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Scritto da nel Numero 88 - 1 Aprile 2012, Scienza | 0 commenti

Scommettiamo che piove allo Stadio?

Rotola…rotola…rotola e finisce in rete. Sono queste, a mio avviso, le segnature per i veri amatori del football. Certo la potenza di una zuccata su calcio d’angolo o la staffilata precisa da fuori area o la rovesciata acrobatica sono perle che entusiasmano. Ma la palla calciata di giustezza che lenta lenta va a morire a filo di uno dei due pali della porta, laddove nessun portiere può arrivare, è la quintessenza della giocata tecnica, con la quale solo i grandissimi possono misurarsi: roba per i Platini, i Baggio, i Maradona ed ora i Messi. E’ come un colpo da biliardo, fatto però con i piedi su un prato; occorre velocità di pensiero per anticipare portiere e difensori, terzo occhio per “sentire” dove infilare la palla, saldezza di nervi per dosare la forza e maestria unica nel sapere dove e come toccare il pallone.
Eppure non riesco a cancellare dalla memoria un gol di anni fa, in una partita di fine stagione, mi pare fra giallorossi e bianconeri (non quelli famosi), che pure rotolò lentissimo in porta. E che succede? Nessuno la piglia? Ma gira così piano la palla…dai spazzatela via!! Niente da fare…GOOOL. E chissà quanti episodi simili si potrebbero annoverare.
Ma che c’azzecca?…Direbbe il noto ex magistrato. Che significa questo repentino passaggio dalle stelle alle stalle? Poi, per carità, chi può dire che quel gol non fosse assolutamente regolare? Anzi…io credo lo fosse e ci ho sempre creduto, come milioni di appassionati e tifosi.
E’ una questione di confine. Dove si colloca il confine fra le prodezze calcistiche e la finzione? Dipende dalle interpretazioni. E’ ovvio che se vogliamo essere ingenuamente cultori del bello che il calcio sa regalare il confine è lì, netto e consiste nella differenza che passa dai gol a fil di palo, prima citati, ad una pastetta fra squadre con esigenze condivise o con antiche liturgie di favori reciproci. Se guardiamo al calcio come ad un’industria che muove milioni, il confine diviene più labile, più sfumato, il che non significa mescolare nitidi momenti e gesti di gloria e bellezza con l’inquinamento delle partite truccate ma significa che in questo mondo possono ben convivere entrambe le situazioni…le stelle e le stalle appunto. Ed ogni tanto, ciclicamente, qualche scandalo che emerge da investigazioni più o meno estemporanee, più o meno mirate, ce lo ricorda, gettando nello sconforto i calciofili meno disillusi.
Ora pare stia per esplodere una nuova bomba o meglio si avrà un seguito corposo alle indagini avviate dalle Procure di Cremona e Bari, che già hanno portato qualche calciatore importante davanti ai giudici. Si vocifera di clamorose rivelazioni e di tantissimi giocatori e squadre coinvolte ma non è questo il punto ormai. Tanto fra lungaggini processuali, difficoltà di invocare la responsabilità oggettiva delle società e necessità di salvaguardare il business è quasi un conforto psicologico pensare ad una amnistia generalizzata, che non faccia pagare solo alcuni, come nella calciopoli moggiana. Triste e paradossale ma per sfuggire a questo ineluttabile destino sarebbe necessaria una rivoluzione. Si dovrebbe auspicare un massimo campionato ove si calmierino totalmente ricavi e costi e campionati minori che riassumano un ruolo quasi dilettantistico.
E’ possibile? Lo sarebbe solo se la rivoluzione toccasse ben altre sfere che non quelle sportive. In un cannibalismo capitalistico come l’attuale non ritengo né possibile né logico che il calcio sfugga alle dinamiche dell’accumulazione dei profitti, così come in una dissoluzione dell’etica pubblica talmente diffusa non ritengo né possibile né logico che attori, nemmeno tanto dotati di virtù positive, come i calciatori, possano sottrarsi a giochini che rendano cospicui profitti marginali, specie se e quando i fili dovessero essere tenuti da professionisti del crimine.
Rassegniamoci quindi….quanto meno al momento. E vediamo semmai di riconsiderare il calcio, noi stessi appassionati e tifosi, come un gioco, dove come tale si gioca anche a far finta che tutto sia vero.
