Il Mediterraneo spazio plurale
Il Mediterraneo è un mare circondato da terre e una terra bagnata dal mare. “E’ un mare tra le terre”, e queste terre sono tre continenti: Europa, Africa e Asia.
Per i Romani era il “Mare nostrum”: la potenza di Roma repubblicana e imperiale toccò tutte le regioni affacciate sul Mediterraneo.
L’intera regione è considerata la culla delle più antiche civiltà del Pianeta nonché teatro della storia e della civiltà occidentale. E’ un bacino antropologico che contiene più di tre millenni di civiltà differenti, unificati da un mare comune.
Il “Mediterraneo” è un toponimo evocativo di eventi memorabili e di suggestioni fascinose; un mondo sovranamente ricco di cosse belle , ignote, problematiche e divise, in cui si intrecciano radici polimorfe e rotte diverse. In esso si sovrappongono le immagini dell’isola e del lago, immagini vibranti che assestano e sistemano, sussultano e sprigionano, un grande mare che lascia salire dal profondo le sue molteplici opposizioni. Nel corso della storia il Mediterraneo è sempre stato teatro di eventi, di antagonismi, di travasi culturali e incroci demografici. La cultura greca e latina si è intrecciata con la quella giudaico – cristiana e con la tradizione coranica dell’Islam. L’area del Mediterraneo è stata percorsa e divisa da alcune tra le più grandi contrapposizioni culturali della storia: Oriente contro Occidente, democrazia contro tirannia, Cristianesimo contro Islam, sviluppo contro arretratezza, capitalismo contro comunismo. Paradossalmente le caratteristiche peculiari del Mediterraneo sono proprio quelle che lo contrappongono, secondo un modello dicotomico, al resto del Nord dell’Europa. Ai Paesi del Mediterraneo vengono attribuiti sistemi politici basati sul clientelismo e il “patronage”, contro la democrazia del Nord. Tuttavia c’è un elemento che unifica e distingue l’area mediterranea da ogni altra area geografica: la presenza di un ambiente naturale che, con i suoi quarantaseimila chilometri di costa, favorisce le comunicazioni umane lungo le sponde marine cui si accompagna la singolarità orografica con un clima temperato che configurano l’intera regione come spazio ecologico in cui insiste una vegetazione lussureggiante: la vite, l’ ulivo, gli agrumi, oltre alla rinomata “macchia mediterranea”. In definitiva le regioni mediterranee presentano una fitta rete di tratti comuni, legate alle comuni condizioni ambientali e alla frequenza dei contatti e degli scambi. Per cui il Mediterraneo assume i connotati di una geografia plurale formata da persone, luoghi, storie e culture che interagiscono e fanno emergere tratti comuni e caratteristiche unificanti e distintive. Le onde si agitano in superficie mentre il fondo resta tranquillo.
Questi tratti comuni e irregolari consentono di definire un’area culturale e un’unità antropologica omogenea e distintiva? Secondo una scuola di pensiero il Mediterraneo si può considerare come un’area omogenea aperta all’intercultura. Ma c‘è anche chi vi individua contesti differenziati: Europa, Magreb, Medioriente.
Da questa divergenza discendono profonde implicazioni epistemologiche e politiche. Il Mediterraneo esprime un’identità plurale, multidimensionale e meticciata che scaturisce da prospettive incrociate e civiltà accatastate. E’ proprio il pluralismo delle tante culture che ha dato vita alla civiltà mediterranea.
Queste peculiarità hanno preservato nel tempo l’unità e l’identità del Mediterraneo, resistendo alle sfide provenienti dai grandi spazi oceanici e continentali.
Negli ultimi tempi ha fatto irruzione nell’area del Mediterraneo un fenomeno inedito in gran parte nel passato: è esploso un massiccio movimento migratorio dai bacini meridionali e musulmani verso la sponda continentale. Le vecchie potenze coloniali sono investite da un flusso migratorio che l’Europa percepisce come invasione e minaccia alla sua integrità, inducendo una posizione difensiva e di chiusura. Viene da chiedersi se oggi , come nel passato, si ripropone lo schema dello scontro di civiltà tra le due sponde del Mediterraneo.
In questo scenario si generano forti tensioni, aggravate dal fatto che alcuni movimenti politici immaginano l’unificazione del mondo attorno ai valori dell’Occidente assunti come universali e universalizzabili. Da qui le guerre “umanitarie” nei Balcani e quelle “preventive” in Asia e in Medioriente. In questa scia occorre ricordare la recente iniziativa della Francia che ha lanciato il progetto della “Unione per il Mediterraneo”, intesa come “Alternativa mediterranea” , teorizzata all’inizio del secolo scorso dallo studioso belga Henry Pirenne (1862 – 1935) e più recentemente dal francese Fernand Bruadel (1902 – 1985).
Per scongiurare pericolose involuzioni storiche e il ripetersi di accadimenti funesti occorre vivere questa pluralità non come minaccia ma come spazio in costante mutamento in cui si può rielaborare il senso di appartenenza e di solidarietà.
L’auspicio è che la pluralità culturale e antropologica, che nell’area mediterranea si sta amplificando e rimescolando con il flusso migratorio, venga interpretata e vissuta, dai Paesi continentali che vi gravitano, come una risorsa strategica in un luogo di cooperazione privilegiata per ricreare le condizioni propizie per uno scambio equilibrato e rinnovato. Così facendo poter realizzare uno spazio di mediazione e di neutralizzazione degli opposti fondamentalismi.
Si tratta in questo senso di riannodare i fili della storia del Mediterraneo per recuperare i tesori sepolti sotto il mare e per ritrovare i tratti più significativi dell’originalità culturale della civiltà mediterranea.