San Martino e Saint Simon
“Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile. E' l'estate fredda dei morti”. Con l'ultima strofa della arcinota poesia “Novembre”, il buon Pascoli ci riporta alla realtà, dopo un incipit in cui il richiamare l'aria limpida ed il cielo terso suggeriscono illusioni di primavera. Tale è infatti l'estate di San Martino: una illusione, un segnale distorto di ciò che verrà.
Martino di Tours, così ribattezzato in quanto morirà nella città transalpina, nasce nell'attuale Ungheria, figlio di un ufficiale dell'esercito dell'Impero Romano. Già il nome, affibbiatogli in onore del dio della guerra, ne rivela il carattere tenace e di forte personalità; ed egli stesso fu militare, prima di convertirsi al Cristianesimo. Possiamo immaginarci quindi che queste sue doti di lottatore rappresentino la rivalsa di un clima più dolce, che non vuole esser sopraffatto dall'avanzare dell'inverno.
In realtà si parla di estate di San Martino per descrivere un periodo, a cavallo della prima metà di novembre, in cui dopo le prime gelate, può ritornare un certo tepore che, per contrappasso e relativamente alla stagione, viene dipinto come estivo ma che di estivo ha ben poco, specialmente dal punto di vista termico. Se le temperature estreme, minime e massime, in qualsiasi stagione dell'anno, possono “scartare” il dato mediano (delle minime e delle massime) anche di parecchi gradi, le temperature medie minime e medie massime danno sostanza, senza margini di dubbio, allo scorrere dei mesi; ed ancor più le temperature medie del giorno, ossia quelle che esprimono la risultante delle temperature registrate ogni ora nelle ventiquattro ore.
Assolutamente più precise di un'indagine Istat o di un qualsiasi exit poll, le temperature medie danno la misura dei cambiamenti stagionali. Vediamo dunque qualche dato relativo alle medie delle temperature minime e massime in novembre, in varie città italiane ed europee, ovviamente scelte in base a criteri di rappresentazione delle diverse aree climatiche: Cuneo 3° e 10°, Genova 9° e 15°, Bergamo 4° e 11°, Tarvisio -1° e 7°, Rimini 5° e 13°, Pisa 6° e 16°, Perugia 4° e 13°, Campobasso 6° e 11°, Taranto 10° e 17°, Lamezia Terme 9° e 18°, Trapani 12° e 19°, Olbia 8° e 18°; Londra 4° e 9°, Parigi 5° e 10°, Madrid 4° e 15°, Helsinki -1° e 4°, Mosca -4° e 1°, Varsavia -7° e 11°, Lubiana 1° e 8°, Spalato 8° e 16°. Valencia 10° e 20°. A ben vedere dunque un'estate piuttosto freddina giusto fra lo Jonio e le coste spagnole; per il resto si battono i denti, sia in presenza che in carenza di soleggiamento. Dunque è forse più corretto dire che si tratta di un passaggio stagionale fugace ed assolutamente privo di certezze statistiche. Magari un anno si ha, un altro no; oppure in una zona climatica europea si manifesta ed in un'altra no; e tale seconda variabile è pressochè certa (alla faccia della contraddizione) in quanto difficilmente a novembre può strutturarsi una campana anticiclonica che abbracci tutta Europa (si tratta di una figura atmosferica complessa a realizzarsi persino in piena estate).
Fugace, transitoria e, come detto, con una valenza relativa, in quanto parametrata al verificarsi, in ottobre, di precoci episodi di burrasca e di crollo delle temperature. Una sorta di moto insurrezionale che si ribella ad un ordine climatico precostituito e che presto viene spazzato via dalla restaurazione del Generale Inverno; sulla falsa riga delle rivolte del '800 che venivano soffocate nel sangue per poter ristabilire gli equilibri dei ceti dominanti.
Così del resto vanno i cicli della storia e del clima. Con una differenza di fondo però: che il ciclo climatico gira nell'arco dell'anno e nell'arco dei secoli, producendo risultati tendenzialmente a somma zero, in quanto l'alternarsi delle stagioni è evento naturale (quanto meno sino a che l'agire umano non riesca a cambiare equilibri a monte dell'atmosfera); i cicli storici e sociologici sono, e devono essere, a somma positiva. E dunque gli “stop and go” non possono che rimanere incanalati in un percorso complessivo di progresso.
Volendo immaginare altro paragone, il clima ha la mutevolezza dell'economia, cambiando con le stagioni e con i continenti. Le sue temporanee anomalie stagionali sono come le crisi di produzione giacchè colpiscono qua e là, incidono su alcuni e non su altri, ma la ricchezza materiale globale rimane la stessa, solo più o meno equamente distribuita. Il tempo storico ha invece le sembianze del sapere, è metafisico, muta accrescendo, anche quando, come all'abbrivio di questo nuovo secolo, appare devastare le culture diffuse e regredire l'intelletto.
