Il rapporto scuola-territorio nella realtà meridionale
La ricerca intorno al territorio costituisce uno dei punti di maggiore impegno e interesse nell’attuale dibattito politico e culturale. Oggi è possibile considerare la problematica territoriale in un’ottica nuova che consente di cogliere gi gli aspetti salienti di questa complessa realtà socio-culturale. Questo nuovo approccio consente di elaborare ipotesi di intervento che adottino il criterio dell’analisi locale dei bisogni comunitari per coordinarli e comporli in una prospettiva di programmazione globale e integrata.
In questa accezione moderna e rivisitata la dimensione territoriale si configura come realtà dinamica in senso antropologico e il territorio viene visto e considerato come fatto socio-culturale che coincide con l’intero sistema di vita della comunità che vi è insediata. Una realtà complessa che pulsa della vita dei suoi abitanti ed in cui è possibile cogliere una serie di problemi e bisogni corrispondenti alla varietà degli aspetti socio-culturali che la caratterizzano e dal cui soddisfacimento dipendono la vita e lo sviluppo dell’intera comunità.
Problemi e bisogni che toccano anzitutto i settori della produzione e del consumo dei beni, ma interessano anche e soprattutto gli ambiti dell’organizzazione e dello sviluppo della vita sociale, visti principalmente come esigenze e richieste di formazione continua.
Proiettando questa nozione di territorio nell’analisi della realtà meridionale, emergono ed esplodono ben presto numerosi problemi, primo fra tutti, il drammatico divario Nord-Sud. Problema nodale che si carica di tanti altri aspetti della vita sotto il profilo umano, sociale, politico ed economico.
A livello scolastico l’enorme divario tra Nord e Sud del Paese è, purtroppo, ancora più accentuato rispetto agli altri ambiti dell’organizzazione sociale. Ciò anche a causa dell’isolamento culturale del Meridione rispetto al Centro-Nord: è noto che la stragrande maggioranza delle agenzie culturali, editoriali e di formazione è concentrata nell’Italia centro-stettentrionale, anche se negli ultimi anni l’Università della Calabria rappresenta una realtà di tutto rispetto.
Le ben note carenze strutturali che caratterizzano le regioni meridionali e le sue istituzioni sono da ricondurre principalmente ad una situazione complessa che ha radici e motivazioni storiche e culturali antiche, aggravata da carenze e latitanze moderne.
In questo scenario qual è il ruolo della scuola ?
Da sempre i grandi meridionalisti hanno considerato molto importante l’azione della scuola per la soluzione del “problema meridionale”. Ancora oggi viene riconosciuta ed affermata la “dimensione educativa” della “questione meridionale”. La scuola viene individuata come area privilegiata in cui l’impegno educativo può assumere un’incidenza particolarmente rilevante per la formazione umana e civile delle nuove generazioni. La maturazione di una coscienza umana e civile, fondata sui valori della vita, della libertà, della legalità, della non violenza , della solidarietà può e deve costituire, nella scuola, un obiettivo prioritario per un sforzo autentico di partecipazione all’opera di ricostruzione morale e di sviluppo economico e sociale.
Indubbiamente i problemi delle aree meridionali sono principalmente problemi di scelte politiche. Ma l’elemento culturale e formativo rappresenta un fattore interagente con quelle scelte in quanto contribuendo all’elevazione sociale e civile della comunità, esso concorre, insieme agli altri fattori, allo sviluppo del territorio.
La scuola assolve a questo compito evitando l’isolamento. Un atteggiamento di chiusura non giova certamente alla scuola e alle sue specifiche finalità. Solo attraverso un costume di ampia partecipazione e di consapevole coinvolgimento si stimola un fecondo rapporto in cui “fare ricerca” è anche “fare società” oltre che “fare cultura”.
Instaurando un rapporto organico con il territorio, la scuola si apre ad esso e con esso integrandosi ne interpreta autenticamente esigenze e bisogni.
Ricercando il giusto raccordo con la collettività l’istituzione educativa qualifica e rinvigorisce la sua azione. Appropriandosi, per altro verso, della funzione promotrice il fatto educativo si configura complessivamente come potente fattore di sviluppo.
Forse questo è l’unico modo per aiutare l’uomo contemporaneo a non essere semplice fruitore dei servizi e succube delle decisioni altrui, appropriandosi del ruolo di protagonista del proprio destino.
In questo impegno la scuola non può restare sola: alla sua azione culturale e promotrice devono sinergicamente raccordarsi gli interventi generali di politica economica e sociale, riferiti all’intera situazione di crisi della realtà meridionale.