Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 49 - 1 Novembre 2008 | 0 commenti

il sangue dei vinti

La guerra è una legge eterna del mondo, che si attua di qua e di là da ogni ordinamento giuridico, e che in essa la ragion giuridica si tira indietro lasciando libero il campo ai combattenti, dall'una e dall'altra parte intesi unicamente alla vittoria, dall'una e dall'altra parte biasimati o considerati traditori se si astengono da cosa alcuna che sia comandata come necessaria o conducente alla vittoria. Chi sottopone questa materia a criteri giuridici, o non sa quel che si dica, o lo sa troppo bene, e cela l'utile, ancorché egoistico, del proprio popolo o Stato sotto la maschera del giudice imparziale. Segno inquietante di turbamento spirituale sono ai nostri giorni (bisogna pure avere il coraggio di confessarlo) i tribunali senza alcun fondamento di legge, che il vincitore ha istituiti per giudicare, condannare e impiccare, sotto nomi di criminali di guerra, uomini politici e generali dei popoli vinti, abbandonando la diversa pratica, esente da ipocrisia, onde un tempo non si dava quartiere ai vinti o ad alcuni dei loro uomini e se ne richiedeva la consegna per metterli a morte, proseguendo e concludendo con ciò la guerra.[...] Un'infrazione della morale qui indubbiamente accade, ma non da parte dei vinti, sì piuttosto dei vincitori, non dei giudicati, ma degli illegittimi giudici.

Questo discorso, tenuto da Benedetto Croce all'Assemblea Costituente del 24 luglio 1947 in merito all'istituzione del Processo di Norimberga, suona come un monito tristemente attuale nonostante il suo mezzo secolo di vita.

Anche senza volersi soffermare sulla politica internazionale e conseguentemente sugli obbrobri giuridici di Guantanamo, dell'Iraq o della Serbia, è sufficiente focalizzare la lente sul microcosmo italiano, e considerare il vespaio sollevato dalla proiezione de Il sangue dei vinti al festival di Roma, per prendere atto di questa mai sopita tendenza politica, morale e storiografica. Se da un lato l'insegnamento basilare della storia non può prescindere dall'identificazione con un punto di vista e dalla conseguente adesione, a posteriori, ad una delle posizioni dei contendenti, è altrettanto innegabile, che ad un diverso livello di approfondimento sia necessario abbandonare tale logica manichea, dove il bene ed il male sono dati immutabili ed ontologicamente attribuibili, per tentare una lettura senz'altro maggiormente problematica ma forse metodologicamente ed eticamente più corretta.

Tale approccio, che rifugge un giudizio cristallizzato sulla storia, richiede ovviamente uno sforzo maggiore, in particolare nei casi dove i crimini perpetrati da una delle fazioni risultino particolarmente odiosi. L'esempio del Secondo Conflitto Mondiale e dei successivi episodi di guerra civile che hanno attraversato la penisola italiana, rappresentano appunto un orizzonte ancora oggi problematico: il sangue dei vinti, romanzo storico di un discusso intellettuale, ha ispirato l'omonimo film di Michele Soavi, rifiutato dal Festival del Cinema di Venezia per approdare, non senza polemiche, a quello di Roma.

A prescindere dai giudizi di gusto, e da alcune incongruenze storiche sottolineate da Miriam Mafai, lo sforzo di Pansa e di Soavi si muove appunto nell'orizzonte problematico, dove, con aderenza alla realtà imperfetta che ci circonda, il bene ed il male sono indissolubilmente legati a prescindere dalla bandiera capace d'identificare lo schieramento d'appartenenza.

Il messaggio, non è ovviamente il revisionismo più becero paventato da alcuni schieramenti di estrema destra, dove si tenta d'identificare moralmente posizioni inconciliabili come dittatura e democrazia, ma piuttosto, quello di ricordare, con l'onestà intellettuale di Miriam Mafai, che gli italiani si sono scannati tra loro in una guerra civile che non ha conosciuto pieta'. Se tale messaggio, storicamente veritiero, fosse finalmente accolto senza polemiche, questo non toglierebbe nulla al valore intrinseco di una vittoria epocale alimentata da una resistenza caparbia ed orgogliosa, ma forse, contribuirebbe ad eliminare le ombre, che ancora oggi velano svariati episodi dove appunto, il sangue dei vinti è stato versato inutilmente.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>