Presentazione di Lionel Santagostino
Lion parlaci un po’ di te, delle tue esperienze e della tua formazione artistica…
Sono giunto in italia nel 1990 e avevo 6 anni, ho trascorso la mia intera vita nel mio mondo personale, da piccolo, fondamentalmente, amavo tre attività ludiche : la caccia alle lucertole, i videogiochi e soprattutto il pongo.
Vivendo in questo mood di “isolamento” dal mondo esterno, penso di essere cresciuto artisticamente sviluppando una tecnica di lavoro molto personale. Come ti ho già detto, ho passato la gran parte della mia vita chiuso nel mio universo, studiando poco e galleggiando tra il 5 e il 6 in quasi tutte le materie. Un viaggio in Australia mi ha aperto gli occhi e così ho potuto giungere ad un’accettazione di me stesso molto maggiore che in precedenza: capii di quale strada mi apparteneva, quale era il mio destino. Accettando di avere una vocazione per l’arte ho deciso di iscrivermi in accademia; non sapevo cosa aspettarmi e nutrivo un certo disprezzo nei confronti del mondo dell’arte, giunto in accademia mi sono posto le domande fondamentali che hanno dato inizio alle mie ricerche nel mondo dell’inconscio.
Infatti il mio lavoro, la mia ricerca artistica, fonda le proprie basi sul terreno dell’ignoto, dell’inconscio e soprattutto del rapporto di questo con la ragione: sono convinto che sia infatti in questo confine che si possa trovare la chiave per una reale comprensione delle cose e delle persone.
Potremmo dire che la tua ricerca artistica è una ricerca della Verità?
Sì, studiare questo confine è per me di importanza vitale, difatti nelle mie sculture cerco di concretizzare il mio concetto di bello e nel divenire dell’opera mi trovo a fare l’equilibrista tra ragione e follia, se per qualche motivo mi sbilancio su uno dei due fronti sento di fallire.
Per iniziare un percorso artistico mi sono imposto degli obbiettivi che riescano a direzionare il mio studio, che riguardano la critica del modello sociale nel quale viviamo, del rapporto con la natura negato e la ricerca di nuovi modelli di bellezza che tentino di eliminare l’antropocentrismo radicato nella cultura occidentale.
Sei un’amante del creato, degli animali in particolare?
Sì, tra i miei interessi principali senza dubbio spicca incontrastata la biologia, sono sempre stato profondamente affascinato dalla fauna e dalla flora, da tutti i paesaggi e le culture.
La passione per la natura e la scoperta della storia del mondo mi ha spinto, giovanissimo, ad interessarmi di paleontologia, in adolescenza invece cominciai ad appassionarmi alla fantascienza e al mondo degli UFO, al compiere dei sedici anni questi due interessi hanno curiosamente favorito la nascita di una nuova passione : la storia.
Gli ultimi campi di interesse che ho coltivato e coltivo tutt’ora riguardano la psicologia, la filosofia e la politica. Tutti questi interessi sono sempre presenti in me e accrescono la mia mente direzionando la mia attenzione da una parte piuttosto che da un’altra. L’interesse per il mondo dell’arte non è particolarmente forte, ma sono rimasto molto affascinato dalle ricerche surrealiste che condividono con me gli obiettivi artistici-visionari nei quali mi riconosco pienamente.
Quali sono le tecniche che prediligi?
La tecnica che uso principalmente è per il momento il modellato, l’unica tecnica che riesca a soddisfarmi, non tanto per i risultati ma per il piacere che il modellare, con le dita, la materia riesce a darmi. Definirei il modellato che faccio primitivo ed originale, di fatto ho accettato di farmi influenzare con le tecniche tradizionali solo ai 23 anni ma io modello dall’età di 5 e, nel corso di questa inter-fase che io chiamo ” periodo di incubazione”, ho considerato l’atto di modellare come il mio spazio: non ho mai voluto farmi inquadrare da tecniche da manuale che insegnano nei licei…..ricordo ancora l’orrore con cui sono entrato nel liceo artistico di Reggio Emilia per una visita alla fine delle medie…ricordo di aver osservato i calchi in gesso di busti umani, quantità immense di busti umani, e di aver pensato che se mi fossi iscritto al liceo probabilmente sarebbero riusciti ad uccidere quello che io mi portavo dentro.
