Con la forza della passione
“Uno su mille ce la fa” cantava Gianni Morandi, affermazione che rispecchia fedelmente la vita di Michael Faraday, uno dei maggiori scienziati del XIX° secolo.
Le origini di questo geniale personaggio non facevano presagire lo straordinario contributo che avrebbe dato al progresso scientifico.
Figlio di un fabbro e di una contadina, Faraday nacque nel 1791 a Newington Butts, un piccolo borgo poco distante da Londra.
Le condizioni economiche della famiglia non gli permisero di proseguire gli studi, così, ancora adolescente, il giovane Michael iniziò a lavorare come apprendista presso un rilegatore di libri a Londra.
L'ambiente di lavoro fu un ottimo stimolo per la vivace curiosità del ragazzo, che impiegava il poco tempo libero a disposizione leggendo i testi scientifici che gli passavano per le mani. Il suo interesse per la fisica e la chimica nacque proprio in quegli anni, diventando una vera passione.
Durante l' apprendistato Faraday realizzò i suoi primi esperimenti di chimica che lo portarono poi a scoprire il fenomeno della decomposizione chimica tramite corrente elettrica, più nota come elettrolisi.
Grazie a un cliente della rilegatoria presso cui lavorava, Faraday ebbe l'opportunità di assistere a un ciclo di conferenze di chimica tenute da Sir Humpry Davy, un luminare dell'epoca membro dell'Istituto Reale di Gran Bretagna.
Il sogno del giovane era impiegarsi presso un laboratorio scientifico. Così, preso il coraggio a due mani, lo schivo Michael scrisse a Davy chiedendogli di essere assunto presso il centro di ricerca.
Un aneddoto narra che Davy, consultando un funzionario dell'Istituto sull'opportunità di assumere un rilegatore appassionato di chimica, si sentì rispondere: “mettetelo a lavare le provette. Se è un tipo in gamba accetterà il lavoro, se è un buono a nulla lo rifiuterà”.
Evidentemente Faraday era un tipo in gamba, accettò il posto e rimase all'Istituto per 45 anni, diventando assistente di Davy per poi succedergli come presidente.
Oltre che alla chimica, fra l'altro fu lo scopritore del benzene, lo scienziato britannico diede un contributo fondamentale alla fisica, gettando le basi dell'elettromagnetismo e della teoria dei campi.
Nonostante la mente geniale, un prezzo alle sue umili origini Faraday dovette pagarlo.
La scarsa istruzione ricevuta da ragazzo gli impedì di dare una formulazione matematica ai suoi straordinari risultati sperimentali.
Le origini di questo geniale personaggio non facevano presagire lo straordinario contributo che avrebbe dato al progresso scientifico.
Figlio di un fabbro e di una contadina, Faraday nacque nel 1791 a Newington Butts, un piccolo borgo poco distante da Londra.
Le condizioni economiche della famiglia non gli permisero di proseguire gli studi, così, ancora adolescente, il giovane Michael iniziò a lavorare come apprendista presso un rilegatore di libri a Londra.
L'ambiente di lavoro fu un ottimo stimolo per la vivace curiosità del ragazzo, che impiegava il poco tempo libero a disposizione leggendo i testi scientifici che gli passavano per le mani. Il suo interesse per la fisica e la chimica nacque proprio in quegli anni, diventando una vera passione.
Durante l' apprendistato Faraday realizzò i suoi primi esperimenti di chimica che lo portarono poi a scoprire il fenomeno della decomposizione chimica tramite corrente elettrica, più nota come elettrolisi.
Grazie a un cliente della rilegatoria presso cui lavorava, Faraday ebbe l'opportunità di assistere a un ciclo di conferenze di chimica tenute da Sir Humpry Davy, un luminare dell'epoca membro dell'Istituto Reale di Gran Bretagna.
Il sogno del giovane era impiegarsi presso un laboratorio scientifico. Così, preso il coraggio a due mani, lo schivo Michael scrisse a Davy chiedendogli di essere assunto presso il centro di ricerca.
Un aneddoto narra che Davy, consultando un funzionario dell'Istituto sull'opportunità di assumere un rilegatore appassionato di chimica, si sentì rispondere: “mettetelo a lavare le provette. Se è un tipo in gamba accetterà il lavoro, se è un buono a nulla lo rifiuterà”.
Evidentemente Faraday era un tipo in gamba, accettò il posto e rimase all'Istituto per 45 anni, diventando assistente di Davy per poi succedergli come presidente.
Oltre che alla chimica, fra l'altro fu lo scopritore del benzene, lo scienziato britannico diede un contributo fondamentale alla fisica, gettando le basi dell'elettromagnetismo e della teoria dei campi.
Nonostante la mente geniale, un prezzo alle sue umili origini Faraday dovette pagarlo.
La scarsa istruzione ricevuta da ragazzo gli impedì di dare una formulazione matematica ai suoi straordinari risultati sperimentali.