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Scritto da nel Numero 47 - 1 Ottobre 2008, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Brescia: Mostra America!

Il Circolo dipendenti dell'Università ha organizzato una gita in America, con andata e ritorno in giornata!
Come ha fatto ora che il Concorde è in pensione?
Cala, cala Trinchetto, direbbero i miei lettori di una certa età che ricordano uno spot che aveva come protagonista un mio corregionale.
E va bene la gita era a Brescia, il 20 di aprile, per vedere la mostra America! dedicata alla pittura americana del XIX secolo, per gran parte custodita al museo di Fine Arts di Boston, la città più europea degli States.
Purtroppo la mostra si è chiusa il 4 maggio, quindi questo mio articolo ha solo un significato di ricordo storico dell'avvenimento e magari di suggerire di tenere d'occhio lo spazio del Museo di Santa Giulia, che organizza esposizioni di vasto respiro.
Per la storia ricordiamo che la rassegna è divisa in quattro sezioni, che consentono di ripercorrere un secolo intero di pittura, il XIX, che porta l'arte del Nuovo Mondo a livelli di incanto e magia assolutamente non immaginabili per il pubblico italiano, che sostanzialmente non conosce nulla o quasi di questa situazione.
Così si va dalla prima sezione nella quale gli esiti di un paesaggio ancora classicheggiante si mescolano – per esempio in Cole, Cropsey, Kensett, Brown Durand – a quelli di una certa scoperta dei grandi spazi della natura incontaminata, che sono i grandi protagonisti della seconda sezione, nella quale l'idea del sublime naturale celebra i suoi fasti. Dedicata alla Hudson River School, dal nome del grande fiume che è stato una sorta di whitmaniana madre per tanti pittori, entrano in scena Church, Bierstadt, Heade, Hugh Lane, Gifford, ancora Kensett, Inness e altri ancora, intenti in un canto disteso a celebrare la vastità del nuovo mondo, con luci ancestrali che non hanno eguali nella pittura di tutti i tempi. Imponenti sono le rappresentazioni delle cascate del Niagara fra le quali particolarmente degna di menzione quella di Curch che fa da manifesto alla mostra e trasmette la forza di questa meraviglia della natura.
Nella terza sezione in cui alcuni tra i pittori americani si misurano con il loro “viaggio in Italia” caratteristico anche di tanti artisti europei, fa seguito, in conclusione, un'ampia parte dedicata al cosiddetto impressionismo americano, entro i cui termini si sviluppano i legami anche con l'impressionismo francese, che vede Mary Cassatt (unica donna presente) naturalmente in primo piano. Questi legami si ritrovano in Theodore Robinson e le sue visite a Giverny, oppure in Homer, Metcalf, Breck, Butler, e nello stesso Sargent. Ma poi sono di primaria importanza i nomi di Hassam, Twacthman, Merritt Chase, a segnare la conclusione di un secolo che dai grandi paesaggi della frontiera tocca adesso vertici anche nella ritrattistica, Sargent essendone il campione, nuovo “van Dyck”, secondo la definizione di Auguste Rodin. A questa sezione appartiene la tela più preziosa: “A caccia di porciglioni” di Thomas Eakins.
Se gran parte delle opere, per un incompetente come me, non si differenziano dalle analoghe europee, originale risulta la parte dedicata alla pittura realistica che rappresenta la conquista del West, Buffalo Bill (ritratto con Toro Seduto) e gli indiani, ai quali sono anche dedicate alcune vetrine di loro prodotti come bambole e giochi per bambini.

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