Credo che nel prossimo futuro avremo cose più importanti di cui occuparci e credo che potremo risorgere (forse) solo seminando bene prima in altri campi e poi curando anche quello da gioco. Ad oggi mi tengo i gol di Messi ma non come atto di resa quanto piuttosto di diserzione. Il calcio in una prospettiva anarchica prima ancora che socialista.
Sono pronto a scommettere che smontando la filosofia che oggi regge tale fenomeno le devianze collaterali si sgonfieranno e sono pronto a scommettere che, nonostante tutti gli aggiustamenti urgenti praticabili siano da perseguire con convinzione, essi non siano né sufficienti né necessari se non cambieremo tutte le filosofie che permeano la nostra avida e lucrosa società. E poi francamente mi sono un po’ stufato delle ondate di sdegno: dopo la vittoria del titolo mondiale non mi pare che si siano organizzate piazze per chiedere una riduzione del giro d’affari nel calcio, una equiparazione maggiore della ricchezza e del potere delle società calcistiche, un’adesione ad un’etica pubblica da parte dei protagonisti che, in quanto figure carismatiche, avrebbero il dovere di praticare; così come, dopo Tangentopoli, non siamo divenuti né più consapevoli, né più fiscali nella scelta e nel controllo, né, a partire da noi stessi, più virtuosi.
Quindi si facciano le indagini, si comminino le sanzioni penali e civili e le penalizzazioni sportive ma non facciamone una crociata.
Passiamo invece alla consueta scommessa circa come si svilupperà la meteo di aprile. Fossi la Snai dovrei fissare quote sempre superiori tre volte la posta. Fossi un giocatore una puntatina sull’ipotesi pioggia la farei. Non fosse altro che per un calcolo delle probabilità. Su Emilia-Romagna e centro Italia non piove da 4 mesi, fatta l’eccezione vistosa delle grandi nevicate di febbraio, sull’area cispadana e prealpina non si è goduto nemmeno di tale eccezione. Quindi, prima o poi, si articolerà una configurazione barica atta a far piovere diffusamente in tali territori? O ci arrendiamo definitivamente all’idea della tropicalizzazione del clima?…In quel caso opterei per la giocata “doppia chance”: piove forse tanto…forse appena un po’.
I modelli ci dicono che questo assaggio pseudo estivo era davvero prematuro e dunque parrebbe che già dalla Domenica delle Palme vi saranno novità prima in Adriatìco e poi al Settentrione e che oltre alle piogge, che saranno intense fra martedì e giovedì, verrà il fresco a ricordarci che ancora non sono ammesse le mezze maniche e le scarpe aperte…anche perché…diciamocelo, senza abbronzatura di supporto, molti piedi e molte braccia sono francamente inguardabili.
Le feste pasquali e la prima parte del mese dovrebbero poi scorrere all’insegna della variabilità, con aria frizzante, primi temporali ed una situazione complessivamente non statica. Il primo che lamenta una sorta di salvataggio in corner o di melina olandese, per riutilizzare l’argomento trattato, lo fulmino. Perché, se non propino mai certezze eppure mi sbilancio amabilmente negli altri mesi, concedetemi che la primavera è per antonomasia di difficile prevedibilità e che per una volta in “medio stat virtus”, nel senso che avremo tutto e il suo contrario ma senza estremizzazioni. Senz’altro dal 10, dopo un periodo piovoso, dovrebbe riprendersi la scena l’anticiclone azzorriano ma già dal 15 potrebbero riproporsi le perturbazioni atlantiche
. Una veloce altalena fra bello e brutto tempo come dovrebbe essere la normalità delle mezze stagioni, quando si confrontano un minimo di bassa pressione stanco (situato sulle isole britanniche) ed un anticiclone (situato al largo della penisola iberica) non ancora così vigoroso, i quali creano ondulazioni moderate sull’Europa, che permettono all’uno e all’altro di sopraffarsi frequentemente e rapidamente. Mentre negli ultimi decenni, come detto più volte, tendono a crearsi le condizioni per una maggiore staticità e consolidamento delle strutture basso ed alto pressorie, specialmente di quest’ultime, che determinano ondate di calore sempre più consuete spezzate da ritornanti gelide improvvise ma di corto respiro. E’ primavera comunque e allora fiorite e rifiorite…magari come margherite smarrite in mezzo ad un campo da calcio.

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