Da una galassia lontana……..
Avviato dalla NASA negli anni 70 del secolo scorso, il programma SETI ( Search for ExtraTerrestrial Intelligence ) è stato il primo tentativo sperimentale di dare una risposta alla domanda vecchia come l' umanità, se la Terra sia l' unico corpo celeste a ospitare esseri viventi e intelligenti nell' Universo.
Operativamente SETI si fondava sull' utilizzo di potenti radiotelescopi, con capofila quello di Arecibo a Portorico, il più grande del mondo con i suoi 305 metri di diametro, per scandagliare lo spazio nella banda delle microonde alla ricerca di segnali radio artificiali.
La scelta di fondare la ricerca sulle onde radio è nata dalla convinzione che eventuali civiltà extraterrestri siano progredite in maniera simile alla nostra e, come noi, considerino questa forma di radiazione la più adatta per comunicare nello spazio.
Un programma di tale portata e complessità non poteva nascere che con una serie di valutazioni arbitrarie, fondate comunque su basi scientifiche.
Anche la famosa equazione di Drake, che ha individuato una serie di variabili da considerare nella ricerca, a prima vista potrebbe sembrare un gioco intellettuale. Si tratta al contrario di un calcolo probabilistico frutto di anni di osservazioni astronomiche.
Il team di scienziati che diede avvio al programma sapeva bene a quali difficoltà ci si sarebbe trovati di fronte.
I segnali radio si propagano alla velocità della luce, che è una grandezza finita, poco meno di 300.000 chilometri al secondo, questo, considerate le dimensioni e le distanze siderali, è un problema di non poco conto per eventuali tentativi di comunicazione fra noi e eventuali abitanti di altre regioni dello spazio.
Per rendere un' idea si può pensare che un segnale radio di saluto inviato dalla Terra a un abitante di Vega, una stella distante 26 anni luce, tornerebbe con la risposta sul nostro pianeta dopo 52 anni dalla partenza.
La NASA ha proseguito le ricerche con SETI fino al 1993, quando il congresso americano ha deciso di bloccare i finanziamenti.
La ricerca radio di civiltà extraterrestri tuttavia prosegue, con il contributo di fondi privati, con quattro diversi progetti: Phoenix, S.E.R.E.N.D.I.P., ( che coinvolge il laboratorio di Radioastronomia del CNR di Bologna ), BETA-META e uno dell' università dell' Ohio.
Per contenere i costi negli Stati Uniti si sta diffondendo la pratica di distribuire via Internet i dati acquisiti dai radiotelescopi a milioni di utenti che mettono a disposizione il proprio PC per la fase di post elaborazione.
Un sistema pratico e a bassissimo costo che ha il grande merito di avvicinare la scienza alla società.
Il fatto che in questi anni il monitoraggio radio del cosmo non abbia prodotto nessun risultato, non ha scoraggiato gli astronomi, anzi sembra aver stimolato la volontà di continuare le ricerche con nuove modalità osservative. Del resto le difficoltà del progetto erano note fin dalla sua origine e il rischio di guardare nel momento sbagliato il punto sbagliato nel modo sbagliato è molto alto.
Come sosteneva Frank Drake, uno dei padri del programma SETI, “ la mancanza dell' evidenza non significa l' evidenza della mancanza “.