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Scritto da nel Internazionale, Numero 123 - 1 Ottobre 2015 | 0 commenti

Gli ultimi giorni di Assad? Putin prova a salvarlo

Gli ultimi giorni di Assad? Putin prova a salvarlo

“L’unico modo giusto di lottare contro il terrorismo internazionale è agire in anticipo, combattere e distruggere miliziani e terroristi sui territori già occupati da loro e non aspettare che arrivano a casa nostra” così sentenziò Valdimir Puntin che torna alla ribalta della politica internazionale con la Russia che si appresta a presentare al Consiglio di Sicurezza Onu una bozza di risoluzione per costruire una coalizione anti-Isis che includa il presidente siriano Assad e l’Iran. La notizia, diffusa ieri dall’ANSA parla di una bozza che esorterebbe a lottare contro i gruppi estremisti “in coordinamento con i governi degli stati colpiti”.

Dalle parole ai fatti perché i jet russi sono entrati in azione, l’ultima volta che Putin ha chiesto al Senato russo il permesso di inviare truppe all’estero e’ stato nel marzo del 2014 poco prima dell’annessione della Crimea. Durante la seduta del Senat, come riporta l’agenzia Tass, il portavoce del Cremlino ha poi sottolineato che la Russia sara’ “l’unico paese” a intervenire militarmente in Siria contro l’Isis nel rispetto del diritto internazionale perché la decisione di lanciare dei raid aerei arriva in seguito alla richiesta di assistenza militare ricevuta dal presidente siriano Bashar al-Assad.

Azione militare non proprio gradita dagli Stati Uniti, Obama vede Assad come un ostacolo per la democrazia e negli ultimi giorni e ore ci sono stati più di un contatto tra Usa e Russia per evitare scontri aerei in Siria - Il responsabile del Pentagono, il segretario alla Difesa Usa Ash Carter, ha chiesto di avviare contatti con la Russia sulle operazioni aeree in Siria per evitare che i raid lanciati da Mosca e quelli americani collidano o ‘ostruiscano’ lo spazio a vicenda. Lo riferisce un portavoce del Pentagono.

Proprio durante il recente incontro a margine dell’assemblea generale dell’Onu, Vladimir Putin e Barack Obama “si sono detti d’accordo sul fatto che Stati Uniti e Russia hanno un interesse comune nella lotta contro l’Isis in Siria” e “sulla necessita’ di istituire un canale di comunicazione per prevenire una mancanza di intesa tra le unità della coalizione con a capo gli Usa e la Russia”. Sulla crisi siriana Putin si è sforzato di affermare che Bashar al-Assad deve assumere una “posizione attiva e flessibile” e deve essere pronto “per i compromessi nel nome del suo paese e del suo popolo” oltre a sottolineare la necessità di “riforme politiche e dialogo tra tutte le forze sane del paese”.

 

Tuttavia nonostante la diplomazia offra sforzi nel cercare di rappresentare un fronte comune anti – Isis, le posizioni di Putin e Obama sono diametralmente opposte e ciò si manifesta nelle ordinarie giornate di guerra che affligge ormai da troppo tempo questo angolo del mondo.

Un gruppo di ribelli siriani sostenuto dagli Usa ha accusato la Russia di aver compiuto raid aerei sulle sue posizioni nella città di Latamna, nella provincia di Hama, in Siria, il gruppo, noto come Tajamu Alezzah, non ha precisato quali obiettivi siano stati colpiti. Allo stesso tempo gli Usa affermano che i primi bombardamenti operati dai russi nella zona di Homs non ha colpito zone occupate dal califfato.

 

E Assad che fa?Gradito a Puntin inviso a Obama, così come a gran parte dei paesi arabi che dopo una fase di “neutralità” sono scesi in campo dalla parte di Obama. Mentre il ministro degli esteri Gentiloni parla di “spiragli” e “aperture” verso un passaggio di consegne al governo la Lega Araba minaccia il presidente siriano “lasci o lo cacceremo noi”. Dalla sua parte il presidente siriano non sembra abbia intenzioni di mollare. Assad non è Gheddagi o Saddam Hussein, ma ha lo stesso orgoglio, quello di chi vede il proprio Paese come proprietà privata. Assad rispetto ai citati Gheddafi e Hussein veste come un occidentale, ha toni pacati, parla inglese, ha vissuto in Eruopa, lavorando anche in Inghilterra. Secondo una leggenda, riportata anche da Anna Momiglianao su Panrama, sette anni fa Assad minacciò Rafiq Hariri, allora primo ministro libanese, poi ucciso in un misterioso attentato, così : “Non metterti contro di me, perché se io cado, trascinerò il Libano all’inferno con me”. Sarà pronto a trascinare con se un intero Paese, la sua “amata” Siria?

 

Assad è isolato, ha i giorni contati ma toccherà ora alla comunità internazionale decidere quale strategia adottare, dopo la primavera araba e il ritorno del Califfato per Obama è vietato sbagliare, il rischio è quello di consegnare alle future generazioni un mondo fatto di guerre al sud e di interminabili flussi di profughi per il nord dell’Europa.

 

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