Perché NO alla chiusura di CasaPound
Una delle recenti manifestazioni da parte di giovani della sinistra antifascista chiede la chiusura degli spazi e dell'associazione CasaPound. CasaPound è un gruppo che si riconosce in un'identità di destra estrema, catalogata come neo-fascista senza offendere nessuno, che presenta proposte politiche rivolte a favore del popolo nazionale italiano, contro il potere delle banche private e i flussi migratori. E' un'associazione popolare, che realizza diverse iniziative politiche e ricreative nelle sue diverse sedi sparse sul territorio nazionale. E' stata al centro di episodi di violenza, sia attiva che passiva, sia fatta che subita.
Personalmente non ho niente a che fare con CasaPound, non ne condivido né le proposte, che credo ci condannerebbero a un pericoloso isolazionismo internazionale, né i valori, essendo io nato e cresciuto convintamente anti-fascista. Leggendo il loro programma si ritrovano molti temi su cui il neo-liberismo al governo degli ultimi decenni risulta, anche visto da sinistra, abbondantemente in difetto. L'analisi critica del neo-liberismo accomuna diversi gruppi su tutto l'arco politico nazionale e globale e raccoglie consenso negli strati popolari colpiti dalla crisi, oltre che nelle nuove generazioni che si sentono escluse e desiderano ribellarsi.
Non capisco affatto perché mai bisogna impedire l'aggregazione di chi non la pensa come me. Io sono anti-fascista, perché di massimalismo è lastricata la via dell'inferno e perché fu il fascismo a chiudere le associazioni e le case del popolo dei socialisti, fu il fascismo a mettere al bando le idee non fasciste e a togliere alle persone i diritti liberali, così preparando la strada popolare alla vergogna delle leggi razziali e alla sciagura della guerra. Contro queste derive si è alzata gigantesca la nostra Costituzione repubblicana, che dopo 60 anni di vista è ormai matura e condivisa da non avere paura di chi si dice fascista o addirittura, e non è il caso in esame, voglia con il voto instaurare un Governo fascista. Il divieto costituzionale alla “riorganizzazione del disciolto partito fascista”, (XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana) è a mio modo di vedere non a caso nelle disposizioni transitorie, stabilita per tutelare la nascente repubblica dai pericolosi rigurgiti di chi aveva governato con violenza nel ventennio precedente. Non credo sia la fattispecie del gruppo di giovani e meno giovani che si associano in CasaPound, che vedo invece animati dal desiderio di ribellione e di sovvertimento dell'ordine costituito: un'esigenza legittima e diffusa anche a sinistra, nei centri sociali come altrove.
Posso contestare a CasaPound che non trovo nulla di nobile nel voler confinare l'umanità nei confini nazionali tracciati dai potenti secoli fa: io sono per un mondo aperto e libero, globale e multiculturale perché lì e solo lì l'uomo può realizzare la sua profonda identità. Per avere ragione con le mie idee, ho bisogno di un confronto democratico, che bramo perché sono talmente convinto di avere ragione e di essere in grado di dimostrarlo al pubblico che per farlo ho bisogno di spazzare il campo da un ambigua lettura da azzecca-garbugli della nostra Carta. Il valore eterno delle libertà personali in Italia e la maturità del nostro tessuto democratico, a normativa vigente, non viene intaccato anche quando mai dovesse vincere un fascista. Qualcuno negli anni scorsi aveva temuto che il berlusconismo, coi leghisti e i missini, potesse sfociare in tragedia: una volta di più negli anni difficili di questa Seconda Repubblica hanno mostrato la grandezza e l'equilibrio dei nostri Padri costituenti.
Dovrei dunque ritenere che le colpe penali personali di alcuni aderenti all'associazione dovrebbero impedire il sacrosanto diritto costituzionale di libertà di pensiero espressione e aggregazione? Non perdo tempo a ripetere ciò che ho già scritto in lungo e in largo per l'Arengo.
