Viva la blasfemia
Da quando qualcuno sentì dire da Dio di non nominare il suo nome invano, il diritto dell'uomo di disporre liberamente della propria parola e del significato della divinità è stato tendenzialmente usurpato da quel qualcuno. Emancipare l'uomo dalla bestia richiede invece che sia soddisfatto il bisogno umano di trascendere e confrontarsi con il nome di Dio, proiezione logica della nostra razionalità. I medesimi che hanno portato a codificare e polarizzare il Potere, che in virtù di un Assoluto celeste concentrato in un'essenza sola si è arrogato il diritto di concentrare quello terreno rendendo alcuni più liberi di altri.
Ora che il pendolo mondiale sta oscillando verso le zone a maggiore popolazione e la tecnologia tende a renderci un piccolo villaggio globale, anche nell'accesso al 'potere' occorre che convivano persone con credi diversi (anche se, a ben vedere, quello di Ebrei, Cristiani e Musulmani è il medesimo Dio del medesimo Libro).
Ai fini di questa convivenza, il più grande patrimonio che oggi abbiamo in eredità, ovvero il sistema libero e democratico, non può arrogarsi il diritto di sanzionare la semplice espressione di opinioni, che siano religiose, politiche, sociali, artistiche anche se questo può offendere chi la pensa altrimenti. I paesi occidentali, eredi della civilità dei Lumi, in cui in maniera più profonda negli ultimi secoli la società civile si è contrapposta al potere precostitutito, devono individuare nella propria apertura al progresso la chiave di lettura del prossimo secolo e dei rapporti con le masse popolari e i governi dei paesi in via di sviluppo che si affacciano sulla scena mondiale.
E' opportuno che si levi forte e chiara la voce di un mondo laico che, a prescindere dai confini entro i quali è racchiuso, ritenga insopportabile il reato di blasfemia, una forma di oscurantismo che individua una lesa maestà non nel Dio ma nell'Uomo che se ne arroga la titolarità. Certo, non va sottovalutato il valore del sentimento religioso nella costruzione dell'identità umana sul pianeta. Proprio in nome di questo, non si può ammettere che esso tracimi nella violenza contro l'altro, ancorchè di opinione diversa: in questo senso il diritto alla libera espressione garantisce gli uni nel professare il proprio credo e gli altri nel pubblicare le proprie vignette. La democrazia vive di opinioni antitetiche, tutto qua. E sarà bene che sia chiaro a tutti, altrimenti a seppellirci non sarà una risata ma le macerie di una civiltà in via di estinzione.
Non è mai troppo tardi per ammettere il valore pubblico della religione, in quanto insieme di sentimenti e stili di vita, individuandone le fattispecie che tollerabili non sono. Parrebbe anzi di più questo il tempo in cui l'uomo potrebbe rendersi conto che il Dio creato per sistematizzare il nostro Universo si è spesso rivelato il catalizzatore di tanti orrori: nel dare a Cesare le colpe di Cesare e a Dio le colpe di Dio, un approccio critico alla vita pubblica sembra la strada maestra per riformare il nostro sistema di relazioni umane nel prossimo secolo, ove sia riconosciuto a tutti il diritto di espressione e imposto alla persona convinta della bontà divina di conquistarsi in un mondo libero lo spazio per il suo Dio.
Ora che il pendolo mondiale sta oscillando verso le zone a maggiore popolazione e la tecnologia tende a renderci un piccolo villaggio globale, anche nell'accesso al 'potere' occorre che convivano persone con credi diversi (anche se, a ben vedere, quello di Ebrei, Cristiani e Musulmani è il medesimo Dio del medesimo Libro).
Ai fini di questa convivenza, il più grande patrimonio che oggi abbiamo in eredità, ovvero il sistema libero e democratico, non può arrogarsi il diritto di sanzionare la semplice espressione di opinioni, che siano religiose, politiche, sociali, artistiche anche se questo può offendere chi la pensa altrimenti. I paesi occidentali, eredi della civilità dei Lumi, in cui in maniera più profonda negli ultimi secoli la società civile si è contrapposta al potere precostitutito, devono individuare nella propria apertura al progresso la chiave di lettura del prossimo secolo e dei rapporti con le masse popolari e i governi dei paesi in via di sviluppo che si affacciano sulla scena mondiale.
E' opportuno che si levi forte e chiara la voce di un mondo laico che, a prescindere dai confini entro i quali è racchiuso, ritenga insopportabile il reato di blasfemia, una forma di oscurantismo che individua una lesa maestà non nel Dio ma nell'Uomo che se ne arroga la titolarità. Certo, non va sottovalutato il valore del sentimento religioso nella costruzione dell'identità umana sul pianeta. Proprio in nome di questo, non si può ammettere che esso tracimi nella violenza contro l'altro, ancorchè di opinione diversa: in questo senso il diritto alla libera espressione garantisce gli uni nel professare il proprio credo e gli altri nel pubblicare le proprie vignette. La democrazia vive di opinioni antitetiche, tutto qua. E sarà bene che sia chiaro a tutti, altrimenti a seppellirci non sarà una risata ma le macerie di una civiltà in via di estinzione.
Non è mai troppo tardi per ammettere il valore pubblico della religione, in quanto insieme di sentimenti e stili di vita, individuandone le fattispecie che tollerabili non sono. Parrebbe anzi di più questo il tempo in cui l'uomo potrebbe rendersi conto che il Dio creato per sistematizzare il nostro Universo si è spesso rivelato il catalizzatore di tanti orrori: nel dare a Cesare le colpe di Cesare e a Dio le colpe di Dio, un approccio critico alla vita pubblica sembra la strada maestra per riformare il nostro sistema di relazioni umane nel prossimo secolo, ove sia riconosciuto a tutti il diritto di espressione e imposto alla persona convinta della bontà divina di conquistarsi in un mondo libero lo spazio per il suo Dio.