Irlanda: addio “Double Irish”
Quando la “CelticTiger”ruggiva, l’Irlanda era uno dei luoghi più appettibili d’Europa per le aziende. La creatività di Dublino aveva reso l’Isola di Smeraldo un vero e proprio paradiso fiscale legalizzato all’interno del Vecchio Continente: la “CorporateTax” al 12,5%-tra le più basse d’Europa - e, soprattutto, il “DoubleIrish” ovvero tasse bassissime-tendenti allo zero - sui profitti, sfruttando differenze tra legislazione fiscale irlandese e quella statunitense.
Trovandomi a vivere a Dublino a metà degli Anni Duemila il benessere era evidente e si manifestava attraverso il consumismo sfrenato, boom dell’edilizia e una massiccia presenza di Multinazionali. New economy, banche, compagnie aeree , tutte avevano lì una sede, agevolate da un fisco più che compiacente verso le imprese straniere.
“Quando il Governo sarà costretto ad alzare le tasse tutta questa ricchezza svanirà” mi sentivo dire spesso con serafico fatalismo da colleghi, commercianti, avventori di pub, amici autoctoni e tassisti .
Poi, un brutto giorno, l’Irlanda da “Celtic Tiger” divenne un “PIGS”, falcidiata dal crack finanziario del 2008 che colpì imprese, banche, proprietari di case e inquilini, ridimensionando il benessere di gran parte della popolazione.
Dure imposizioni dall’UE hanno poi risollevato la Repubblica e – sancendo una svolta- lo scorso ottobre il ministro delle finanze ha finalmente presentato un budget di non-austerity.
Per l’Europa è giunto quindi il momento di dare lo stop alle furbizie fiscali: dal 2015 addio “Double Irish”. Il trucco fiscale consisteva fino a oggi in questo: un’azienda straniera (pur avendo sede legale in Irlanda) non vieniva considerata fiscalmente residente; creando due sedi, i diritti sui profitti venivano quindi ceduti sulla sede irlandese gestita però offshore. Un sistema che con il tempo ha logorato la credibilità dell’Irlanda, rendendo quindi necessario un definitivo cambio di rotta: per il Governo dal nuovo anno le imprese registrate saranno anche fiscalmente residenti in Irlanda.
Il timore è ora ovviamente la fuga di massa. Senza le agevolazioni fiscali quali vantaggi può avere un’azienda ad operare a Dublino? La massiccia presenza di imprese della new economy negli anni passati ha trasformato l’Isola in un distretto ad alta tecnologia, con conoscenze e competenze hi tech entrate nel DNA irlandese.
L’ esperienza e il “know-how” non sembrano più sufficienti, per Dublino è quindi necessario trovare nuove scappatoie fiscali, come un taglio delle tasse sui profitti derivanti dall’utilizzo dei brevetti, cui aggiungere comunque il permanere della preziosa “Corporate Tax” al 12,5%.