Bologna – una selva di scrittori e di scrittrici
Perché alla fin fine che cosa ci dà la storia? Ci dà ciò che gli uomini hanno fatto. Ma quel che essi hanno pensato, i sentimenti che hanno accompagnato le loro decisioni e i loro progetti, […] le loro passioni e le loro volontà[...] coi quali hanno espresso la loro collera, han dato sfogo alla loro tristezza [...] tutto questo, o quasi, la storia lo passa sotto silenzio; e tutto questo è invece dominio della poesia.
Alessandro Manzoni “Lettre à M. Chauvet” 1823
Bologna: una selva di scrittori e di scrittrici
Negli ultimi tempi, sto focalizzando la mia attenzione sul panorama letterario bolognese, un territorio ricco, che conta alcuni dei romanzieri più in voga della letteratura nazionale contemporanea. Carlo Lucarelli, Loriano Machiavelli, Valerio Evangelisti, Pino Cacucci, Marcello Fois, Enrico Brizzi, Valerio Massimo Manfredi, i Wo Ming. Il meglio della letteratura di argomento storico, del noir italiano e del New Italian Epic.
Scrittori questi, che vivono o che hanno vissuto nella nostra stessa città, camminando per le stesse strade, sotto gli stessi portici, prendendo gli stessi autobus, condividendo le stesse emozioni collettive. Leggere gli scrittori bolognesi vuol dire leggere il meglio della narrativa contemporanea; vuol dire leggere di Bologna, della sua storia, delle sue radici; vuol dire guardare le strade dove viviamo con occhio diverso.
Negli scorsi numeri abbiamo trattato già diversi scrittori: Enrico Brizzi, Pino Cacucci, Luigi Bernardi. In questo numero, con l'articolo su un libro di Grazia Verasani, ho iniziato l'esplorazione del territorio, apparentemente ricco e poco conosciuto, delle scrittrici. Di tanto in tanto faremo una summa del lavoro svolto, una sintesi che ci permetta, nel nostro piccolo e con i nostri limiti, di essere osservatorio della narrativa bolognese contemporanea.
Da quando, ormai sei anni fa, venni a vivere a Bologna, mi sono sempre sforzato di capire questa città: un posto che da un lato mi affascinava e dall'altro mi respingeva. Quando uno ha vissuto qui qualche anno, si rende conto che questa città è un “porto di vita”: le personalità più eccentriche, irrequiete, sognatrici, vengono qui per vivere i propri anni universitari, e poi, ottenuta la laurea, levano gli ormeggi e vanno verso altri lidi. La gente va e viene, e quelli che restano, vedono gli uni partire e gli altri arrivare, in un infinita serie di amicizie che finiscono e si rinnovano. Leggere gli scrittori bolognesi, per me vuol dire tentare di capire Bologna, una città incomprensibile e affascinante, come una bella donna, di cui puoi dire di essere innamorato, ma che non ti darà mai la soddisfazione di essere tua.
Due parole: Grande Valenza.