Dove si va?
Quella del Big Bang resta ancora la teoria più accreditata sull' origine dell' Universo, anche se non sono mancate illustri voci fuori dal coro, come quella di Fred Hoyle, sarcastico ideatore del termine che l' ha resa famosa.
Il dibattito scientifico sull' origine del cosmo si fece acceso a partire dai primi decenni del secolo scorso, dopo che Einstein aveva pubblicato la sua teoria della relatività generale.
Studiando le equazioni del grande scienziato, l' astronomo olandese Willem De Sitter ipotizzò un universo in continua espansione, nel quale le galassie si allontanavano l' una dall' altra come punti sulla superficie di un palloncino che si gonfia sempre di più. In questo studio aveva già preso piede l' idea che all' origine del cosmo ci fosse un evento dirompente.
La conferma strumentale di queste intuizioni venne nel 1929 con le osservazioni dello statunitense Edwin Hubble.
L' astronomo americano disponeva di un telescopio straordinario per quei tempi, un riflettore con lente da 100 pollici, quasi due e metri e mezzo, dono di un mecenate all' osservatorio di Monte Wilson, e ne fece buon uso.
Dati alla mano Hubble dimostrò il legame fra velocità e distanza delle galassie. Più questi oggetti cosmici erano distanti, maggiore era la loro velocità di allontanamento.
L' evidenza empirica di questa recessione delle galassie fornì un sostegno fondamentale alla teoria dell' espansione dell' universo.
Un altro indizio a favore di questa tesi fu la scoperta, qualche decennio dopo, della radiazione cosmica di fondo, una sorta di eco dell' esplosione primordiale che permea tutto il cosmo sotto forma di onde radio.
Se quella dell' espansione dell' universo è la corrente di pensiero prevalente, c' è chi la pensa in maniera diversa. Dal già citato Fred Hoyle, che ipotizza un universo stazionario, ai sostenitori della teoria del Big Crunch, per i quali ad un certo punto il cosmo cesserà di espandersi e inizierà a ritrarsi su sé stesso in un percorso a ritroso che lo porterà al collasso.
Non mancano ovviamente variazioni sul tema, come l' ipotesi avanzata recentemente da un team di ricercatori dell' Università di Salamanca.
Secondo gli scienziati spagnoli l' espansione dell' Universo starebbe rallentando a causa dello scorrere più lento del tempo.
Probabilmente la notizia farebbe saltare dalla sedia Einstein che alla percezione del trascorrere degli eventi dedicò riflessioni sfociate in esperimenti geniali, come quello del paradosso dei gemelli.
Lo scenario che prospettano i cosmologi iberici non è dei più confortanti, anche se meno drammatico del Big Crunch.
Il tempo starebbe rallentando in maniera impercettibile ma inesorabile e fra miliardi di anni, quando la Terra sarà scomparsa da un pezzo, si fermerà del tutto, lasciando il cosmo in un' immobilità destinata a durare per sempre.
Un' ipotesi che secondo Gary Gibbons, cosmologo dell' università di Cambridge, non è da scartare a priori: “noi crediamo che il tempo sia nato con il Big Bang, e così come è nato può anche sparire”.
Il dibattito scientifico sull' origine del cosmo si fece acceso a partire dai primi decenni del secolo scorso, dopo che Einstein aveva pubblicato la sua teoria della relatività generale.
Studiando le equazioni del grande scienziato, l' astronomo olandese Willem De Sitter ipotizzò un universo in continua espansione, nel quale le galassie si allontanavano l' una dall' altra come punti sulla superficie di un palloncino che si gonfia sempre di più. In questo studio aveva già preso piede l' idea che all' origine del cosmo ci fosse un evento dirompente.
La conferma strumentale di queste intuizioni venne nel 1929 con le osservazioni dello statunitense Edwin Hubble.
L' astronomo americano disponeva di un telescopio straordinario per quei tempi, un riflettore con lente da 100 pollici, quasi due e metri e mezzo, dono di un mecenate all' osservatorio di Monte Wilson, e ne fece buon uso.
Dati alla mano Hubble dimostrò il legame fra velocità e distanza delle galassie. Più questi oggetti cosmici erano distanti, maggiore era la loro velocità di allontanamento.
L' evidenza empirica di questa recessione delle galassie fornì un sostegno fondamentale alla teoria dell' espansione dell' universo.
Un altro indizio a favore di questa tesi fu la scoperta, qualche decennio dopo, della radiazione cosmica di fondo, una sorta di eco dell' esplosione primordiale che permea tutto il cosmo sotto forma di onde radio.
Se quella dell' espansione dell' universo è la corrente di pensiero prevalente, c' è chi la pensa in maniera diversa. Dal già citato Fred Hoyle, che ipotizza un universo stazionario, ai sostenitori della teoria del Big Crunch, per i quali ad un certo punto il cosmo cesserà di espandersi e inizierà a ritrarsi su sé stesso in un percorso a ritroso che lo porterà al collasso.
Non mancano ovviamente variazioni sul tema, come l' ipotesi avanzata recentemente da un team di ricercatori dell' Università di Salamanca.
Secondo gli scienziati spagnoli l' espansione dell' Universo starebbe rallentando a causa dello scorrere più lento del tempo.
Probabilmente la notizia farebbe saltare dalla sedia Einstein che alla percezione del trascorrere degli eventi dedicò riflessioni sfociate in esperimenti geniali, come quello del paradosso dei gemelli.
Lo scenario che prospettano i cosmologi iberici non è dei più confortanti, anche se meno drammatico del Big Crunch.
Il tempo starebbe rallentando in maniera impercettibile ma inesorabile e fra miliardi di anni, quando la Terra sarà scomparsa da un pezzo, si fermerà del tutto, lasciando il cosmo in un' immobilità destinata a durare per sempre.
Un' ipotesi che secondo Gary Gibbons, cosmologo dell' università di Cambridge, non è da scartare a priori: “noi crediamo che il tempo sia nato con il Big Bang, e così come è nato può anche sparire”.