Nepal e Bhutan: meno monarchia, più democrazia
Non solo Tibet con la sua tragedia, sulle alture himalayane soffia un vento di novità e democrazia: il Nepal ha scelto
Il Nepal conobbe il disonore della cronaca nel
In Bhutan permane la monarchia, alla guida della quale vi è però l'illuminato re Wangchuck, classe 1980, il più giovane capo di stato del mondo. Nuova democrazia spinta da una rivoluzione partita dall'alto: pochi poteri al monarca, più poteri al Parlamento; radicali riforme tese comunque alla massimizzazione della Felicità Interna Lorda, indicatore alternativo al PIL che fonde insieme economia, tradizione bhutanese e buddismo. Dopo le elezioni dello scorso dicembre della camera alta (età media degli eletti 25 anni!!!), il Partito dell'Armonia Bhutanese ha stravinto le recenti elezioni, conquistando 44 dei 47 seggi della camera bassa, guidato dal neo (e riconfermato) premier Jigmy Y Thinley, eletto democraticamente per la prima volta.
Nonostante le più che positive svolte epocali, per entrambi i paesi sorgono dubbi sulla reale possibilità di instaurare vere democrazie multipartitiche. L'esito delle elezioni lascia infatti interdetti: ha sì vinto la democrazia, ma il popolo ha concentrato il potere nelle mani di un unico partito, i maoisti in Nepal e il DPT in Bhutan. Parchanda dovrà soddisfare le richieste di tutta la società, a partire dalla riforma agraria, col rischio però di imporre un regime monocolore d'ispirazione maoista, se non addirittura un vero e proprio processo rivoluzionario comunista. In Bhutan, lo strapotere del DPT rischia di trasferire il potere dall'entourage monarchico ad un'oligarchia della nuova classe politica, con tanti punti interrogativi.
Nepal e Bhutan, paesi montuosi il più delle volte ignorati dalle cronache, schiacciati tra India e Cina, rappresentano un crocevia geopolitico da non trascurare. Il loro destino politico influenzerà senza dubbio le relazioni tra i due giganti asiatici, su cui gli occhi del mondo sono puntati.
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