Elezioni regionali: vince l’astensione
“Due a zero palla al centro. L’affluenza è un problema secondario”. Questo il cinguettio del premier Matteo Renzi all’indomani del voto in Emilia-Romagna e Calabria.
Diciamolo pure, con un Movimento 5 Stelle in forte crisi d’identità (se dico Emilia penso a Favia, Tavolazzi, Pizzarotti..) e con Forza Italia in stallo da mesi (in Emilia-Romagna il candidato del centrodestra Alan Fabbri è stato espresso dalla Lega Nord mentre in Calabria il centrodestra correva diviso) perdere questa tornata elettorale sarebbe stata un’impresa non facile per il Partito del Presidente del consiglio.
Il dato che “spiazza” è quello degli elettori astenuti, una maggioranza silenziosa che ha portato in particolare in Emilia-Romagna al minimo storico per le elezioni regionali. Sono infatti il 62,3% i cittadini che nella regione rossa per eccellenza hanno disertato le urne. Ha votato il 37,7% degli aventi diritto contro il 68,1% delle ultime regionali, e il 70 % delle europee della passata primavera. E se Atene piange, Sparta non ride, nella ridente Calabria vota il 43,8% contro il 59% delle regionali 2010.
Rispetto alle europee di maggio il M5S perde la bellezza di 405.935 voti. Per essere ancora più precisi, 284.480 votanti in Emilia e 121.4555 in Calabria. Evidente il segnale da parte della base: i grillini all’interno delle istituzioni hanno deluso le aspettative. Il partito di Grillo prende il 13% in Emilia-Romagna e poco più del 4% in Calabria.
Prevedibile ma non a tal punto, l’affermazione della Lega Nord in Emilia-Romagna dove diventa il secondo partito doppiando gli alleati di Forza Italia inchiodati all’8%. Il PD si conferma saldamente prima forza ma perde la bellezza di 677.283 voti. E mentre parte la caccia alle ragioni dell’astensionismo i vertici del PD sono comunque soddisfatti per l’esito delle elezioni. Sarà comunque difficile ignorare il messaggio degli elettori del centro-sinistra ancora scossi dopo gli scandali delle spese pazze emersi negli ultimi mesi.
Vanno un po’ meglio le cose per il PD in Calabria. Ad un mese dalla riconquista di Reggio Calabria grazie alla bella performance del figlio dell’indimenticato sindaco Facolmatà, il centrosinistra recupera anche la regione. L’ex PCI Gerardo Oliviero vince andando oltre il 60% ma il Partito Democratico si ferma al 24%. Qui, complice una legge elettorale “cervellotica” approvata a soli due mesi dal voto, che ha abrogato l’ingresso di diritto in Consiglio per il primo dei candidati sconfitti alla presidenza, regna ancora l’incertezza in merito alla composizione del nuovo Consiglio regionale.