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Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 42 - 1 Luglio 2008 | 2 commenti

Intrappolati

Intrappolati nella calura estiva che con l’inizio dell’estate ha cominciato a farci sudare e a cercare refrigerio altrove, dopo che in primavera la politica aveva esaurito la propria spinta polemica con le elezioni, non ci restava altro che sederci in poltrona, con la birra ghiacciata e il rutto libero, a godere il fresco delle serate degli europei di calcio 2008. Come che il fresco austro-svizzero potesse darci sollievo e ripetere il sogno tedesco di due anni fa.

Partiti per suonare una grande musica, come sempre, ci siamo ritrovati intrappolati, come sempre, nella lotteria dei calci di rigore e nella retorica di essere gli unici a non aver perso contro i campioni. Di nuovo sprofondati nei bui anni Novanta.

D’altra parte è evidente che il calcio sia lo specchio del Paese. Intrappolato tra il sogno di grandi musiche, grandi riforme, grandi opere promesse in campagna elettorale e la realtà fatta di piccolo cabotaggio, sterili polemiche, gare a chi la spara più grossa. Di nuovo, come nei primi anni Novanta.

Non così la Spagna, faro di un Paese moderno ed europeo, portatore di un socialismo che significa diritti civili, pace, sviluppo economico. E non così neppure le altre semifinaliste che, seppur sconfitte dalla migliore, hanno rappresentato a testa alta l’Europa tedesca che guarda ad Est e l’Est che guarda all’Europa, la Turchia e la Russia che non vogliono rinunciare, per parte propria, ad affermare la propria presenza nel nostro Continente.

E’ la storia che lo insegna, quella degli Ottomani sconfitti alle Porte di Vienna e dei russi schiacciati dal Muro di Berlino, e che si ripete. Il grande jolly della democrazia, il gioco del calcio, ha messo di nuovo in fila i popoli e gli eserciti, allo stadio, davanti alla televisione e di fronte ad un arbitro. La sentenza del Dio pallone ha giudicato, e che questa vittoria sia per astuzia o per bravura, per soldi o per amore, non conta niente.

 

Anche nella politica italiana non conta molto il perché adesso sia Berlusconi che governi. Conta quello che fa e se riuscirà a mantenere il consenso.

Ci lascia ben sperare, oltre alla convincente prova delle Furie Rosse, la buona prestazione del fischietto tricolore Rosetti, che durante la finale ha mostrato al mondo intero che in Italia sappiamo fare rispettare le regole.

Il giornalismo nient’altro fa se non raccontare quel che succede e se a prevalere saranno i migliori auspici o la peggiore realtà sarà solo la Storia a scriverlo.

Intanto buone ferie, Dio pallone.

2 Commenti

  1. “fischietto tricolore Rosetti, che durante la finale ha mostrato al mondo intero che in Italia sappiamo fare rispettare le regole”

    è ironico???

    da queste teorie fantasmagoriche non cpaisco il puinto fondamentale: LA sPAGNA HA VINTO EPRCHè PAESE MODERNO ED EUORPO (E L'UNICO SOCIALISTA)???

    in tal caso eprchè l'Italia avrebeb vinto i ondiali, visto che non è moderno, non è tanto europeo, e nemmeno socialista (nemmeno con la coalizione Prodi, non diciamoci delle bugie).

  2. è ironico e non deterministico, è il calcio

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