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Scritto da nel Bologna, Numero 67 - 1 Marzo 2010 | 0 commenti

Benvenuti alla Dozza

Capienza regolamentare: 494. Capienza tollerabile 892. Detenuti presenti: 1184. Sono questi i numeri della Casa Circondariale “Dozza” di Bologna al 18 febbraio 2010 forniti dal sito di Ristretti Orizzonti, centro studi del carcere di Padova. Dati sconcertanti che fotografano la situazione allarmante dell'istituto bolognese. Una fotografia che ritroviamo in molte altre carceri della regione Emilia-Romagna e di tutta Italia. Infatti, se la percentuale di presenze alla Dozza è pari al 239% della soglia regolamentare, la media nazionale si aggira attorno al 152% nel 2009. Eppure, ciò che forse colpisce ancora di più è la persistenza di questi dati: cinque anni fa, nel 2005, il Rapporto dell'Associazione Antigone sulle condizioni di detenzione registrava che la presenza di detenuti era oltre il doppio della capienza regolamentare. Cosa vogliono dire questi numeri per chi sta in carcere? Celle di 10 mq con un bagno di 3 mq in cui convivono tre detenuti: una situazione che viene appesantita dalle cattive condizioni igieniche degli spazi, provocate anche da problemi di condensa ed umidità delle pareti causati dalla cattiva areazione dei locali.
Andando a sviscerare i numeri del carcere di Bologna, vediamo che la percentuale di detenuti definitivi è pari al 25%, gli altri sono in attesa di un giudizio definitivo. La presenza di cittadini extra-comunitari è molto elevata, circa il 64%, anche se in diminuzione rispetto al 2008, quando toccava il 70%. Fra questi, sono oltre 50 le nazionalità censite, le più rappresentate sono Marocco, Tunisia, Romania, Algeria, Albania e Nigeria.
La Costituzione italiana del 1948 recita all'articolo 27 “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. La pena detentiva è punizione ma anche rieducazione. Tuttavia, ancora una volta sono i numeri a raccontarci come questi principi sono lungi dal concretizzarsi. L'area educativa della Dozza soffre di gravi carenze di personale: oggi, sono operativi 6 educatori per gli oltre mille detenuti. Nel 1991 erano in servizio 11 educatori per 780 detenuti: in 18 anni il rapporto numerico tra educatori e detenuti si è ridotto drasticamente da un educatore per 80 ristretti a 1 per oltre 200. “Questi dati – spiega Massimo Ziccone, responsabile dell'area educativa della Dozza – non permettono un'organizzazione idonea di progetti educativi, né tantomeno la garanzia di percorsi educativi individualizzati come previsto dalla legge”. Questa lacuna viene molto parzialmente colmata dal prezioso contributo dei laboratori creativi e formativi di una cinquantina di volontari che fanno riferimento a diversi gruppi attivi all'interno della Dozza: le associazioni Altro Diritto, AVOC, Gruppo Elettrogeno, il Poggeschi per il Carcere, Telefono Azzurro.
Una situazione di sotto-organico si registra anche nelle altre categorie di personale della Casa Circondariale di Bologna, dagli agenti di polizia penitenziaria (che incide negativamente sui livelli di sicurezza all'interno dell'istituto), agli esperti: un solo psicologo per 20 ore al mese e un criminologo per 52 ore al mese.
Sul piano della formazione troviamo dati leggermente più positivi rispetto a quelli sopracitati: circa 500 detenuti frequentano la scuola interna al carcere, 120 detenuti nel 2009 hanno ottenuto un titolo di studio, di cui 13 un diploma universitario.
A questo si aggiungono le attività di formazione professionale “qualificante”: dalla sartoria, presso la sezione femminile, al giardinaggio, dalla falegnameria alla ristorazione e al settore edile. La partecipazione ai corsi di formazione è tuttavia relativamente bassa e ha visto coinvolti una media di 80 detenuti.
E' stato riattivato il prestito bibliotecario, interrotto dall'aprile 2008 al gennaio 2009. I detenuti hanno la possibilità di richiedere libri alla Biblioteca Sala Borsa, che coordina il servizio di prestito avvalendosi del supporto di 7 biblioteche di quartiere. In passato i detenuti che prestavano il servizio di bibliotecario erano retribuiti, ora, a causa della drastica riduzione dei fondi, si è verificata l'impossibilità di stipendiarli ed è divenuto un servizio volontario. I dati relativi al prestito sono particolarmente incoraggianti e in progressivo aumento: nel corso dei 4 mesi di servizio attivo nel 2008 i prestiti sono stati 340 per un numero totale di 81 richiedenti, mentre nel 2009 i prestiti sono stati 1010, con un numero di richiedenti pari a 257 (i dati sono fino al mese di settembre 2009).
Anche nell'ambito del lavoro l'istituto di detenzione soffre della forte carenza di disponibilità economiche: sono circa 1000 i detenuti che chiedono di lavorare, e solo un centinaio i posti disponibili al mese. Anche se la legge non lo prevede esplicitamente, i responsabili della Dozza cercano di assicurare una certa rotazione nell'accesso al lavoro, per permettere ad un numero maggiore di detenuti di usufruire di questa possibilità.
Molte tipologie di lavoro sono strettamente legate alla “vita” carceraria: tipografo, magazziniere, muratore, aiuto cuoco, spesino (colui che è incaricato di prendere le ordinazioni di spesa dei detenuti), scrivano (addetto a scrivere le cosiddette “domandine”, per accedere a servizi o laboratori), sono solo alcuni esempi. Tuttavia, sono attive anche alcune convenzioni con enti esterni: esiste una convenzione con il Consorzio SIC, che svolge attività tipografica ed impiega 3 detenuti; nel 2008 si è avviata la sperimentazione del progetto “RAEE”, in collaborazione con il Gruppo Hera, IT2-CEFAL e TECNé, che prevede un laboratorio finalizzato al recupero di materiale elettrico ed elettronico dismesso. Il progetto è stato interrotto nel marzo 2008, ora è stato riattivato ed impiega 4 detenuti.
Ritornando ai dati con cui abbiamo aperto, vengono spontanee alcune domande: come può essere risolta l'emergenza sovraffollamento? E' sufficiente l'indulto sostenuto da centrodestra e centrosinistra? E' una soluzione “sostenibile”, anche in termini economici?
Quanti di quelli che sono usciti in seguito all'indulto hanno reiterato il reato commesso? Perché? Quale modello di carcere è auspicabile per determinati reati, quali lo spaccio di stupefacenti e la violazione della legge sull'immigrazione (espulsione)? Per quali reati sarebbe più proficua una alternativa al carcere?

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