La crisi, l'Italia e il futuro della nostra economia
La natura intrinsecamente globale di questa crisi economica porta con sé un subdolo corollario, e cioè la apparente incapacità di analizzare il problema soffermandosi sulle caratteristiche peculiari dei sistemi economici su scala minore. Il tunnel è buio e la traversata è lunga, ma se il legislatore vuole provare a dare delle risposte, allora deve dotare gli attori del sistema economico di torce e candele, che consentano almeno di vedere dove mettere i piedi e in quale direzione muovere i prossimi passi.
Quello che si rende necessario è una sorta di processo di straniamento. Ora, nel breve periodo, occorre trascendere dal vortice delle mille catene che legano l'un l'altra le economie del pianeta, e guardare alle peculiarità del sistema economico di competenza. E magari cogliere l'opportunità offerta dallo stato di necessità per svecchiare, correggere quello che non va, imprimendo una sorta di nuovo corso, un nuovo indirizzo. Non è protezionismo, non è incoscienza: è solo sano e vivace pragmatismo. È quello che si è prefisso di fare il governo spagnolo. Le misure poste in essere per affrontare la crisi guardano molto alle piccole e medie imprese, offrendo ragionate opportunità. Non i soliti fondi a perdere, insomma, ma agevolazioni strutturate. Arrivando poi fino ai temi del risparmio energetico e dei trasporti.
In pochissimi affrontano il problema nel nostro paese negli stessi termini. Provando a essere saccenti e presuntuosi, si può provare a dare piccole risposte.
Una misura efficace, date le caratteristiche del nostro sistema produttivo, potrebbe essere quella di offrire alle piccole imprese che possono dirsi omogenee in termini di beni e servizi prodotti (e dunque in termini di mercati nei quali operano) la possibilità di organizzarsi in una forma associativa d'impresa, e offrire a questi nuovi soggetti alcuni vantaggi. Il nostro ordinamento contempla già l'istituto della Associazione Temporanea d'Impresa (ATI), un'aggregazione temporanea e occasionale tra imprese per lo svolgimento di un'attività, limitatamente al periodo necessario per il suo compimento. Nel caso in esame si tratterebbe di dare la possibilità alle piccole imprese che risultino omogenee in termini di scopi e finalità la possibilità di aggregarsi temporaneamente al fine di godere di determinati vantaggi. Il carattere temporaneo dell'operazione e la natura associativa del soggetto sono caratteri cruciali, in quanto mettono in salvo autonomia e potere dei singoli imprenditori, salvaguardando importanti aspetti motivazionali e comportamentali che sono peculiari del fare impresa nel nostro paese.
Ma di quali vantaggi si parla? Ecco alcuni esempi, che ricalcano in parte le misure prese tra gli altri dal governo spagnolo:
* possibilità di accedere al credito a condizioni vantaggiose rispetto a quelle di mercato;
* possibilità di richiedere il rimborso dell'IVA mese per mese, senza aspettare la fine dell'anno, al fine di migliorare la liquidità dei soggetti associati;
* libera ammortizzazione per gli investimenti finalizzati all'attività economica messi a bilancio negli anni 2009-2010.
Due sono poi i fondamentali motivi di interesse in termini di sviluppi futuri della nostra economia. Uno riguarda lo scenario che potrebbe venire a determinarsi se questa misura prevedesse diversi “gradi” di agevolazione, dipendenti ad esempio dagli obiettivi o dalla locazione geografica delle imprese associate. Si potrebbero offrire più vantaggi ad associazioni che riuniscano nello stesso soggetto imprese meridionali e settentrionali, dando vita a esperienze che, nel caso in cui si rivelino di successo, costituirebbero le basi per una sorta di patto nazionale di sviluppo. Secondo, legando i criteri per la costituzione di queste associazioni e per l'accesso alle agevolazioni non al valore dell'impresa, ma al numero di dipendenti, si darebbe il giusto peso all'economia reale e alla valenza reale dell'operazione sul territorio.
