AAA Cercasi insegnanti alternativi o un'alternativa agli insegnanti
“Cercasi insegnante interessante ed interessato/a. I metodi obsoleti dei libri pieni di grammatica e degli esercizietti sono rigorosamente banditi o quantomeno da arginare. Gradita l'originalità ed una buona dose di divertimento. L'informazione su cultura e attualità e lo scambio culturale non farebbero poi così male per rimediare alla nostra ignoranza o per arricchire il nostro sapere.
Per informazioni, inviare una petizione al ministero della pubblica istruzione del vostro stato (nel caso in cui questi principi non vengano normalmente presi in considerazione)”.
Germania, Berlino, 1138 chilometri da Bologna se si sceglie un percorso panoramico.
Sicuramente in un contesto decisamente favorevole, qualche piccola sfortuna bisogna pure aspettarsela, ma la cosa interessante è che questo mi riporta a riflettere ancora una volta sulla scuola, quando ormai pensavo di avere chiuso con questa istituzione.
L'idea di fondo è buona: prendi uno spazio e ci metti un po' di gente accomunata da un unico comune denominatore (nel mio caso una traccia appena accennata di tedesco rintracciabile nella corteccia cerebrale) e qualcuno che ne sappia decisamente più di te e che possa aiutarti a formarti.
Fino a quando si deciderà di continuare la vecchia recita della maestra seduta dietro la cattedra che tira le orecchie allo studente (magari anche non più ragazzino) che chiamato ad andare alla lavagna, sbaglia la frase dettatagli, la scuola non potrà che produrre, sintetizzando e con le dovute eccezioni naturalmente, queste categorie di persone: depressi, gente stereotipata o coloro i quali preferiscono alla classe per lo meno la toilette.
Ma perché fare un investimento del genere?
Intendiamoci, non sono dell'opinione che la grammatica non abbia senso di esistere, al contrario è fondamentale, ma dico solo che in fondo perché non è possibile conciliarla con spunti più interessanti e che magari possano essere più utili di un castrante stereotipo (che tra l'altro è anche un po' passato di moda)?
La scuola, e non fa differenza la tipologia, sembra paradossalmente non avere alcun legame con la realtà e ciò sembra essere paradossale in quanto siamo perennemente condannati a studiare una realtà passata che sembra non riuscirà mai del tutto a mescolarsi con quella contemporanea. Per non parlare delle complicazioni che potrebbero nascere oggi, in quanto una pluralità di culture si vengono ad incontrare in una classe e ciò dovrebbe portare una pluralità di conoscenze.
Ma visto che viviamo in una “realtà plurale”, perché non pensare ad una pluralità d'informazione?
Sarebbe interessante che in ogni scuola (dai licei ai corsi d'integrazione per stranieri) si partisse dalla realtà quotidiana che viviamo, dedicando una parte delle giornaliere lezioni alla lettura comparata di differenti giornali, di modo tale da informarci su ciò che accade (con i dovuti approfondimenti e digressioni storiche o scientifiche o della materia pertinente) e nello stesso tempo da formarci una coscienza critica, arrivando a capire come una stessa realtà possa essere raccontata in modi differenti, e magari capendo cosa si cela dietro queste “distorsioni della realtà”.
Altro punto interessante e spesso trascurato è la componente ludica: capire quando abbiamo fatto il pieno d'informazione ed abbiamo semplicemente bisogno di rilassarci, continuando ovviamente ad apprendere ma in una modalità che va temporaneamente in standby.
La staticità porta sonnolenza ed allora perché non cambiare ambientazione andando ad esplorare altri spazi o confrontandoci in altri contesti?
Gli esempi sono innumerevoli: dalle classiche visite ai musei al teatro al cinema alla cucina, perché no.
La scuola va reinventata a nostro gusto e piacimento ed allora spazio anche allo studio dei nostri interessi, che magari, se opportunamente sostenuti e guidati, potrebbero crescere con una maggiore accelerazione.