Dopo un temporale riappare sempre il sole, dopo il freddo torna il caldo, dopo la siccità si riversano piogge a catinelle, dopo un'epoca di glaciazione ne arrivano altre di segno diverso. E' inevitabile. Discorso diverso per i cicli della storia che, sebbene vedano l'alternarsi di rivoluzioni e restaurazioni, non hanno un destino finale segnato e traguardi similari al punto di partenza. Sarebbe compito di tutti quindi farsi carico della somma positiva di tali cicli ed accelerarla. Ma questo discorso ci spinge troppo lontano da qui, più verso Saint Simon che verso San Martino.
Claude Henri de Saint Simon, filosofo, considerato fondatore e padre spirituale del socialismo francese e dunque anche mondiale, propugnava quale messaggio evangelico quello di innalzare le condizioni del proletariato. Anche se a dire il vero pure San Martino viene ricordato per un gesto fortemente “solidale” e di comunione: l'aver diviso a metà il proprio mantello per donarlo ad un mendicante seminudo.
A questo punto la rivoluzione sammartiniana dell'11 novembre sia benvenuta. Si tratta di vedere se, come il miracolo del sangue di San Gennaro, si ripeterà pedissequamente oppure se, come San Genesio, protettore degli attori, si presenterà con la maschera e reciterà una parte non caratteristica. Vediamo dunque quali sembrano essere le evoluzioni meteorologiche per il prossimo novembre. Intanto si parte con una bella sciroccata che innalzerà le temperature, sinora piuttosto invernali, ma che soprattutto porterà tanta pioggia nei versanti esposti ad ovest e dunque specie sulle regioni tirreniche. Già da metà settimana però potrebbe celebrarsi il mito dell'estate di San Martino, in quanto, sebbene con qualche riserva che narra di un susseguirsi di incursioni perturbate atlantiche, i modelli ipotizzano l'arrivo sulla penisola iberica, sulla Francia e su buona parte del Mediterraneo dell'anticiclone africano che garantirebbe tempo bello su quasi tutta la penisola, con residua instabilità solo sul basso Adriatico ed i settori jonici. Sole e temperature miti allora fino a metà mese, anche se l
e zone umide della fantomatica Padania comincerebbero a risentire dei fenomeni nebbiosi, tipici in autunno e inverno, durante le situazioni di stasi anticiclonica.
Insomma si potranno stillare i primi vini col maglioncino leggero e cuocere le caldarroste all'aperto. E alla fine dei baccanali ballare tutti il bunga bunga, senza prendersi la polmonite.
Martino di Tours, così ribattezzato in quanto morirà nella città transalpina, nasce nell'attuale Ungheria, figlio di un ufficiale dell'esercito dell'Impero Romano. Già il nome, affibbiatogli in onore del dio della guerra, ne rivela il carattere tenace e di forte personalità; ed egli stesso fu militare, prima di convertirsi al Cristianesimo. Possiamo immaginarci quindi che queste sue doti di lottatore rappresentino la rivalsa di un clima più dolce, che non vuole esser sopraffatto dall'avanzare dell'inverno.
In realtà si parla di estate di San Martino per descrivere un periodo, a cavallo della prima metà di novembre, in cui dopo le prime gelate, può ritornare un certo tepore che, per contrappasso e relativamente alla stagione, viene dipinto come estivo ma che di estivo ha ben poco, specialmente dal punto di vista termico. Se le temperature estreme, minime e massime, in qualsiasi stagione dell'anno, possono “scartare” il dato mediano (delle minime e delle massime) anche di parecchi gradi, le temperature medie minime e medie massime danno sostanza, senza margini di dubbio, allo scorrere dei mesi; ed ancor più le temperature medie del giorno, ossia quelle che esprimono la risultante delle temperature registrate ogni ora nelle ventiquattro ore.
Assolutamente più precise di un'indagine Istat o di un qualsiasi exit poll, le temperature medie danno la misura dei cambiamenti stagionali. Vediamo dunque qualche dato relativo alle medie delle temperature minime e massime in novembre, in varie città italiane ed europee, ovviamente scelte in base a criteri di rappresentazione delle diverse aree climatiche: Cuneo 3° e 10°, Genova 9° e 15°, Bergamo 4° e 11°, Tarvisio -1° e 7°, Rimini 5° e 13°, Pisa 6° e 16°, Perugia 4° e 13°, Campobasso 6° e 11°, Taranto 10° e 17°, Lamezia Terme 9° e 18°, Trapani 12° e 19°, Olbia 8° e 18°; Londra 4° e 9°, Parigi 5° e 10°, Madrid 4° e 15°, Helsinki -1° e 4°, Mosca -4° e 1°, Varsavia -7° e 11°, Lubiana 1° e 8°, Spalato 8° e 16°. Valencia 10° e 20°. A ben vedere dunque un'estate piuttosto freddina giusto fra lo Jonio e le coste spagnole; per il resto si battono i denti, sia in presenza che in carenza di soleggiamento. Dunque è forse più corretto dire che si tratta di un passaggio stagionale fugace ed assolutamente privo di certezze statistiche. Magari un anno si ha, un altro no; oppure in una zona climatica europea si manifesta ed in un'altra no; e tale seconda variabile è pressochè certa (alla faccia della contraddizione) in quanto difficilmente a novembre può strutturarsi una campana anticiclonica che abbracci tutta Europa (si tratta di una figura atmosferica complessa a realizzarsi persino in piena estate).
