Voglio ricordare Giulio Regeni anche dalle pagine web de L’Arengo, dopo che più volte lo abbiamo fatto in radio.
Lo voglio fare perché lo spirito con cui Giulio ha vissuto la sua esperienza in Egitto indica uno spirito libero, avventuroso e curioso che la nostra rivista di libero pensiero non può non onorare a dovere. Lo avremmo conosciuto più volentieri da vivo che in queste condizioni e se ci fossimo incontrati avremmo potuto discutere di che succede in quel Paese, come già abbiamo fatto con i nostri amici egiziani ai tempi della caduta di Mubarak.
Non possiamo far finta di niente solo perché Al Sisi è un dittatore laico e considerato che in base a valutazioni di realpolitik possiamo preferirlo a una democratura islamista. Non possiamo dimenticarci di lui perché se la sarebbe andata a cercare, perché avrebbe fatto meglio a starsene a casa, perché chissà che cosa avrà mai combinato per finire così. In tali casi non sarebbe stata la tortura la pena da comminare, ma un regolare processo, a meno di non voler abiurare il nostro secolo dei Lumi che da più di 200 anni ci consente all’Homo erectus di camminare davvero a testa alta.
La sua drammatica tragedia testimonia il fatto che al di là di ogni considerazione di realpolitik l’impegno per i diritti umani, la libertà di pensiero e di espressione devono informare i rapporti internazionali, le attività dei Governi e gli equilibri geopolitici. Il relativismo che ci lascia inerti e ignavi di fronte alle ingiustizie in luoghi lontani da noi mostra tutta la sua ipocrisia quando ci si avvicina così prepotente alle porte di casa, sia che sia un atto di terrorismo in Europa, sia che colpisca nostri concittadini fuori dai confini. Il significato dell’internazionalismo dei valori universali dell’uomo richiede per essere effettivo di essere esercitato e la vita di Giulio sta a testimoniare la sfacciata determinazione di chi lo fa.
In queste situazioni il dolore della famiglia, che sente sulla propria pelle il valore della vita del parente morto, si trasforma in una determinazione implacabile nel cercare chiarezza, nel chiedere dignità e nell’ereditare il significato politico delle battaglie che Giulio conduceva.
Una battaglia tanto delicata quanto essenziale, intorno alla quale vogliamo stringerci anche noi.