In alternativa spazio alle “fughe” (o “filoni” come si dice dalle mie parti) e alla baldoria in classe: magari ne risentirà la nostra “conoscenza” ma perlomeno non perderemo la nostra vitalità.
Per informazioni, inviare una petizione al ministero della pubblica istruzione del vostro stato (nel caso in cui questi principi non vengano normalmente presi in considerazione)”.
Germania, Berlino, 1138 chilometri da Bologna se si sceglie un percorso panoramico.
Sicuramente in un contesto decisamente favorevole, qualche piccola sfortuna bisogna pure aspettarsela, ma la cosa interessante è che questo mi riporta a riflettere ancora una volta sulla scuola, quando ormai pensavo di avere chiuso con questa istituzione.
L'idea di fondo è buona: prendi uno spazio e ci metti un po' di gente accomunata da un unico comune denominatore (nel mio caso una traccia appena accennata di tedesco rintracciabile nella corteccia cerebrale) e qualcuno che ne sappia decisamente più di te e che possa aiutarti a formarti.
Fino a quando si deciderà di continuare la vecchia recita della maestra seduta dietro la cattedra che tira le orecchie allo studente (magari anche non più ragazzino) che chiamato ad andare alla lavagna, sbaglia la frase dettatagli, la scuola non potrà che produrre, sintetizzando e con le dovute eccezioni naturalmente, queste categorie di persone: depressi, gente stereotipata o coloro i quali preferiscono alla classe per lo meno la toilette.
Ma perché fare un investimento del genere?
Intendiamoci, non sono dell'opinione che la grammatica non abbia senso di esistere, al contrario è fondamentale, ma dico solo che in fondo perché non è possibile conciliarla con spunti più interessanti e che magari possano essere più utili di un castrante stereotipo (che tra l'altro è anche un po' passato di moda)?
La scuola, e non fa differenza la tipologia, sembra paradossalmente non avere alcun legame con la realtà e ciò sembra essere paradossale in quanto siamo perennemente condannati a studiare una realtà passata che sembra non riuscirà mai del tutto a mescolarsi con quella contemporanea. Per non parlare delle complicazioni che potrebbero nascere oggi, in quanto una pluralità di culture si vengono ad incontrare in una classe e ciò dovrebbe portare una pluralità di conoscenze.
Ma visto che viviamo in una “realtà plurale”, perché non pensare ad una pluralità d'informazione?
Sarebbe interessante che in ogni scuola (dai licei ai corsi d'integrazione per stranieri) si partisse dalla realtà quotidiana che viviamo, dedicando una parte delle giornaliere lezioni alla lettura comparata di differenti giornali, di modo tale da informarci su ciò che accade (con i dovuti approfondimenti e digressioni storiche o scientifiche o della materia pertinente) e nello stesso tempo da formarci una coscienza critica, arrivando a capire come una stessa realtà possa essere raccontata in modi differenti, e magari capendo cosa si cela dietro queste “distorsioni della realtà”.
Altro punto interessante e spesso trascurato è la componente ludica: capire quando abbiamo fatto il pieno d'informazione ed abbiamo semplicemente bisogno di rilassarci, continuando ovviamente ad apprendere ma in una modalità che va temporaneamente in standby.
La staticità porta sonnolenza ed allora perché non cambiare ambientazione andando ad esplorare altri spazi o confrontandoci in altri contesti?
Gli esempi sono innumerevoli: dalle classiche visite ai musei al teatro al cinema alla cucina, perché no.
La scuola va reinventata a nostro gusto e piacimento ed allora spazio anche allo studio dei nostri interessi, che magari, se opportunamente sostenuti e guidati, potrebbero crescere con una maggiore accelerazione.
In alternativa spazio alle “fughe” (o “filoni” come si dice dalle mie parti) e alla baldoria in classe: magari ne risentirà la nostra “conoscenza” ma perlomeno non perderemo la nostra vitalità.