Fugace, transitoria e, come detto, con una valenza relativa, in quanto parametrata al verificarsi, in ottobre, di precoci episodi di burrasca e di crollo delle temperature. Una sorta di moto insurrezionale che si ribella ad un ordine climatico precostituito e che presto viene spazzato via dalla restaurazione del Generale Inverno; sulla falsa riga delle rivolte del '800 che venivano soffocate nel sangue per poter ristabilire gli equilibri dei ceti dominanti.
Così del resto vanno i cicli della storia e del clima. Con una differenza di fondo però: che il ciclo climatico gira nell'arco dell'anno e nell'arco dei secoli, producendo risultati tendenzialmente a somma zero, in quanto l'alternarsi delle stagioni è evento naturale (quanto meno sino a che l'agire umano non riesca a cambiare equilibri a monte dell'atmosfera); i cicli storici e sociologici sono, e devono essere, a somma positiva. E dunque gli “stop and go” non possono che rimanere incanalati in un percorso complessivo di progresso.
Volendo immaginare altro paragone, il clima ha la mutevolezza dell'economia, cambiando con le stagioni e con i continenti. Le sue temporanee anomalie stagionali sono come le crisi di produzione giacchè colpiscono qua e là, incidono su alcuni e non su altri, ma la ricchezza materiale globale rimane la stessa, solo più o meno equamente distribuita. Il tempo storico ha invece le sembianze del sapere, è metafisico, muta accrescendo, anche quando, come all'abbrivio di questo nuovo secolo, appare devastare le culture diffuse e regredire l'intelletto.
Dopo un temporale riappare sempre il sole, dopo il freddo torna il caldo, dopo la siccità si riversano piogge a catinelle, dopo un'epoca di glaciazione ne arrivano altre di segno diverso. E' inevitabile. Discorso diverso per i cicli della storia che, sebbene vedano l'alternarsi di rivoluzioni e restaurazioni, non hanno un destino finale segnato e traguardi similari al punto di partenza. Sarebbe compito di tutti quindi farsi carico della somma positiva di tali cicli ed accelerarla. Ma questo discorso ci spinge troppo lontano da qui, più verso Saint Simon che verso San Martino.
Claude Henri de Saint Simon, filosofo, considerato fondatore e padre spirituale del socialismo francese e dunque anche mondiale, propugnava quale messaggio evangelico quello di innalzare le condizioni del proletariato. Anche se a dire il vero pure San Martino viene ricordato per un gesto fortemente “solidale” e di comunione: l'aver diviso a metà il proprio mantello per donarlo ad un mendicante seminudo.
A questo punto la rivoluzione sammartiniana dell'11 novembre sia benvenuta. Si tratta di vedere se, come il miracolo del sangue di San Gennaro, si ripeterà pedissequamente oppure se, come San Genesio, protettore degli attori, si presenterà con la maschera e reciterà una parte non caratteristica. Vediamo dunque quali sembrano essere le evoluzioni meteorologiche per il prossimo novembre. Intanto si parte con una bella sciroccata che innalzerà le temperature, sinora piuttosto invernali, ma che soprattutto porterà tanta pioggia nei versanti esposti ad ovest e dunque specie sulle regioni tirreniche. Già da metà settimana però potrebbe celebrarsi il mito dell'estate di San Martino, in quanto, sebbene con qualche riserva che narra di un susseguirsi di incursioni perturbate atlantiche, i modelli ipotizzano l'arrivo sulla penisola iberica, sulla Francia e su buona parte del Mediterraneo dell'anticiclone africano che garantirebbe tempo bello su quasi tutta la penisola, con residua instabilità solo sul basso Adriatico ed i settori jonici. Sole e temperature miti allora fino a metà mese, anche se l
e zone umide della fantomatica Padania comincerebbero a risentire dei fenomeni nebbiosi, tipici in autunno e inverno, durante le situazioni di stasi anticiclonica.
Insomma si potranno stillare i primi vini col maglioncino leggero e cuocere le caldarroste all'aperto. E alla fine dei baccanali ballare tutti il bunga bunga, senza prendersi la polmonite.