Non c’è due senza tre
A parte la Luna, nel firmamento non c’ è altro corpo celeste, che abbia solleticato la fantasia e l’ immaginazione umana come Marte.
Sul finire dell‘ 800 furono i famosi canali di Schiapparelli a diffondere l’ idea che le formazioni osservate dall’ astronomo italiano fossero manufatti realizzati da presunti abitanti del pianeta rosso. Molto più recentemente le speranze dei sostenitori di un Marte abitato sono state alimentate dall’ immagine, ripresa dalla sonda Viking 1 nel 1976, di un volto scolpito nella roccia.
La faccia di Cydonia, dal nome della regione marziana in cui si trova, è un altipiano roccioso, a nord dell’ equatore, di circa cinque chilometri quadrati. Come nel caso dei canali di Schiapparelli non c’ era nulla di artificiale, le sembianze antropomorfe della roccia erano dovute all’ angolo di illuminazione e alla bassa risoluzione della fotografia. La stessa area ripresa successivamente da altre sonde con angolazioni diverse e migliore definizione si rivelò ben diversa da un volto umano.
Marte però non finisce di stupire e stavolta ha deciso di farlo sfidando il cosmico senso del pudore: recentemente sulla superficie del pianeta è comparsa la nitida immagine di un gigantesco pene.
La scoperta ha creato non poco imbarazzo alla NASA, che ha visto il suo sito preso d’ assalto da milioni di visitatori curiosi di visualizzare il fallo marziano.
Questa volta non si tratta di giochi di ombre o effetti ottici, il graffito c’ è ed è ben evidente.
Ma chi sarà mai l’ autore dell’ opera?
Escluso il malizioso scherzo di qualche extraterrestre buontempone, sul banco degli imputati sono finiti i tre rover della NASA, Spirit, Opportunity e Curiosity, che hanno percorso la superficie marziana.
In una nota ufficiale l’ ente spaziale americano, superato lo sconcerto, ipotizza che l’ immagine si stata tracciata, casualmente, dalle ruote di una delle sonde durante le manovre compiute nel corso dell’ esplorazione.
Si è aperta così la caccia al colpevole con uno stile degno dei migliori romanzi di Agatha Cristie.
L’ opera non si può datare, ma dall’ analisi del tracciato i primi sospetti si sono indirizzati verso Opportunity, operativo su Marte da nove anni, poi un successivo esame del tracciato ha condotto a puntare il dito verso Curiosity, l’ ultimo arrivato, quale autore del misfatto. Le dimensioni delle sue ruote potrebbero essere le più compatibili con i solchi lasciati sulla superficie a tracciare l’ imbarazzante disegno.
Neppure il vetusto Spirit, il primo dei tre rover a giungere sul pianeta rosso, viene escluso quale possibile autore della corbelleria, nonostante non dia più notizie di sé ormai da due anni. Se è vero che gli assenti hanno sempre torto, forse si è nascosto per evitare la pubblica gogna….