Record negli Abissi
Ciò detto, è bene offrire subito ai lettori la possibilità di distrarsi e compiacersi delle imprese di un’atleta che con la Natura deve avere un rapporto particolarmente pregnante per poter raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi. Il riferimento è a Homar Leuci che, l’11 e il 15 settembre scorso, nella baia di Soverato, ha realizzato due clamorosi primati mondiali dell’apnea, scendendo negli abissi fino a -131 metri di profondità in assetto variabile e a -95,4 metri in assetto costante.
Assetto variabile significa che l’atleta effettua la fase di discesa aiutato da una zavorra (di massimo 30 chili), mentre risale nuotando, magari attrezzato di monopinna. In questa disciplina, Leuci ha battuto il record stabilito in passato dal mitico Umberto Pellizzari ed è entrato così a far parte del gotha dell’apnea. In assetto costante la prova si deve eseguire senza l’ausilio di strumenti aggiuntivi ovvero eseguendo le fasi di discesa e risalita con la sola forza di braccia e gambe. Leuci ha stabilito un nuovo record (che apparteneva al turco Devrim Ulusoy) anche in questa modalità, realizzando una straordinaria doppietta che difficilmente gli appassionati dimenticheranno.
Può sembrare paradossale, ma l’apnea è uno sport di squadra in quanto per praticarlo è necessario il supporto di numerosi subacquei (di superficie e profondisti). Il campione milanese nel corso dell’estate (occorrono mesi per prepararsi a delle prove del genere) ha avuto il supporto di Calabriapnea, una bella realtà sostenuta da professionisti di questo sport mossi solamente dalla passione per il mare.
Chi dall’esterno ammira per la prima volta praticare tale disciplina rimane allibito. Preparare un’apnea di circa tre minuti, scendendo a profondità dove regnano il buio e il freddo, significa entrare in una fase di concentrazione ipnotica, svuotando la mente ed entrando in completa armonia con il mare. A proposito, il tutto si è svolto nel Golfo di Squillace perché pare vi siano le condizioni ideali di temperatura (non troppo fredda), profondità (cospicua già a pochi metri dalla riva) e limpidezza dell’acqua (necessaria per una questione di visibilità). Ed è proprio il mare che Leuci ha ringraziato, subito dopo aver abbracciato i compagni a conclusione della prova.