Hai artisti di riferimento?
Del panorama artistico contemporaneo apprezzo molto i lavori di Patricia Piccinini, ma soprattutto il lavoro di artisti americani di design mostruoso, come Tiffany Turril e Waine Barlowe; riguardo le avanguardie storiche invece mi riconosco appieno nel surrealismo come ti ho già detto.
Formale o Informale?
Penso che l’informale sia una cagata pazzesca.
L’opera che ti rappresenta di più, se c’è.
Non esiste una opera capace di rappresentarmi, forse potrei produrla prima di morire ma anche in questo caso non sarebbe che un pezzo, se fosse possibile unire nello stesso posto tutto quello che ho prodotto nel corso della mia vita in un solo luogo e si mettessero ad interagire allora forse…
Cosa vuoi cercare di trasmettere con le tue opere?
Nelle mie opere ci sono sempre più tematiche, cerco di trasmettere angoscia e dolore poiché ritengo essere la base per partire ed insegnare alla propria coscienza il valore dell’esistenza, coi miei animali fantastici cerco di arricchire l’immaginazione dell’osservatore suscitando meraviglia ed esaltando così un concetto diverso di bello o l’ambiguità profonda dell’essere umano.
C’è significato iconografico? Se si quale?
Si, ci sono TANTISSIMI significati iconografici nei miei lavori, in genere i mostri sono un complesso iconografico e la loro potenza comunicativa si basa proprio sul numero e la chiarezza delle icone, ma questo è un discorso davvero lungo che non mi sento di affrontare qui ora.
L’arte deve contenere un messaggio o può essere pura rappresentazione?
Non solo l’arte ma tutto quello che l’essere umano produce nel mondo fa parte della comunicazione, togliendo il valore comunicativo all’arte le si toglie la sua umanità.
Non credi che la pura rappresentazione appartenga al passato?
La rappresentazione è un bisogno fondamentale dell’uomo come il cibo e l’ossigeno, credo che oggi si viva circondati da tonnellate di immagini che giungono da ogni parte ed ogni luogo, credo che viviamo nell’epoca in cui l’immagine è più importante che mai, credo che la capacità dell’essere umano di concepire il mondo per immagini sia un limite biologico ineludibile che dobbiamo accettare, altrimenti il rischio e di non essere più capaci di comunicare e di vivere in una dimensione auto compiacente, lasciando il potere e la responsabilità di costruire icone sociali al mondo della pubblicità, cosa alquanto infelice.
Cosa ne pensi dell’arte contemporanea? Segui qualche artista in particolare?
Non mi interessa l’arte contemporanea, grazie agli studi che ho fatto in accademia sono in grado di capirla ma continuo a disprezzare la sua ostentata superiorità e la sua malcelata ipocrisia.
Credi che l’arte abbia sempre bisogno di una chiave interpretativa?
La VITA necessita di chiave interpretativa e l’arte non può uscire da questo discorso…tutto ha bisogno di una chiave interpretativa, o meglio, il nostro cervello ha bisogno di interpretare tutto quello che vede e non. Sulla scelta della chiave interpretativa, comunque, lo scultore non può nulla o molto poco, penso sia del fruitore/osservatore la capacità di interpretare in un modo piuttosto che in un altro.
Quanto è importante il messaggio e quanto è importante la forma di come lo si mette in pratica?
Credo che entrambi siano molto importanti e che per ottenere un buon lavoro si debbano armonizzare fra loro, ma è molto difficile….
La forma con la quale si mette in pratica un opera non rischia di oscurare il messaggio di fondo?
Certo, la forma rischia di oscurare il messaggio di fondo, è per questo che la forma è cosi importante per un artista che ha deciso di avere un ruolo, anche critico, all’interno della società.
Mi è capitato tantissime volte di osservare un lavoro astratto che conteneva un concetto molto importante e potente, ma del tutto incomprensibile per chi non avesse avuto una conoscenza del mondo simbolista e della storia dell’arte contemporanea.
Grazie di averci parlato un po’ di te Lion, in bocca al lupo per tutto!
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