Da sciogliere sono i nodi sui meccanismi decisionali all'interno delle associazioni e sulla loro mutata natura in tempi meno bui. Ad ogni modo, questa potrebbe essere una risposta, una “via italiana” all'uscita dal tunnel.
Per ora, come la polizia alle prese coi delitti più fini, si brancola nel buio.
Quello che si rende necessario è una sorta di processo di straniamento. Ora, nel breve periodo, occorre trascendere dal vortice delle mille catene che legano l'un l'altra le economie del pianeta, e guardare alle peculiarità del sistema economico di competenza. E magari cogliere l'opportunità offerta dallo stato di necessità per svecchiare, correggere quello che non va, imprimendo una sorta di nuovo corso, un nuovo indirizzo. Non è protezionismo, non è incoscienza: è solo sano e vivace pragmatismo. È quello che si è prefisso di fare il governo spagnolo. Le misure poste in essere per affrontare la crisi guardano molto alle piccole e medie imprese, offrendo ragionate opportunità. Non i soliti fondi a perdere, insomma, ma agevolazioni strutturate. Arrivando poi fino ai temi del risparmio energetico e dei trasporti.
In pochissimi affrontano il problema nel nostro paese negli stessi termini. Provando a essere saccenti e presuntuosi, si può provare a dare piccole risposte.
Una misura efficace, date le caratteristiche del nostro sistema produttivo, potrebbe essere quella di offrire alle piccole imprese che possono dirsi omogenee in termini di beni e servizi prodotti (e dunque in termini di mercati nei quali operano) la possibilità di organizzarsi in una forma associativa d'impresa, e offrire a questi nuovi soggetti alcuni vantaggi. Il nostro ordinamento contempla già l'istituto della Associazione Temporanea d'Impresa (ATI), un'aggregazione temporanea e occasionale tra imprese per lo svolgimento di un'attività, limitatamente al periodo necessario per il suo compimento. Nel caso in esame si tratterebbe di dare la possibilità alle piccole imprese che risultino omogenee in termini di scopi e finalità la possibilità di aggregarsi temporaneamente al fine di godere di determinati vantaggi. Il carattere temporaneo dell'operazione e la natura associativa del soggetto sono caratteri cruciali, in quanto mettono in salvo autonomia e potere dei singoli imprenditori, salvaguardando importanti aspetti motivazionali e comportamentali che sono peculiari del fare impresa nel nostro paese.
Ma di quali vantaggi si parla? Ecco alcuni esempi, che ricalcano in parte le misure prese tra gli altri dal governo spagnolo:
* possibilità di accedere al credito a condizioni vantaggiose rispetto a quelle di mercato;
* possibilità di richiedere il rimborso dell'IVA mese per mese, senza aspettare la fine dell'anno, al fine di migliorare la liquidità dei soggetti associati;
* libera ammortizzazione per gli investimenti finalizzati all'attività economica messi a bilancio negli anni 2009-2010.
Due sono poi i fondamentali motivi di interesse in termini di sviluppi futuri della nostra economia. Uno riguarda lo scenario che potrebbe venire a determinarsi se questa misura prevedesse diversi “gradi” di agevolazione, dipendenti ad esempio dagli obiettivi o dalla locazione geografica delle imprese associate. Si potrebbero offrire più vantaggi ad associazioni che riuniscano nello stesso soggetto imprese meridionali e settentrionali, dando vita a esperienze che, nel caso in cui si rivelino di successo, costituirebbero le basi per una sorta di patto nazionale di sviluppo. Secondo, legando i criteri per la costituzione di queste associazioni e per l'accesso alle agevolazioni non al valore dell'impresa, ma al numero di dipendenti, si darebbe il giusto peso all'economia reale e alla valenza reale dell'operazione sul territorio.
Da sciogliere sono i nodi sui meccanismi decisionali all'interno delle associazioni e sulla loro mutata natura in tempi meno bui. Ad ogni modo, questa potrebbe essere una risposta, una “via italiana” all'uscita dal tunnel.
Per ora, come la polizia alle prese coi delitti più fini, si brancola nel buio.