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Scritto da nel Numero 56 - 1 Marzo 2009, Scienza | 0 commenti

E se l'Universo fosse una fenice?

Oggi la teoria del Big Bang continua a essere ancora la più accreditata per spiegare l'origine del cosmo, anche se non mancano le voci divergenti.
Per i sostenitori dell'esplosione primordiale, l'universo avrebbe cominciato a espandersi da un punto, detto singolarità, con calore e densità infinite, dove la materia ancora non esisteva.
Un'espansione che dopo circa quattordici miliardi di anni è ancora in corso, ed è stata paragonata, con un'efficace similitudine gastronomica, al lievitare di un panettone.
Il primo vagito dell'universo sarebbe avvenuto un centomillesimo di secondo dopo l'accensione del motore cosmico, nella cosiddetta era adronica. In quel momento non esistono ancora gli atomi, la materia non è altro che un brodo primordiale composto da particelle elementari, come i quark, quelle particelle che i fisici tentano oggi di riprodurre negli acceleratori come il Large Hadron Collider di Ginevra.
L'universo neonato ha una temperatura di mille miliardi di gradi e una densità di cento milioni di tonnellate per centimetro cubo, parametri lontani dalla realtà umana.
Le cose cambiano un po' nella successiva era leptonica. Questa fase evolutiva dura circa 10 secondi e vede temperatura e densità scendere a cinque miliardi di gradi e dieci chilogrammi per centimetro cubo. Cominciano a formarsi particelle che già conosciamo come elettroni e positroni.
L'era radiativa è l'adolescenza dell' universo. Dura alcune migliaia di anni e vede il cosmo raffreddarsi sempre di più, la temperatura scende a 4.000 gradi, e diminuire drasticamente la sua densità. È il momento della luce, con la formazione dei fotoni, e degli atomi di idrogeno. A questo periodo risale anche la radiazione fossile di fondo, che captiamo ancora oggi sotto forma di onde radio.
Nella successiva era stellare, quella che dura ancora oggi, l'universo si raffredda fino a sfiorare lo zero assoluto, 273 gradi sottozero, e la sua densità raggiunge livelli bassissimi. È adesso che si formano gli atomi di elio, componente principale dell'universo dopo l'idrogeno, e comincia il processo di formazione delle stelle.
La teoria del Big Bang ha trovato diverse conferme, sia sperimentali che osservative. Come l'allontanarsi reciproco delle galassie, scoperto da Hubble nel 1929, prova inconfutabile che l'Universo si sta espandendo e raffreddando. Altre prove a favore della teoria sono l'esistenza della radiazione cosmica di fondo, una sorta di eco dell'esplosione primordiale, e l'abbondanza di idrogeno ed elio, componenti principali del cosmo primordiale.
Recentemente due fisici teorici, Paul J. Steinhardt e Neil Turok, hanno messo in dubbio questa teoria, avanzando l'ipotesi che il Big Bang di quattordici miliardi di anni fa non sia stato il punto di partenza del cosmo.
I due scienziati prendono spunto da una domanda che non ha ancora trovato risposta, cosa c'era prima dell'esplosione primordiale e cosa la scatenò?
Secondo loro, più che di una genesi iniziale, la storia del cosmo sarebbe caratterizzata da un susseguirsi di espansioni e collassi.
Questi cicli periodici verrebbero aperti da un'esplosione, simile al big bang, dalla quale si genera nuova materia che va a formare galassie, stelle e pianeti. Successivamente l'universo collasserebbe su se stesso in un big crunch, per essere pronto a ripartire con un nuovo ciclo.

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