Difendo dunque il diritto a parlare e ad esistere di CasaPound, perché non voglio certo che sia il timbro di un giudice o di un questore a fermare le istanze popolari e il libero pensiero diverso dal mio, ma perché soprattutto non sarà mai un fascista a costringermi a calpestare i diritti costituzionali e la mia coerenza personale.
Personalmente non ho niente a che fare con CasaPound, non ne condivido né le proposte, che credo ci condannerebbero a un pericoloso isolazionismo internazionale, né i valori, essendo io nato e cresciuto convintamente anti-fascista. Leggendo il loro programma si ritrovano molti temi su cui il neo-liberismo al governo degli ultimi decenni risulta, anche visto da sinistra, abbondantemente in difetto. L'analisi critica del neo-liberismo accomuna diversi gruppi su tutto l'arco politico nazionale e globale e raccoglie consenso negli strati popolari colpiti dalla crisi, oltre che nelle nuove generazioni che si sentono escluse e desiderano ribellarsi.
Non capisco affatto perché mai bisogna impedire l'aggregazione di chi non la pensa come me. Io sono anti-fascista, perché di massimalismo è lastricata la via dell'inferno e perché fu il fascismo a chiudere le associazioni e le case del popolo dei socialisti, fu il fascismo a mettere al bando le idee non fasciste e a togliere alle persone i diritti liberali, così preparando la strada popolare alla vergogna delle leggi razziali e alla sciagura della guerra. Contro queste derive si è alzata gigantesca la nostra Costituzione repubblicana, che dopo 60 anni di vista è ormai matura e condivisa da non avere paura di chi si dice fascista o addirittura, e non è il caso in esame, voglia con il voto instaurare un Governo fascista. Il divieto costituzionale alla “riorganizzazione del disciolto partito fascista”, (XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana) è a mio modo di vedere non a caso nelle disposizioni transitorie, stabilita per tutelare la nascente repubblica dai pericolosi rigurgiti di chi aveva governato con violenza nel ventennio precedente. Non credo sia la fattispecie del gruppo di giovani e meno giovani che si associano in CasaPound, che vedo invece animati dal desiderio di ribellione e di sovvertimento dell'ordine costituito: un'esigenza legittima e diffusa anche a sinistra, nei centri sociali come altrove.
Posso contestare a CasaPound che non trovo nulla di nobile nel voler confinare l'umanità nei confini nazionali tracciati dai potenti secoli fa: io sono per un mondo aperto e libero, globale e multiculturale perché lì e solo lì l'uomo può realizzare la sua profonda identità. Per avere ragione con le mie idee, ho bisogno di un confronto democratico, che bramo perché sono talmente convinto di avere ragione e di essere in grado di dimostrarlo al pubblico che per farlo ho bisogno di spazzare il campo da un ambigua lettura da azzecca-garbugli della nostra Carta. Il valore eterno delle libertà personali in Italia e la maturità del nostro tessuto democratico, a normativa vigente, non viene intaccato anche quando mai dovesse vincere un fascista. Qualcuno negli anni scorsi aveva temuto che il berlusconismo, coi leghisti e i missini, potesse sfociare in tragedia: una volta di più negli anni difficili di questa Seconda Repubblica hanno mostrato la grandezza e l'equilibrio dei nostri Padri costituenti.
Dovrei dunque ritenere che le colpe penali personali di alcuni aderenti all'associazione dovrebbero impedire il sacrosanto diritto costituzionale di libertà di pensiero espressione e aggregazione? Non perdo tempo a ripetere ciò che ho già scritto in lungo e in largo per l'Arengo.
Difendo dunque il diritto a parlare e ad esistere di CasaPound, perché non voglio certo che sia il timbro di un giudice o di un questore a fermare le istanze popolari e il libero pensiero diverso dal mio, ma perché soprattutto non sarà mai un fascista a costringermi a calpestare i diritti costituzionali e la mia coerenza personale.