Presentazione di Michele Liparesi
Michele Liparesi, in arte Pumba, nasce a Bologna nel 1986; già da bambino emergono le sue spiccate doti artistiche che vengono riconosciute e stimolate dalle insegnanti. Col passare degli anni tale predisposizione viene nutrita e accresciuta tanto da portarlo a iscriversi al Liceo Artistico Arcangeli di Bologna dove nel 2008 si diploma. L’anno successivo, come proseguimento naturale del percorso, entra all’Accademia di Belle Arti, nel 2010 segue un corso di specializzazione in scultura in marmo a Carrara, tenuto dallo scultore siriano Alnassar. Nel 2011 partecipa al progetto Erasmus presso la Facoltà di Belle Arti di Granada. Nel 2012 consegue il diploma di laurea in Arti Visive – Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Presentiamo meglio Michele con una breve intervista.
Ciao Michele, facciamo una chiacchierata per saperne di più su di te: ti sei diplomato recentemente all’Accademia di Belle Arti di Bologna, il tuo lavoro sarà sicuramente in una fase di grande evoluzione e ricerca, quali sono i principali interessi che hai sviluppato?
Tutto ciò che riguarda la scultura, dalla mera copia, al prodotto di fantasia, dalla terracotta al metallo, dal modellato all’assemblaggio, dalla “Land art” alla “Industrial” senza nessun tipo di limite.
Mi sembra di capire che sei piuttosto aperto all’utilizzo di materiali non tradizionali e alla sperimentazione di tecniche diverse, in quale ambiente ti senti più a tuo agio?
Si, dici bene, la sperimentazione è un elemento fondamentale del mio lavoro, non mi sono mai precluso nessun tipo di esperienza in merito; negli ultimi anni ho iniziato a lavorare con rete metallica, ferro, gesso, colla e legno.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Antony Gormley, Giuseppe Penone, Constantin Brancusi, Aaron Demetz, Arnaldo Pomodoro, Ron Mueck.
Dall’iperrealismo all’arte povera, influenze ad ampio raggio insomma, ti senti più vicino alla scultura formale o a quella informale?
Sono molto legato alla forma, ma molte delle mie opere possono sembrare a prima vista dei grovigli di rete informali, quindi mi risulta difficile darti una risposta!
L’opera che ti rappresenta di più?
Tutte le mie opere sono, più o meno, auto rappresentazioni, ma credo che quella che mi rappresenti di più sia “Leone in rete”, una testa di Leone fatta di rete. Il leone è il mio segno zodiacale e la rete è un materiale la cui funzione originaria è quella di rinchiudere, imprigionare.
Dunque cosa cerchi di trasmettere con le tue opere?
Costrizione il più delle volte, ma cerco di dare allo stesso tempo anche una certa idea di libertà e leggerezza.
L’arte deve contenere un messaggio o può essere pura rappresentazione?
Credo che tutte le opere d’arte contengano un messaggio, alcune volte scontato, altre volte ermetico. La rappresentazione è arte e l’arte è rappresentazione.
Non credi che la pura rappresentazione appartenga al passato?
No, penso che la rappresentazione non abbia tempo. Che si parli di figurazione o di astrazione, l’elemento fondamentale è la creazione di una sensazione. L’arte, qualsiasi sia l’espressione scelta, è il veicolo per esprimere una sensazione, un pensiero, cogliere un momento o il volto di una persona, la dinamica di una scena.
Cosa ne pensi dell’arte contemporanea? Segui qualche artista in particolare?
Penso che non annoi, al massimo disgusti o semplicemente faccia incazzare. Comunque sia, ti apre a delle visioni diverse da quelle che siamo abituati a comprendere. Come ti ho detto precedentemente uno dei miei artisti di riferimento è Antony Gormley, ma seguo con interesse il lavoro di altri contemporanei come Aaron Demetz o Ron Mueck.
Quanto è importante il messaggio e quanto è importante la forma di come lo si mette in pratica?
Personalmente il messaggio che il mio lavoro deve trasmettere è essenziale, ma la forma non deve esserlo. Certo credo che sia importante la chiarezza del messaggio che si vuole trasmettere, però senza escludere diverse interpretazioni che l’opera può suscitare. Un’opera astratta può contenere, anche inconsciamente, diverse visioni e messaggi.
La forma con la quale si mette in pratica un opera non rischia di oscurare il messaggio di fondo? Quanto l’opera deve essere bilanciata tra tecnica e messaggio?
Dipende, può succedere anche il contrario, il messaggio che si vuole trasmettere può rischiare di oscurare la forma. Quando parliamo di ready-made, ad esempio, la forma e la tecnica passano in secondo piano; l’importanza dell’opera diventa il messaggio. Io tento di trovare sempre un equilibrio tra le due cose, mettendo in diretta relazione quello che voglio trasmettere con la forma estetica dell’opera.
Siamo giunti al termine di questa interessante chiacchierata, ringraziamo Michele Liparesi per la sua disponibilità e vi diamo appuntamento per il mese prossimo con una nuova intervista ad un altro giovane artista del gruppo bombart.
Isomeri per l’Arte
www.bombart.it
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